Studiare il problema del carbonizzatore è un impegno che il Comitato ARIA ha preso. Non è semplice per un’organizzazione spontanea dove i partecipanti debbono conciliare l’impegno di studio del problema con quelli familiari, di lavoro, etc. Insomma non è l’impegno principale di chi partecipa.
Il Comitato ARIA e altri hanno cercato sempre di lasciare una traccia del percorso. I sassolini principali sono stati le due osservazioni (ARIA e Il Riccio) al progetto ACEA nell’ambito della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Dopo quei contributi la curiosità si è allargata ad altri ambiti, per esempio sul vicino di casa del carbonizzatore: il depuratore ex Bioecologia. Fin dai primi tempi dell’insediamento molti cittadini hanno protestato per i cattivi odori che quell’impianto emanava. Nel 2015 fu addirittura organizzato un “open day” per dimostrare che quelle proteste non avevano fondamento.
A quanto ne sappiamo l’autorizzazione del 2013 aveva, come di regola, una validità quinquennale. Il Comitato è andato dunque a ricercare sul web il rinnovo, ma non è stato trovato. È stata trovata invece una diffida dell’ottobre 2018 dell’autorità regionale competente che dava trenta giorni per mettere in regola l’impianto. Si è risposto? Vedremo. Quali fossero le contestazioni ancora non si sa. Il comitato, con i suoi modesti mezzi cercherà di appurarlo con una richiesta di accesso agli atti alla USL Toscana. Vedremo.
Per ora per il Comitato l’atto certo è la diffida. Bisogna capire se e come si è risposto.
Che l’impianto abbia lavorato senza autorizzazione non mi pare credibile.
In ogni caso è sempre meglio controllare che restare ai “si dice, pare…”.
La vicenda di questo depuratore seppur con una sua storia (non certo gloriosa) è diventata ormai parte integrante di quella del carbonizzatore, dopo l’acquisizione di Acea.
Che il Comitato se ne occupi mi pare quindi del tutto naturale.