ricevuto da Daria Lottarini
I consiglieri del gruppo Possiamo Sinistra per Chiusi non hanno partecipato alla votazione sull’Atto di governo del territorio Area industriale ex Centro carni.
Innanzitutto abbiamo ritenuto scorretta la convocazione d’urgenza di un consiglio comunale per una questione che da sette mesi è al centro del dibattito politico e delle preoccupazioni dei cittadini.
Ciò, ha impeditolo svolgimento di una adeguata discussione tra le forze politiche, soprattutto, con la cittadinanza che ancora una volta si vede calare dall’alto una decisione delicata, rispetto a una vicenda complessa che necessiterebbe la massima trasparenza e il più ampio coinvolgimento dei cittadini.
Come gruppo politico più volte nelle sedi istituzionali abbiamo chiesto la convocazione di un’assemblea pubblica per aprire un confronto e fare chiarezza con la realtà locale.
Si è preferito demonizzare il comitato accusandolo di diffondere notizie false e allarme, quando invece la mancata volontà della pubblica amministrazione di confrontarsi e informare ha creato giuste preoccupazioni.
L’atto approvato risulta essere dunque tardivo e solo funzionale a placare la coscienza e la paura di perdere consensi da parte della maggioranza.
Nel merito del documento approvato esprimiamo perplessità in quanto da una parte si ribadisce che non è consentita la realizzazione di termovalorizzatori, inceneritori, discariche di rifiuti, cosa già espressa in altri documenti approvati dal Consiglio comunale e precisato nel bando di gara dell’area ex centro carni, sottoscritto dal comune di Chiusi e da Acea.
Allo stesso tempo si apre le porte ad un progetto che come riportato nella corrispondenza tra Acea e Amministrazione “e’ ancora in fase di valutazione preliminare e pertanto allo stato attuale l’intervento non risulta ancora progettato”.
In pratica si da carta bianca a un progetto di cui nulla ancora conosciamo.
Non viene posto nessun vincolo specifico nella costruzione di un biocarbonizzatore, se non quello generico e aleatorio che non deve inquinare e non emettere emissioni nocive. Cosa che ci sembra ovvia e scontata. L’impianto nella sua tipologia produttiva e nelle emissioni deve rispettare i limiti imposti dalle leggi.
Ancora una volta si sposta l’attenzione dal tema centrale che è quello di una seria riflessione se per Il nostro territorio, che è già interessato dalla presenza di varie aziende classificate di prima classe per nocività, dalla presenza di vari fattori inquinanti, dall’esistenza di un lago da cui attingiamo acqua potabile e non ultimo da una alta incidenza di tumori, sia utile e auspicabile avere un grosso impianto che altre realtà hanno rifiutato e del quale non sappiamo il potenziale di inquinamento e di carico legato al traffico di automezzi, tanto per fare alcuni esempi.
Di tutto questo non c’è verso di fare una seria discussione pubblica. Si continua invece a produrre atti e documenti approvati in modo frettoloso e tardivo, rispetto alla vendita dell’area e rispetto alle intenzione di costruire un impianto industriale del quale non sappiamo ancora nulla, ma, se rispetterà i parametri normativi, nessuno potrà impedirne la realizzazione.