di Paolo Scattoni
Sul giornale online Primapagina in un recentissimo articolo intitolato “Nel governo si discute dei termovalirizzatori e intanto ACEA intanto chiede la certificazion ambientale alla regione Toscana per l’impianto di Chiusi”. L’articolo così si apre:
“Sul sito della Regione Toscana, pagina “Imprese – Controlli e Sicurezza”, si legge che l’azienda Acea Ambiente Srl ha chiesto la certificazione ambientale (AIA, VAS e VIA) “relativamente al progetto per la realizzazione di un impianto di recupero di fanghi biologici prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane, mediante processo termo-chimico, per la produzione di bio-lignite, da realizzare nel territorio del Comune di Chiusi (SI), in località “Le Biffe”, area ex “Centro Carni”. Appositi link rimandano ad una serie corposa di documenti allegati alla richiesta. La data è quella di ieri 19.11.2018.”
Ho cercato sul sito della Regione ma non sono riuscito a trovare il link. Continuerò. Se qualcuno che lo ha già me lo comunichi per favore. Appena a disposizione lo metterò anche su chiusiblog.
Dopo molte sollecitazioni si comincerà a discutere finalmente su elementi di progetto.
C’è intanto da dire che non si può parlare di certificazione ambientale che è altra cosa. Non credo che ACEA progetti voglia una certificazione per la propria organizzazione. La vedrei dura, ai certificatori (EMAS e/o ISO14001) basterebbe fare qualche domanda ai cittadini di Terni per capire che non è il caso. Si tratterebbe allora di iniziare alcune procedure sugli aspetti ambientali richieste dalla normativa.
Intanto c’è da sapere che il comitato ARIA ha proprio oggi, in analogia con quanto fatto dall’associazione Il Riccio, ha fatto istanza a 8 autorità e uffici a ominciare da Comune e Regione:
“ai sensi dell’art. 7 e s.m.i. della Legge 241/1990, in quanto soggetto legittimato ad essere portatore di interessi diffusi, ed ai sensi del D.Lgs. 195/2005 di partecipare ai processi decisionali che riguardano la possibile costruzione di un impianto di carbonizzazione idrotermale da parte di Acea Ambiente Srl, nel complesso immobiliare denominato “Ex Centro Carni di Chiusi”, insistente nel Comune della Città di Chiusi, tale partecipazione è da ritenersi estesa a qualsiasi altra soluzione si intenda intraprendere per il sito in questione, come ulteriori o differenti progetti da quello sopracitato, ivi compresi centri di ricerca sperimentali in collaborazione con Università, nell’ottica di una partecipazione condivisa e propositiva in materia ambientale.”
È solo l’inizio, ma almeno si comincia.
Per gli odori ci sarebbe la certezza visto che lo dichiara esplicetamento il progetto. Ma ce altro.
Vicenda da seguire con estrema attenzione ne va della pubblica salute ma anche della vocazione turistica della nostra zona: il materiale prodotto dovrebbe (a quanto pare) rilasciare odore non proprio gradevole.
Non è detto che ci siano connessioni ma le date fanno impressione. L’8 agosto l’associazione il Riccio presenta un’istanza al Comune di Chiusi che richiedeva l’inclusione dell’Associazione nei procedimenti decisionali che riguardano le proposte progettuali di Acea nel complesso immobiliare denominato “Ex Centro Carni di Chiusi”. Bene, perdurante il silenzio il 1° settembre ACEA deposita la documentazione alla Regione che però la rende pubblica soltanto a novembre inoltrato. Evidentemente nella Pubblica Amministrazione le diverse autorità comunicano poco.