di Paolo Scattoni
Ieri a Roma in piazza del Popolo il PD ha tenuto un raduno per la ripartenza del partito. Oggi si discute quanti fossero i partecipanti. Le valutazioni vanno dai 40.000 ai 70.000 partecipanti. Solita storia. Questa volta, però, la valutazione sulle quantità ha un‘importanza relativa. La partecipazione all’inizio di Piazza del Popolo avrà importanza soltanto se sarà percepita come un segno di discontinuità, un punto per una nuova partenza.
Qui a Chiusi i dati delle elezioni per il segretario regionale di qualche giorno fa ha visto la partecipazione di poco più di cento tesserati. C’è quindi da fare molto per riprendere un dibattito che negli ultimi cinque anni si è addormentato. Non c’è stata riflessione sulla crisi del PD. Neppure i risultati assai significativi del referendum costituzionale del 2016 hanno indotto a un confronto. La sconfitta epocale del 4 marzo ha visto una sola iniziativa (19 maggio) poi il nulla. Secondo me si tratta di andare a ricercare i tanti che nel PD si sono impegnati e poi se ne sono andati perché si sono sentiti emarginati. Eppure molti di loro avevano dato contibuti significativi.
Cè poi da ricercare un confronto con l’area della sinistra più o meno organizzata. Il fatto che si trovi all’opposizione a Chiusi come in altre realtà non significa che non sua disponibilea un confronto vero.
È un lavoro che spetta al PD, ma se nil PD non si muoverà dovrà essere un ‘iniziativa che può nascere dal basso.
Personalmente credo che la politica locale debba ricercare il confronto anche con le forze moderate che di sinistra non sono.
Sarebbe un gravissimo errore arrivare al congresso di gennaio senza aver coraggiosamente intrapreso questo percorso.
x Luca Scaramelli. Non sarei così preoccupato, non perché il PD non possa rifugiarsi nella conta renziani/antirenziani. Il lavoro che propongo è quello di un confronto e scambio di idee qui a Chiusi. Ho scritto “È un lavoro che spetta al PD, ma se il PD non si muoverà dovrà essere un ‘iniziativa che può nascere dal basso”. Gli argomenti per questo confronto sono molti. Comincerei dalla coesione territoriale. Le zone come le nostre sono sempre più emarginate e come si è visto, soggette anche a danni ambientali per favorire le aree più forti. Poi ci sono la scuola, lo sviluppo, la scuola, l’innovazione locale,……
Quindi se capisco bene viene auspicato un allargamento di fronte guardando sia a sinistra che a destra.Non pensate invece che il problema sia sempre il solito e cioè “per quale politica”? Sembrerebbe un giuoco di parole ma se si ricade nuovamente nell’imbraca che il più grande partito che rappresenta soprattutto i ceti popolari si rischia di ritornare ai punti di partenza, utilizzare in un tritacarne le persone che sotto l’egida dell’unita’ a tutti i costi facciano passare il tracciamento della strada per ritornare a comandare la nave.Credo che sia opportuno fare le primarie vere ed andare a congresso e non quelle farlocche aperte a tutti.Solo così si vedrà chi parla di democrazia interna cosa possa prospettare.
Condivido pienamente il tuo ragionamento e il percorso che individui. Il problema qui, come credo da tante altre parti, è capire quale sia la volontà di dibattere e quale possa essere il livello della discussione. Per livello della discussione non intendo tanto la qualità quanto le intenzioni di chi condurrà il PD al congresso, in sostanza se questa fase e il congresso finale serviranno solo, come sembra al momento, a fare la conta tra renziani e antirenziani si risolverebbe tutto in una colossale perdita di tempo.