di Alessandro Bologni
A Firenze è nato un movimento, Associazione articolo2, che sta promuovendo una petizione per l’abolizione della prevista riforma del Credito Cooperativo.
I motivi per cui nasce questo movimento sono da me completamente condivisi e l’auspicio è che lo siano anche dagli amministratori di molte BCC ed in particolare della Banca Valdichiana.
Perché art. 2 ?
L’articolo 2 degli statuti delle BCC sancisce: “La Banca… ha lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione e l’educazione al risparmio e alla previdenza nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera. La Società si distingue per il proprio orientamento sociale e per la scelta di costruire il bene comune”
La riforma prevede, sostengono per dare stabilità al sistema, la costituzione di una unica Holding nazionale, Holding che entrerà nel mercato dei capitali con investimenti in fondi europei con il rischio di diventare di proprietà di fondi speculativi esteri ai quali nulla interesserà dei principi dell’art 2 e le BCC non avranno più il ruolo, fino ad oggi svolto, nel tessuto sociale. Si dice che con questa riforma si vuol dare stabilità al sistema, la stragrande maggioranza delle BCC in Italia sono ben patrimonializzate, e ci sono altre strade per dare certezza di stabilità alle BCC e ai loro soci e clienti senza ricorrere ad una riforma così stravolgente che azzererebbe tutti i principi per cui alla fine dell’800 sono nate queste banche e che per oltre un secolo hanno svolto una funzione sociale insostituibile allora e oggi.
I soci delle BCC sono anche i proprietari e sono loro i primi a dover decidere e dovrebbero essere i primi ad essere messi a conoscenza degli sviluppi e delle sorti della propria banca come pure i clienti, gli abitanti e le imprese del territorio con le quali le BCC, ed in modo particolare la Banca di Chiusi almeno fino alla fusione con quella di Montepulciano, hanno avuto e dato sostegno economico reciproco.
E’ dalla base che dovrebbero nascere le riforme ma perlomeno che dovrebbero essere in qualche modo approvate e non calate dall’alto.
Per piccole modifiche agli statuti è d’obbligo l’assemblea dei soci per lo stravolgimento del sistema i soci non vengono neppure messi a conoscenza dai rispettivi consigli di amministrazione se non in modo alquanto superficiale.
Mentre in Italia si vogliono far scomparire queste piccole banche, che comunque ricoprono buona parte del mercato, il 54%, in altri paesi europei non vengono toccate e non vengono martirizzate dalla comunità europea e dalla BCE.
Invito, chi interessato, ad accedere al sito www.asociazionearticolo2.it e anche ad ascoltare le parole di Valerio Malvezzi che fa una disamina alquanto precisa e da me condivisa della riforma
https://www.byoblu.com/2018/05/03/in-morte-delle-bcc-valerio-malvezzi/
Interessante sarebbe un convegno organizzato da Bancavaldichiana per spiegare la riforma con la presenza di esponenti che sostengono la tesi di Associazione articolo2.
Era da tempo, dalla fusione tra le banche di Chiusi e Montepulciano, che non mi esponevo più pubblicamente, deluso dagli eventi sia della Banca sia di altre istituzioni per le quali avevo dato tanto del mio tempo ma la questione sopra riportata mi ha costretto a scrivere qualcosa anche per dare risposta ai tanti che si sono rivolti a me dopo aver capito che avevo ragione nel tentare di oppormi alla fusione tra le due banche e mi chiedevano cosa si potesse fare ora per rimediare all’errore.
Cercare di opporsi a questa riforma può essere qualcosa per non peggiorare ulteriormente la situazione già deteriorata dalla fusione tra le banche di Chiusi e Montepulciano
Come noto per chi ne ha studiato un po’ la storia le casse rurali sono state un “modello fondato sul localismo e su motivazioni etiche di ispirazione cristiana”. La prima cassa rurale è del 1890, ma il movimento nasce a seguito della enciclica di Leone XIII “Rerum novarum” e appena 6 anni più tardi ne erano state istituite quasi mille. Con il fascismo se ne chiusero molte, ma nell’immediato secondo dopoguerra si tornò al movimento di fine ‘800. Mio padre mi raccontava come operarono alcuni per rilanciarla. Credo che il ragionier Bardini sia l’unica memoria vivente di quell’epoca. Fin dall’inizio uno dei principali scopi delle casse rurali era quello del piccolo prestito anche aal fine di evitare lo strzzinaggio. Uno degli attori più importanti di quella fase per lungo tempo fu il ragionier Luciano Fuccelli.
Oggi si cerca di rileggere quella esperienza per capire se può diventare di nuovo uno strumento operativo. Non conosco la documentazione dl nuovo movimento, ma credo che gli strumenti dovranno essere diversi e originali.
