Ho riletto dopo quarant’anni un libro che è stato importante per la mia formazione ambientalista (Amory B. Lovins, Energia dolce, una scelta coerente per il futuro, Milano, Bompiani, 1979. Prezzo 3.300 lire. Traduzione del volume in inglese “Soft Energy Paths” uscito due anni prima). In questo libro l’autore faceva proiezioni per il 2025. Le alternative estreme erano uno scenario basato esclusivamente su fonti non rinnovabili (carbone e petrolio) e una su fonti rinnovabili, l‘energia dolce appunto. Da cosa è nata la sollecitazione alla rilelettura? Una conferenza dello stesso Lovins su un tema dei consumi energetici per l’autotrazione.
Di nuovo il tema del progresso tecnologico. Le nostre utilitarie pesano da 1000 e i 2000 chili per trasportarne a piena capacità circa 300. Lovins afferma che la sostituzione massiccia della fibra di carbonio al posto dell’acciaio ci permetterebbe di dimezzare i peso e quindi i consumi. Se poi il motore sarà elettrico il vantaggio sarebbe ancor più evidente.
Si tratta quindi di indirizzare la tecnologia su un settore che al momento è responsabile di gran parte dei consumi da fonti energetiche e quindi di emissioni di CO2.
La rilettura del libro mi ha fatto venire in mente i dibattti che si facevano allora alle feste dell’Unità a Chiuisi con la partecipazione di una figura prestigiosa come Felice Ippolito che aveva scelto di risiedere a Cetona. Negli anni ’80 sarà parlamentare europeo eletto come indipendente nelle liste del PCI. Ippolito era allora il maggiore fautore della massiccia introduzione dell’energia nucleare in Italia. I dibattiti erano dunque fra un accademico importante e poveri sprovvedutelli, quali eravamo.
Eppure poi il tempo ha dato ragione agli sprovvedutelli, con le drammatiche conferme degli incidenti di Chernobyl (1986), allora in Unione Sovitica e anni dopo di Fukushima (2011) in Giappone. Oggi l’opzione nucleare non c’è in Italia, ma anche quasi in tutto il mondo.
Nel campo dell’energia oggi si stanno affacciando nuove tecnologie. Ci sarà bisogno di informazione e formazione per accompagnarle soprattutto nelle aree periferiche come la nstra. Quanti sono i tecnici capaci da noi a trattare automobili elettriche? La scuola si sta aggiornando? La popolazione è abbastanza informata per affrontare questo come altri temi legati al consumo energetico? Soprattutto oggi ci sono giovani pronti a raccogliere il testimone dagli “sprovvedutelli” di allora, a studiare e farsi promotori?
Pienamente d’accordo. Quel gruppetto di quarant’anni fa aveva anche ipotizzato un piano energetico locale!!! Dovrebbe essere fatto per ogni comune come per il Piano Regolatore.
La tematica dell’ambiente dovrebbe essere al centro dell’agenda a qualsiasi livello territoriale (dal locale, al nazionale, europeo e globale) poiché riguarda tutti indistintamente. Azioni concrete, oltre a garantire una migliore qualità della vita, nell’ambito dello sviluppo sostenibile possono generare nuove opportunità di lavoro e di utilizzo più appropriato della tecnologia.
Oggi, grazie al Web e altri strumenti ognuno di noi può informarsi, partecipare e quindi agire per garantire un futuro migliore.
Anche micro-azioni e tutte le attività che possono contribuire alla sensibilizzazione diffusa sono auspicabili e costituire un cammino verso il bene comune.
Anche un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo…