Almeno per Chiusi parliamo di contenuti. Partiamo dalla scuola.

tecnico_cfp_galdusdi Paolo Scattoni
È ormai invalsa la cattiva abitudine di dibattere la politica a suon di foto con commenti del tipo “guarda che fa il PD” o all’inverso “due o tre parole di quanto blaterato da Salvini”. Si tratta di un rumore di fondo assai poco produttivo che lascia  tutti frastornati e nelle posizioni iniziali. A livello locale possiamo salvarci da questa barbara usanza ed invece affrontare problema per problema con un po’ più di consapevolezza. Da posizioni anche distanti si può portare un contributo alla causa della conoscenza dei problemi e alle opzioni che si presentano per la soluzione degli stessi.
Oggi sono stati pubblicati i risultati degli esami di maturità dell’Istituto Valdichiana, la nostra scuola superiore. Congratulazioni a chi ce l’ha fatta. Auguri per coloro che dovranno riprovare.
Quale migliore giorno per lanciare un confronto sulle strategie future della nostra scuola?. Chi ha avuto modo anche appena di sfiorare quella realtà così importante per noi, avrà percepito chiaramente quali sono i problemi. La scuola di Chiusi non fa eccezione rispetto alla generalità delle scuole tecnico-professionali.
C’è innanzitutto uno stigma che tarda purtroppo a morire che queste scuole siano la serie B rispetto alla serie A dei licei classici e scientifici. Nulla di più sbagliato. Queste scuole coltivano intelligenze e inclinazioni diverse: la manualità e la pratica. Visto che le mani non viaggiano da sole si tratta di un tipo di intelligenza diversa che non vale né più né meno di quella analitico-teorica che si coltiva nei licei.

Un’azione che probabilmente non viene fatta abbastanza è quella di diffondere questa semplice e banale verità. Le scuole tecniche oggi soffrono della velocità della innovazione tecnologica. Di fronte a questa situazione i docenti più anziani troppo spesso hanno un atteggiamento difensivo. Si fa quello che si è sempre fatto, che può essere anche giusto, ma senza aprirsi a sollecitazioni diverse che potrebbero essere affrontate insieme ai colleghi più aggiornati.
Rimane poi il problema del collegamento con il tessuto economico al quale la nostra scuola dovrebbe orientare la formazione degli studenti. La normativa per queste scuole prevede la possibilità di istituire un comitato tecnico scientifico al quale possano partecipare sia i rappresentanti dei docenti che quello degli imprenditori. Non so se la scuola di Chiusi lo abbia istituito e nel caso se funzioni adeguatamente.
Sono tutti elementi possibili di discussione. Il blog è a disposizione.

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10 risposte a Almeno per Chiusi parliamo di contenuti. Partiamo dalla scuola.

  1. pscattoni scrive:

    In generale che si debba investire di più sulla scuola come sulla ricerca ci trova tutti d’accordo. È però un’affermazione generale. Io ho posto il tema della NOSTRA scuola e per quanto mi è data di vedere dall’esterno si potrebbe fare di più, soprattutto per superare alcune difficoltà “generazionali” dei docenti. Se dico questo non mi si deve rispondere, si ma abbiamo tanti bei corsi oppure lo stato investa di più. È inutile per il tema impostato. È una buona scuola, offre buone opportunità occupazionali. La scuola stessa insieme al sistema alla comunità locale dove è inserita dovrebbe pensare a fare di più. Possiamo discutere di questo? Il comitato tecnico scientifico era solo un esempio. Sta di fatto che nessuno mi ha detto perché non è stato istituito. La domanda mi sembra molto chiara, non saprei come riformularla meglio.

  2. enzo sorbera scrive:

    Internet nasce come risultato di un intervento PUBBLICO, così come le ricerche che hanno portato a sistemi operativi multiuser e altre faccende chimico fisiche (radio, bombe atomiche e annessi). Non contesto l’idea del comitato scientifico – ben venga e sia articolato quanto più si può -, ritengo che, accanto, il tutto deve vedere un intervento diretto dello Stato in materia di investimenti sia sull’istruzione pubblica (laboratori, ad es.) sia di finanziamenti su progetti articolati e che devono essere patrimonio di tutti. Su questo abbiamo un sacco di problemi. Gli investimenti sono appannaggio di poche industrie – per lo più chimico-farmaceutiche – che lucrano sul segreto delle composizioni. Credo che vadano introdotti correttivi e che questi passano per la scuola pubblica e finanziamenti pubblici (e controllati). Tutto qui.