X Giorgio Cioncoloni.Condivido tutto quello che dici.Lungi da me dare lezioni ma talvolta il ragionamento credo che debba essere tendenzialmente più completo e che si possa tramite questo far scaturire idee politiche.Bisognerebbe però una buona volta per tutte capire che il vituperato”capitalismo” funziona così e coloro che in qualche modo nella storia passata ed anche in quella attuale hanno cercato in modi diversi (vedi politiche keynesiane varie in ogni stato)di regolarlo,hanno alla fine fallito.Il sistema di cui si parla e di cui tu parli alla fine tende a concentrare il potere e soldi sempre in meno mano che diventano sempre più ricche.E’ chiaro che la mossa strategica per evitare che tali fatti vengano cambiati è quella che non convenga all’establishment che elimina tutte le possibilità che gli si possano frapporre.Scopro l’acqua calda dicendo così,anche perchè in questo sistema ci siamo tutti immersi e ciascuno di noi è un anello debole individualmente.Una riflessione lapalissiana non tanto sulla tendenza all’incorporazione delle banche ma ad un sistema più generale è quella che quando hai il potere e la condivisione della maggioranza dovresti blindare il tuo futuro perchè già sai in partenza che verrà un momento che ti chiederanno il conto.Quel partito politico che immagini è stato il viatico per fluidificare il fiume affinchè le navi dell’establishment lo percorressero senza intoppi.Alla fine arriva il conto.
A ulteriore dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che questa riforma decreta la fine del credito cooperativo basti pensare che il 51% del capitale della nuova holding andrà in mano ai mercati e cioè agli speculatori internazionali ai quali capite bene quanto possa importare l’aiuto alle economie dei territori o il sostegno ai soci che, pur essendo i veri proprietari, non conteranno più nulla.
Sono completamente d’accordo con Alessandro Bologni ed Elvio Baglioni: la riforma del credito cooperativo, non ce lo dimentichiamo voluta da Renzi e dai suoi amichetti di Banca Etruria, è una riforma criminale perché toglie all’economia territoriale gli unici punti di appoggio che le erano rimasti.
Si è compiuta così quella strategia, iniziata molti anni fa, con la prima riforma della Casse Rurali ed Artigiane, che mirava a limitare l’operatività delle banche locali che erano l’unico argine allo strapotere delle grosse banche d’affari che poi sono quelle che nel tempo hanno dimostrato la loro vera natura di casseforti del potere che vi ha attinto a piene mani fino a portarle alla rovina, come dimostrano i fatti degli ultimi dieci anni.
Le banche di credito cooperativo hanno sempre dato fastidio alla nomenclatura bancaria che ha cercato in ogni modo di limitarle e oggi finalmente ci riesce, con la complicità dei dirigenti del movimento cooperativo, di ogni ordine e grado, che hanno accettato senza reagire, cercando solo di salvaguardare i loro interessi di potere personale e non preoccupandosi di tutelare i soci che, come si dice nel post, sono i veri e unici proprietari e che vengono riconosciuti tali solo a parole, nelle assemblee, nelle quali ci si riempie la bocca di frasi sdolcinate sulla mission cooperativa salvo poi fregarsene al momento delle decisioni strategiche.
Caro Paolo (Capaccioli)
ex presidente e ex direttore hanno le loro grosse responsabilità in modo particolare per aver fatto una campagna soci pro fusione poco realistica ma anche tutto il resto del consiglio……ha sicuramente la sua responsabilità. Paolo io e te in consiglio siamo stati forse le voci fuori dal coro, forse meglio dire le voci fuori dal silenzio, mai ascoltati ed anche maltrattati e fu uno dei motivi che ci fece prendere la decisione di lasciare e non ricandidarsi. Ora la frittata è fatta, le BCC in cui noi credevamo stanno per essere cancellate per interessi politici e personalistici con il bene placet dei consigli di amministrazione
Ho già aderito alla petizione per abolire la riforma BCC, da tempo. Riforma voluta solo dai “vertici BCC” per potere, poltrone e quattrini senza che la base sia stata ascoltata in alcun modo. Come sempre tutto avviene a cose fatte.
Per quanto riguarda la fusione fra le BCC di Chiusi E Montepulciano, purtroppo i consigli dati a suo tempo (anche se non richiesti) ai vertici della ex Banca Valdichiana (Chiusi) non sono stati ascoltati, spesso non desiderati . Sarà stata superbia, forse incapacità dei vertici oppure spinti dal” Movimento” o motivazioni non dichiarate, lo stato di fatto è: che oggi ci ritroviamo con una Banca divisa in due Banche che ha cambiato totalmente la propria missione e non vado oltre. Oramai la frittata è fatta, mi aspetterei, che chi ha sbagliato (visto i risultati) quantomeno porgesse delle scuse ai soci, ai clienti ed a tutti coloro che nei cento dieci anni di vita della Banca hanno dato il loro tempo, la loro passione, le loro capacità, la loro dedizione alla Banca anche a discapito degli affetti più cari. L’obiettivo era di portare la “Banchina” a diventare il punto di riferimento del territorio. La Banchina c’era arrivata! Poi……………..
Grazie Alessandro che mantieni sempre vivo (di sicuro non per tornaconto personale) un dibattito sulla fusione che sembra scomparso, invece è sempre vivo nella gente delle nostre comunità e cova dentro come un macigno che non si può digerire e non sarà digeribile a breve.
Non riesco a comprendere il motivo per cui si vuole stravolgere il credito cooperativo .è nato x sostenere il territorio e le imprese che vi lavorano.Se diventa una grossa banca per sostenere la grande finanza non è competitiva ed è destinata a morire.Sono favorevole a non modificare art.2dello statuto e a farlo rispettare.Le fusioni come quella fra Chiusi e Montepulciano non servono.Hai capito ex presidente ed ex direttore!!!!!!
Non solo Malvezzi ma diversi esponenti di questo governo si sono dichiarati contrari a questa riforma delle BCC.
Speriamo che alla fine non se e faccia nulla perché le BCC non devono entrare nel giro della grande finanza, hanno altri scopi.