7 minuti: grande teatro del collettivo semidarte

Istantanea_2019-05-20_20-17-28di Enzo Sorbera

Nello spogliatoio dell’azienda, le componenti del consiglio di fabbrica, dieci donne, tra operaie e impiegate, attendono. L’ansia di conoscere il destino della fabbrica si fa sempre più tesa: Bianca, la loro portavoce, è in riunione da ore con i rappresentanti della nuova proprietà.

La minaccia per loro sembra essere quella della chiusura della fabbrica o di una riduzione dei posti di lavoro. C’è un bel moto di sollievo quando Bianca, finalmente arrivata, riferisce che la proprietà non licenzierà nessuno. Però “le cravatte” – come vengono definiti i proprietari – propongono la riduzione della pausa fra i turni da 15 a 7 minuti. Sembra una piccola e condivisibile richiesta. Le componenti del consiglio sarebbero pronte ad accettare.

Tutte, tranne Bianca (una gigantesca Mascia Massarelli): lei non è convinta e cerca di spiegare che cedere su quella che, presa singolarmente, sembra una piccolezza, può significare aprire la strada alla demolizione di ben altri diritti. Lo spettacolo ci mette davanti a un dibattito avvincente, al confronto teso fino allo scontro fra punti di vista divergenti e tanto più drammaticamente divergenti in quanto viene a essere posto in primo piano il problema del lavoro come possibilità di sopravvivenza.

Questo scontro sale di intensità fino a mettere in discussione finanche la buona fede e la correttezza di comportamento di Bianca. E’ uno spettacolo che coinvolge, come se anche noi ci trovassimo a discutere assieme a loro in quella drammatica riunione e che comunque ci lascia nel dubbio: lo spettacolo infatti s’interrompe quando l’ultima a votare, quella che determinerà la maggioranza dei sì o dei no, sta per dare la propria dichiarazione di voto.

E’ l’azione di “7 minuti” di Stefano Massini, portato in scena a Moiano sabato 18 e domenica 19 maggio in una scenografia asciutta ed essenziale da Semidarte per la regia di Fabrizio Nenci.

Erano anni che non assistevo a un teatro così coinvolgente e capace di sintetizzare il groviglio di aspetti che caratterizza la nostra situazione attuale. Purtroppo, per rendere conto della complessità di questo pezzo teatrale occorrerebbero forze che non ho. Quando sono andato a fare i complimenti a Mascia ero letteralmente senza parole (avrà pensato che ero rimasto scioccato): queste magnifiche dilettanti hanno dato corpo e voce all’inquietudine contemporanea. La complessità della società europea di oggi è quanto viene delineato sulla scena: le protagoniste sono diverse per età, provenienza, esperienze di vita, paure e ossessioni.

Ma competizione generazionale e competizioni etniche (molto convincenti le “straniere” Cinzia Lucacchioni, Rossana Rossi e Margherita Sanchini), sono alla fine guerre fra poveri al cospetto di un «padrone» sempre piú anonimo (“le cravatte”), cinico ed esigente che, piaccia o no, spinge a fare i conti soprattutto con se stessi. Forse l’aspetto che mi ha colpito di più è il fatto che la dialettica tra avanguardia (Bianca) e resto del movimento è caratterizzata dall’incomprensione e dall’ambiguità del sospetto. Proprio la difficoltà di Bianca a spiegare le proprie paure e i propri dubbi apre lo spazio all’illazione sospettosa e, nel contempo, mostra senza pietà tutti i limiti dell’argomentare razionale che tanti teorici pretenderebbero convincente. Purtroppo non c’è possibile argomentazione convincente se non sei già orientato positivamente. Da qui, la spaccatura verticale in seno al consiglio.

Insomma, una serata di grande Teatro con una prestazione maiuscola da parte di tutte. L’accompagnamento del violoncello, molto interessante, è stato forse un po’ troppo presente.

Complimenti vivissimi, oltre che alle precedentemente menzionate, anche a Claudia Morganti – la parte di Ariella era forse la più “difficile” perché è il personaggio più antipatico -, Fabiola Baccaille – una dubbiosa Mirella –, Sara Bartoli – una “scarabocchiata” Rachele -, Gloria Fatichenti – Sabina –, Maya Berardi – Sofia – e Francesca Carnieri – una Odette frastornata tra la lealtà dell’amicizia e dura realtà della mancanza di prospettiva -. La regia di Fabrizio Nenci – coadiuvato da Sonia Nasorri e Claudia Scarpelli – è stata molto misurata, curando e dosando le singole voci con molta attenzione e il risultato è stato davvero notevole.

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