Sul futuro della scuola una riflessione di Rita Fiorini

Continua il confronto sul futuro della nostra scuola iniziato con un precedente intervento e relativi commenti.

marconi2di Rita Fiorini Vagnetti

La mia è soltanto  una breve  riflessione che riguarda soprattutto la validità della scuola di Chiusi per  l’impostazione metodologica e tecnologica che da sempre la caratterizza.

L’importanza dell’istruzione tecnico-professionale non è certo una novità ma qui voglio piuttosto un accentuare una situazione che va al di là della pura e semplice realtà  dell’istituto di Chiusi. La rivoluzione tecnologica in atto richiede una forte specializzazione nei vari settori produttivi. È sicuramente un bisogno di un contesto in continua evoluzione con richiesta di mano d’opera specializzata che si unisce alla creatività. Dietro questa evoluzione c’è l’uomo con le sue competenze e la sua capacità di seguire il corso dei tempi nella sua naturale evoluzione.

Già da tempo, chi ricorda può testimoniare, nella scuola di Chiusi c’è stata la volontà di adeguarsi, di cambiare, di inserirsi in un sistema di conoscenze di grande attualità. Mi viene in mente, per esempio, quando diversi anni fa ci sono stati molti tentativi per entrare nel mondo del lavoro, uscendo dai rigidi schemi provinciali.

Mi riferisco all’incontro con alcuni dirigenti della Toyota che hanno visitato l’allora scuola professionale e che avrebbero avuto la volontà di iniziare un rapporto di formazione.

Il personale scolastico da sempre ha fatto miracoli per rendere più appetibile l’istruzione professionale con impegno e spesso in solitudine.

Tutto non è possibile senza pero’ il supporto, la presa di posizione delle forze politiche-amministrative che hanno la facoltà di scegliere, valutare, decidere.

Un comitato scientifico sarebbe importante, ma dovrebbe rappresentare tutte le forze operative in modo da rendere l’istruzione tecnico-professionale non una scelta dei meno fortunati o dei meno determinati, ma piuttosto la scelta consapevole dell’importanza di ” saper fare” in competizione, in concorrenza con altri che potrebbero essere più preparati nella dimensione della teoria.

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