Se il Comune e la Banca tagliano l’elemosine

di Claudio Provvedi


La fraternità che rappresento si occupa da tre anni di povertà e di povertà estreme,  per fronteggiarle ha aperto una “foresteria di vicinato” che in questo momento ospita otto persone, quasi tutti italiani e concittadini.

Le spese di bilancio, circa 20.000 euro all’ anno, sono quasi tutte coperte da autotassazione di poche famiglie e da contributi del vicinato.

Da due anni ricevevamo un contributo di 250 euro dal Comune di Chiusi e 1.000 dalla Banca Valdichiana.

Nella mia posizione non mi potevo permettere, soprattutto nei confronti dell’Amministrazione comunale, di fare l’orgoglioso e di sdegnare una elemosina. Quei  pochi euro rappresentavano il vitto di otto persone per alcuni giorni, che non avevo il diritto di sottrarre loro.

Quest’anno i 250 euro sono diventati 100 e stamani ho ricevuto una lettera di Banca Valdichiana a firma del direttore Fulvio Benicchi che recita così:

Gentili Signori,  sono spiacente di comunicare che il Consiglio di Amministrazione di Banca Valdichiana  non ha reperito i fondi per esaudire la vostra richiesta di contributo, in quanto gran parte delle risorse sono state assorbite per il sostegno all’ economia locale.”

Sono rimasto ammutolito dalla motivazione.  Come se recuperare esseri umani dalla condizione di barboni alla cittadinanza, di chi torna a pagare le tasse, non fosse un ambito di investimento e un  potente fermento di sviluppo di energie materiali e spirituali per la rigenerazione del territorio.

Mi convinco sempre di più che i nostri  amministratori, politici ed economici, sono ormai inadeguati a comprendere le sfide che la crisi e il futuro ci mettono davanti,  prigionieri di una mentalità materialista di corto respiro.

Dalla Fondazione MPS, poi,  la più “politica” di tutte le fondazioni  bancarie, non abbiamo mai ricevuto una lira!

Alcuni di noi, proprio per il fatto che la questione “povertà” si mostra sempre più come questione centrale per il futuro politico e spirituale del Paese, si sono recentemente spesi personalmente nell’ agone politico-amministrativo.

Sviluppo non è soltanto, far arrivare soldi per dare “cose” o marciapiedi al popolo!

In ogni caso tutto questo ci apre gli occhi!

Opere come la nostra, meritano di essere, prima di tutto, patrimonio della società civile, sottratte al dovere di imbandire passerelle e vetrine per il potente o il vincente di turno.

Per questo vi chiedo di aprire una sottoscrizione, pubblica, per la sopravvivenza della prima delle nostre “foresterie”, sono certo che la risposta della Città di Chiusi sarà generosa e “politica”!

Claudio Provvedi (responsabile della “Fraternità R. Hagen”)

ClaudioProvvedi@gmail.com 0578227789-3279912705

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10 risposte a Se il Comune e la Banca tagliano l’elemosine

  1. Ciao Claudio ( Provvedi) conosco e condivido ciò che tu ed altristate cercando di costruire. So che non di “elemosina ” si tratta, così come forse altri l’anno intesa, ma della carità, più vera, senza la quale perdono valore anche i più alti “carismi” evangelici.
    Ho partecipato soltanto ad una delle vostre iniziative, rendendomi conto, quella sera della mia pochezza. Ma in attesa di un altro incontro di condivisione, dimmi come posso concretamente dare il mio piccolo contributo, perchè come dice Luciano (Fiorani) una mano sul cuore,ma anche visti i brutti tempi, serve una mano sul portafoglio.
    Un saluto Bruna Roso.

  2. lucianofiorani scrive:

    L’indicazione, elementare e di buon senso, fornita da Patrizi ci dovrebbe far capire, se ancora ce ne fosse bisogno, che il problema più che economico (in questo caso) è culturale e di sensibilità.
    Le cifre in ballo infatti sono talmente irrisorie che difficilmente si può credere a giustificazioni di bilancio.
    Come sempre sopperiranno, al “buco” creato da comune e banca, i cittadini più sensibili, non necessariamente i più facoltosi.

  3. Sono in accordo con quanto scritto negli interventi e sono anche convinto che a seguito della denuncia dell’accaduto i chiusini non mancheranno di sopperire ai due enti che per motivi diversi non possono più erogare l’elemosina della quale Claudio parla, ritengo però, come cittadino di questo comune di lanciare una proposta: é vero che le risorse destinate ai comuni sono in continua diminuzione, però, negli ultimi anni ad ogni opera pubblica realizzata, é corrisposta una inaugurazione con tanto di rinfresco; ecco: qualora l’Amministrazione Comunale abbia in animo di inaugurare una qualsiasi opera realizzata con un rinfresco, al posto di quest’ultimo, annunci che l’importo é stato devoluto a favore di …..

  4. Fulvio Barni scrive:

    La penso esattamente come Nicola (Nenci).

  5. Nicola Nenci scrive:

    Se posso permettermi una riflessione che a molti può sembrare scomoda, ritengo che la Banca Valdichiana possa esercitare il suo diritto di spendere i propri soldi come vuole. Ma sono proprio soldi suoi? Le risorse della Banca non vengono prodotte dalla Banca stessa, ma dal tessuto sociale produttivo che le consente di disporre di adeguate risorse, ed è per questo che dovrebbe stare attenta a come le investe. Credo che in questi anni il ruolo della Banca sia stato importante e fondamentale nel sostentamento di molte attività culturali e anche di molti servizi per i cittadini; tuttavia la giustificazione per la mancata corresponsione del contributo che l’Egregio Direttore ha fornito non è per nulla convincente, e proverò a spiegare perché. Quanti soldi sono stati spesi per spostare la sede centrale nel centro storico, se si pensa all’operazione immobiliare e alle viscerationes che hanno seguito l’inaugurazione? Quello è stato un investimento produttivo per la comunità? È questo ciò che s’intendeva per “risorse […] assorbite per il sostegno all’ economia locale”?
    Forse che non sarebbe stato meglio impiegare quei soldi per agevolare il credito alle imprese, o per aiutare il mondo dell’associazionismo che svolge importantissimi servizi come quello di cui si parla nell’articolo?
    Forse le mie sono opinioni sbagliate, ma penso che sostenere l’economia locale sia qualcosa di diverso dal togliersi lo sfizio di avere un meraviglioso ufficio affrescato nel centro storico.

  6. carlo sacco scrive:

    Caro Claudio, condivido la tua iniziativa e forse -e permettimelo-sarebbe stato meglio che tu l’avessi avuta prima sul fatto di pubblicizzarla, ma come mi sembra qualche adesione l’hai anche conquistata, compreso me stesso. Adesione soprattutto ai principi che personalmente hai cercato di mettere in atto e questo fa della tua persona e di chi condivide il tuo pensiero ed intenzioni una ”muraglia inattaccabile” soprattutto dagli sciovinismi politici e dalle ipocrisie laiche ma anche di chi si professa cristiano e cattolico che sono due entità separate ed è giusto che lo rimangano. Non molto spesso, ma abbiamo avuto occasione di punzecchiarci sul ”blog” al riguardo di posizioni che fanno parte della nostra diversa provenienza e cultura(laica e socialista la mia e quella tua cristiano-cattolica),ma credo che entrambe abbiano un piano comune che dovrebbe essere tenuto presente e che è quello della protezione e del riscatto dei più deboli. E’ proprio questo il punto. La società odierna che tanto sbandiera baluardi di democrazia nella propria cultura è alle prese con le contraddizioni e le crisi globali e locali da essa stessa create al proprio interno, arrivando persino a posizioni di negazione del sostegno ai più deboli-come ne prendi atto nel tuo articolo-. Prendine atto di questo Claudio e con te ne prendano atto coloro che ”resistono per mantenere” sotto un ampio schieramento di forze che vanno da destra a sinistra, avendo soprattutto questi ultimi perso ogni pudore e che adesso nulla più li distingue da coloro che politicamente si collocano a destra o nel PDL. Ma anche la Chiesa stessa, nelle sue organizzazioni ne deve prendere atto (e questo mi appare ancora più difficile che lo possa fare…ma non rientriamo nella diatriba). Quell’atto politico di liberazione del quale tu parli di chi mette le mano al portafoglio esiste sempre di meno perchè sono i ”meccanismi di questo sistema immorale” che comanda gli uomini e li assogetta alle logiche del profitto innanzi tutto. E sia chiaro che a ”tale meccanismo immorale e che porta il mondo verso il baratro -contribuiscono principalmente i pochi che ne ricavano vantaggio e che spesso -a milioni- si autodefiniscono cattolici e cristiani- ed in prima fila i politici facenti parte di quella inestricabile rete che anche nel nostro territorio esiste e segna la politica. Sono orgoglioso di non farne parte.

  7. anna duchini scrive:

    Che il senso dell’attività di Provvedi e degli altri sia quello precisato nel commento lo sappiamo bene tutti.
    E’ però vero che nei bilanci della banca e del comune quelle cifre non possono che essere chiamate elemosine.
    Mi associo allo sdegno di Manuela Cardaioli: che si vergognino!

  8. ClaudioProvvedi scrive:

    Caro Luciano,
    cerchiamo di essere più chiari: la nostra fraternità non ha niente a che fare con enti di beneficenza o di volontariato. Se accogliamo i poveri e con loro viviamo i loro problemi, è, da un lato, un “abitare il bisogno” per conoscerlo ed evitare di fare “teoria sui poveri”; dall’altro è la condizione di ancoraggio a Cristo e alla Chiesa. Non siamo benefattori, siamo politici e profeti! Siamo costruttori di relazioni in un’epoca che trasforma in merce tutte le relazioni umane, comprese quelle economiche e quelle politiche.
    Chi mette mani al portafoglio non fa (soltanto) una elemosina fa un atto politico di liberazione!

  9. MANUELA scrive:

    ho letto l’articolo di Provvedi e sono rimasta ammutolita, c’è solo da dire ai “nostri”
    amministratori e alla presidenza della banca….(che elargisce soldi a destra e a sinistra,
    non in senso politico)…VERGOGNATEVI

  10. lucianofiorani scrive:

    Chi, come me, conosce Claudio Provvedi da qualche decennio sa che il suo “dare scandalo” non è altro che contrastare la morale comune.
    E anche questa volta ci fa vergognare e riflettere su un tema che, proprio come persone del nostro tempo, tendiamo a rimuovere: quello dei più poveri e degli emarginati.
    L’insensibilità si nutre delle più disparate giustificazioni.
    Ma l’atteggiamento (in questo caso) di banche e comune ci obbliga, come si suol dire, a mettere una mano sulla coscienza e una al portafoglio.
    Ognuno secondo le sue possibilità.

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