Un amico mi segnala un post del sindaco di Chiusi Iuri Bettollini. Io non l’ho ricevuto, forse pubblicato sul sito facebook di Bettollini al quale io ed alcuni altri sono impediti ad accedere, forse perché ritenuti indegni di tali cime del pensiero.
Ripeto qui, perché evidentemente non ci siamo abbastanza spiegati nel tempo. Se mi fosse stata data l’opportunità negli scorsi due anni avrei fatto al sindaco le seguenti domande:
1) L’intervento proposto è o non è definito dalla stessa ACEA “Impianto di carbonizzazione idrotermale”?
2) Sarebbe o non sarebbe l’impianto unico al mondo per dimensione basato sul brevetto Ingelia (80.000 tonnellate annue)? Gli altri due impianti esistenti sono di dimensioni di gran lunga inferiori (un decimo quello spagnolo e un ventesimo quello inglese) di quello proposto a Chiusi?
3) Sa il sindaco che un impianto basato sullo stesso brevetto è stato rifiutato dall’amministrazione del comune di Capannori?
4) È vero o non è vero che l’esito della VIA regionale per un impianto delle stesse dimensioni a Piombino è stato condizionato per una realizzazione in fasi successiva? Si vuole evidentemente capire gli effetti eventualmente nocivi dell’impianto.
5) Ci può rassicurare il sindaco che dell’impianto non si sia discusso in maniera informale a livello regionale prima dell’alienazione dell’area del centro carni? L’inchiesta pubblica è convocata con una delibera di Giunta regionale del 14 ottobre 2019 e cioè alla fine del processo di valutazione invece come più opportunamente all’inizio come logicamente dovrebbe essere. Il sindaco che ne pensa?
6) Lo sa il sindaco che l’impianto è classivica come insalubre di prima classe e che nel territorio comunale ce ne sono almento altri tre. Non saranno troppi vistoanche che uno di questi è stato soggetto a diffida della Regione?
7) Lo sa il sindaco che una variante allo strumento urbanistico è approvata soltanto dopo la valutazione di eventuali osservazioni? Quelle del Comitato ARIA sono state controdedotte?
Queste soltanto alcune delle domande qualora se ne fosse discusso. Per ora io mi acconteterei di queste.
x Roberto Donatelli. L’impianto proposto non brucia rifiuti. Ma neppure ora quegli stessi rifiuti vengono bruciati, ma sistemati in discarica. Il problema vero è capire se la trasformazione in biochar (una lignite di bassas qualità) un prodotto come materia prima seconda o un altro scarto. Soprattutto si deve accertare se la lavorazione comporta danni per la salute o disagi (cattivo odore in un’area vasta). Per le dimensioni ipotizzate l’impianto sarebbe unico al mondo e noi diventeremmo delle cavie,
C’è un impianto che non bruci rifiuti, ma qualcosa d’altro. Io lo voterei!