  3. pscattoni scrive:

    Evidentemente non mi sono spiegato. Se si leggono bene le norme che regolano il comitato tecnico scientifico si vedrà che potrà essere integrato con competenze non necessariamente da trovarsi tutte fra i docenti e gli imprenditori del luogo. Nessuno impedisce di integrarlo con ricercatori e studiosi.
    C’è un esempio storico importante. Agli inizi degli anni ’60 su sollecitazione degli industriali locali fu fondato l’ITIS di Arezzo. Fu chiamata a dirigerlo una ricercatrice universitaria napoletana: Teresa Maresca. All’università di Napoli era stata collaboratrice della chimica Maria Bakunin terzogenita del famoso aristocratico rivoluzionario Michail Bakunin. Quelli della mia età che hanno frequentato quella scuola probabilmente ricordano la preside Maresca, anche perché era severissima.
    Mi permetto di correggere Enzo (Sorbera) su un dettaglio. Internet nasce da un progetto militare americano per rendere meno attaccabili le reti di comunicazione. Questo comunque è un dettaglio secondario. Sono d’accordo che l’innovazione è un vento difficilmente prevedibile. I limiti che ho segnalato, se sono veri debbono essere superati. Per farlo c’è anche bisogno di creare “ponti” con il mondo della produzione e quello civico. Il comitato potrebbe essere uno strumento, se non lo è si dica quale può essere l’alternativa.

  4. enzo sorbera scrive:

    Ho espresso più volte apprezzamento per il lavoro e i risultati del professionale, per cui non li ripeterò qui. Mi interessa dissentire dal collegamento diretto con il mondo imprenditoriale che si è suggerito nell’articolo. Solo una, tra le tante considerazioni che animano il mio dissenso: l’imprenditore ha una prospettiva di corto-medio periodo, legata alla massimizzazione del profitto e, giustamente, non è disposto ad investire su un qualche progetto che non abbia ritorni certi in tempi brevi o immediati. E’ normale ed è la storia della nostra imprenditoria, anche europea. Di contro, verifico che le maggiori e migliori prospettive si sono aperte solo di fronte ad interventi/investimenti pubblici che non erano pressati da ritorni immediati e consentivano progetti di ricerca anche “a perdere”, cioè che non garantivano risultati e ritorni certi. Da questi sforzi “incerti” è nata internet, per dire. Direi che il comitato scientifico è solo un primo tassello di un complesso progettuale più ampio che abbia di mira sia la “produzione” di personale tecnicamente molto qualificato sia direttrici di ricerca magari un po’ “astruse” ma sicuramente porteranno a ricadute imprevedibili oggi.

  5. pscattoni scrive:

    Tutto giusto quanto affermato da Corrado (Giancaspro). Interessare perògi imprenditori alla scuola dovrebbe essere la scuola stessa a perseguirlo.

  6. CORRADO GIANCASPRO scrive:

    Purtroppo è così come hai scritto nell’articolo, da molti anni ormai in questo paese facciamo la distinzione tra i licei considerandoli scuola di categoria A e i tecnici e professionali, di categoria B. Se prima non si eliminano queste distinzioni non arriveremo mai a nulla. In questo paese dobbiamo smettere di paragonare i
    licei con gli altri istituti, sono studi diversi e, in quanto tali, non confrontabili. Sono semplicemente percorsi di studi tutti validi ma con altri scopi e per intelligenze e capacità diverse. A mio parere, se non si smette di fare questa distinzione, continueremo ad avere: i licei affollati ed i tecnici e i professionali semivuoti, il ministero che continuerà a considerare i professionali solo come un peso perchè costano di più rispetto ai licei, imprenditori che si lamentano perchè servono i diplomati in indirizzi tecnici e professionali e con una adeguata preparazione, i genitori che spingono i figli a frequentare un liceo perchè “nei professionali ci vanno i ragazzi che non vogliono studiare”. Il primo passaggio è dare una luce diversa ai tecnici e professionali, dopo sarà anche più facile intrecciare interessi e collaborazioni tra la scuola e il mondo produttivo. Il comitato tecnico scientifico è una buona idea, ma da parte del mondo produttivo bisogna che ci sia voglia di collaborare che non sempre c’è per vari motivi.

  7. pscattoni scrive:

    L’articolo non per contestare la qualità della scuola. Uno dei miei figli l’ha frequentata per tre anni fino alla qualifica. In quel periodo sono anche stato rappresentante di classe. Credo di conoscere i pregi e i limiti di allora che mi pare siano in parte anche quelli di oggi. Con la preside di allora professoressa Fiorini qualche volta ricordiamo oggi con un po’ di nostalgia le rumorose litigate.
    La finalità dell’articolo, però, non era quello di parlare bene o male della scuola e delle opportunità che offre, quanto piuttosto se ci sono margini di miglioramento e in che modo. L’articolo ad esempio pone il problema del collegamento fra la scuola, il mondo produttivo ma anche quello civico.
    L’articolo chiede ad esempio se per i corsi del professionale sia stato istituito un comitato tecnico scientifico che la normativa consente. Se non è stato istituito quali siano stati le motivazioni che l’hanno sconsigliato.

  8. carlo giulietti scrive:

    Si, certo, le analisi di Paolo ed Enrico sono abbastanza corrette ed i risultati degli esami sono, anch’essi, abbastanza incoraggianti. C’è da precisare che la scuola, che ha corsi dell’Istituto Professionale e Tecnico, non da possibilità di frequenza solo a chi ha attitudini pratiche e tra l’altro ha anche indirizzi nel settore della “Grafica e Comunicazione”, della “Finanza e Marketing” delle “Costruzioni”.
    Per tornare ai risultati della Maturità, quest’anno tra i risultati migliori e, per me più significativi, spicca un bellissimo 100 pieno tra gli iscritti del Corso Serale, uno studente cetonese è riuscito a centrare il risultato che ai tempi dell’adolescenza aveva disdegnato, abbandonando la scuola tra il dispiacere della famiglia. Un “ragazzo” del 75, attempato, ma non il più anziano tra quelli che in questi anni, uomini e donne, si sono diplomati approfittando di una grande opportunità, anche questa poco conosciuta, che la nostra scuola offre al territorio. Ognuno di loro meriterebbe di essere citato per l’impegno e la forza di volontà che li ha contraddistinti durante la frequenza .
    Per il momento chiudo, ma tra qualche giorno penso di poter proporre anche delle buone novità relative ad alcune attività che l’istituto ha portato avanti nel corso dell’anno e sta portando avanti tutt’ora, nonché su dei discreti finanziamenti che potrebbero arrivare.

  9. Paolo Scattoni scrive:

    La puntualizzazione di Enrico (Lucioli) è più che giusta. Qui si parla di azioni per la scuola, questo non deve far dimenticare comunque i lusinghieri risultati occupazionali dei diplomati.

  10. Enrico LUCIOLI scrive:

    Carissimo Paolo, buongiorno
    condividendo in pieno quanto scrivi e se permetti essendo stato cinque anni nell’Isituto come rappresentante di classe insieme all’amico Alessandro Fedi, freschi di uscita da tale incombenza, posso asserire che nel corso di detto periodo, abbiamo avuto modo di confrontarci varie volte con il corpo docente su questo tema e su altri comunque sempre inerenti al futuro dei ragazzi, nonchè al ruolo rivestito dall’Istituto.
    Purtroppo è vero che tale Scuola viene talvolta paragonata alla serie B, anche se è bene che si sappia l’impegno profuso dal corpo docente è continuo, sempre pronto e disponibile a collaborare con i ragazzi supportandoli in percorsi formativi sia tramite stage effettuati presso aziende locali propense nell’offrire il supporto tecnico/logistco, che nel divulgare loro consigli relativamente al loro futuro in relazione alla scelta fatta.
    A tal fine, proprio per dimostrare la validità agli esterni ed a coloro che hanno intenzione di iscriversi all’Istituto è bene far presente che dallo stesso sono usciti ragazzi che hanno avuto e stanno avendo ottimi risultati nel campo professionale/lavorativo.Grazie al diploma acquisito, sempre ovviamente con impegno e volontà, sono stati assunti nel giro di pochi mesi sia da aziende a partecipazione statale operanti nel trasporto pubblico, e privato, del comparto energia, oltre che da quelle private locali e dell’hinterland ottimamente introdotte nel mercato interno ed internazionali ormai…

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