È un amico che conosco da decenni e sono sicuro che mi perdonerà per questo post. Maurizio Bologni è un bravo giornalista di Repubblica e in un’occasione importante (questo blog rischiava la chiusura) ha avuto il coraggio di criticare il proprio ordine professionale. Lo abbiamo riconosciuto pubblicamente più volte. Sono quindi certo che non si offenderà se prendo ad ispirazione per questo post un suo vecchio articolo. Quattro anni fa scrisse un articolo proprio sul carbonizzatore a brevetto Ingelia.
Vale la pena leggerlo per intero. In quell’articolo Maurizio presenta la tecnologia Ingelia come il futuro del ciclo dei rifiuti. Annuncia che impianti di questo tipo non solo sarebbe stato realizzato a Capannori, ma anche a Piombino e “nel Leccese, in Basilicata, Veneto e Umbria (altri impianti, tra cui a Montespertoli e Siena, vorrebbe aprire direttamente Ingelia)”.
Di quegli impianti non si è visto nulla. Quello di Piombino che ha superato la Valutazione di Impatto Ambientale soltanto per una prima parte sperimentale, ma che l’Amministrazione comunale non sembra propensa a procedere. Da quell’articolo siamo passati da molti rigetti per arrivare, pensate un po’, a Chiusi. Se un giornalista come Maurizio, onesto e avvertito cade nel tranello di una propaganda che oggi ci appare quantomeno ridicola, pensate a quanto attenti dobbiamo essere sui prossimi sviluppi. L’Inchiesta pubblica è un’opportunità che i comitati e i cittadini non organizzati debbono percorrere con il massimo dellimpegno, ma ben consapevoli che non c’è esperto neutrale e che quindi se qualcuno si illude che il tutto si risolverà in quell’ambito si dovrà ricredere. Non credo che Chiusi e dintorni debbano diventare un campo di sperimentazione per un impianto che nessuno ha sinora voluto. La domanda che viene spontanea è la seguente: se il piccolo impianto spagnolo (di un decimo di quello di proposto per Chiusi) è così buono perché in Spagna non ha avuto seguito?
Link all’articolo del 2015: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/11/17/dai-rifiuti-alla-lignite-in-otto-oreFirenze11.html
In 24 ore questo post ha avuto più di 200 accessi con una permanenza media nella pagina di oltre 4 minuti, segnale questo di attenta lettura sia dell’articolo che dei commenti. Forse l’articolo solleva una domanda che però non viene raccolta. Quell’impianto che doveva essere realizzato su è giù per l’Italia alla fine si sedimenta (per ora) soltanto a Chiusi. L’argomento non è di poco conto. L’unica realizzazione che potremmo definire sperimentale (data la dimensione molto ridotta rispetto a quella prevista per Chiusi) è in funzione a Valenza dal 2011, ma nessun altra realizzazione in Spagna e nel resto del mondo. La domanda da dibattere è dunque: ma perché proprio a Chiusi? I cantori dell’impianto, politici e giornalisti locali, potrebbero cominciare a rispondere.
Il fatto che l’oste racconti che il suo vino sia ottimo è del tutto comprensibile. Diverso è sostenerlo con argomentazioni false. L’articolo citato e che Ingelia ripropone sul suo sito dice cose non vere. Insistere su quell’articolo si cade nella cosiddetta “pubblicità ingannevole”. Riproporre l’articolo quando si dice che impianti simili verranno realizzati a “Capannori, ma anche a Piombino e “nel Leccese, in Basilicata, Veneto e Umbria (altri impianti, tra cui a Montespertoli e Siena)” OGGI racconta il falso, e non è peccato veniale. Inferno a parte, oggi è dato di fatto che Chiusi, o meglio gli abitanti, diventerebbe campo di sperimentazione. Che l’esecutore sia CREO o ACEA è inifluente salvo che ACEA è un gigante e CREO un nano. Fate voi.
Uno dei migliori pezzi letti sul carbonizzatore.
Le suggestioni non reggono di fronte ai fatti.
Vero. Oggi però certe previsioni sono smentite dai fatti. Dove sono tutti questi impianti annunciati? Non ci sono e non sono neppure in programma (Piombino a parte). L’impianto che allora non c’era e ora invece c’è, quello di Chiusi. Forse c’entra qualcosa una sommetta da due milioni e mezzo che il Comune ha riscosso da ACEA? Questo è uno dei punti oscuri che occorre chiarire.
L’articolo di Maurizio Bologni si trova pubblicato sul sito di Ingelia alla sezione “Dicono di noi” , insieme ad altri , tra cui anche l’ audio dell’ intervista all’amministratore Massimo Monobianco effettuata da Smart City ( IlSole24ore). La caratteristica comune rilevabile è costituita dal fatto che sostanzialmente si indicano dati ed elementi che scaturiscono da dichiarazioni dallo stesso amministratore (quali ognuno farebbe per promuovere il proprio prodotto) . Non vi si trovano prese di posizioni derivanti da un contraddittorio o che trovano fondamento in fonti diversi e/o ulteriori , tant’è che la citazione effettuata nella stessa sezione di un comunicato dell’ Università di Pisa ha una dicitura breve ed estremamente generica ” La carbonizzazione idrotermale di biomasse di scarto ha forti potenzialità per diventare un processo di conversione ecosostenibile per la produzione di hydrochar”. Dal 2007 ad oggi una tal dichiarazione appare come ” il minimo sindacale”