di Paolo Scattoni
Se il buon giorno si vede dal mattina i segnali per il nuovo anno non sono belli. Ieri a metà giornata abbiamo appreso da Primapagina che i lavori per il comoletamento del Palapania sono sospesi. Infatti l’impresa aggiudicataria la BMC Srl di Vibo Valentia avrebbe ricevuto un’interdittiva per infiltrazioni mafiose. Quindi i lavori non potranno essere terminati da quell’impresa.
Si ricorrerà ad altra impresa? Quanto tempo occorrerà? Difficile dire. Sarebbe interessante sapere, ma sarà probabilmente argomento dei prossimi giorni, se questa misura derivi dai risultati dell’inchiesta sulle infiltrazioni ndranghetiste in Calabria e in Italia del procuratore capo del tribunale di Catanzaro Nicola Gratteri di cui la stampa ha dato ampiamente notizia negli ultimi giorni.
Qualunque sia il filone di indagine il fatto è molto grave e fa riflettere. Evidentemente i controlli preventivi nell’assegnazione degli appalti non sono sufficienti e possono essere aggirati. Sempre che l’inchiesta giudiziaria finisca con delle condanne.
Diciamo pure che il nostro Comune non è fortunato con i suoi incontri calabresi. Il gemellaggio con Lamezia Terme, si quella del teatro Grandinetti di cui si è dibattuto anche su questo blog, ha (o aveva) in corso un gemellaggio con Chiusi.
Nell’agostoi 2017 ci furono a Lamezia iniziative per il consolidamento del gemellaggio (vedi foto) . Appena tre mesi dopo il comune di Lamezia venne sciolto per infiltrazioni mafiose. Non era la prima volta. Era già successo nel 1991 e nel 2002. La decisione del 2017 annullata in prima istanza dal TAR è stata recentemente confermata dal Consiglio di Stato su richiesta del governo centrale.
Questa volta non ci si può giustificare con la mancanza di conoscenza. Bastava informarsi un po’.
C’è un testo recentissimo ed illuminante in merito alla necessità di “cambiare il punto di vista “ , è quello di Nicola Gratteri ed Antonio Nicaso: “ La rete degli invisibili”.
“La Toscana non è terra di mafia ma la mafia c’è e gode di ottima salute e si presume che il suo fatturato oscilli intorno ai 15 miliardi di euro”
Dal “Rapporto sulle presenze della criminalità organizzata 2013” di Renato Scalia della Fondazione Antonino Caponnetto (wwwantoninocaponnetto.it)
E’ un vecchio documento ma dà bene la dimensione del fenomeno nella nostra Regione, altro che le estemporanee affermazioni del nostro sindaco.
Per una riflessione su come sia potuto accadere che anche in zone simbolo della cura sociale, degli asili migliori del mondo, della capitale del cooperativismo…il radicamento della presenza ‘ndranghetista suggerisco la lettura del bellissimo e aggiornatissimo libro: Rosso mafia, la ‘ndrangheta a Reggio Emilia di Nado dalla Chiesa e Federica Cabras-edizioni Bompiani.
Prosegue l’Anac: “Una simile esponenziale progressione, come detto, è indubbiamente indicativa di una maggiore attenzione delle Prefetture. Parimenti, il trend sembra essere il segno di una sempre più penetrante attività investigativa dell’Autorità giudiziaria, che spesso trasmette agli Uffici territoriali del Governo le risultanze che man mano emergono dalle indagini in funzione preventiva”
Occorre, purtroppo, abituarsi all’idea che l’avvento di “un’interdittiva antimafia” appartiene ai “rischi del mestiere” a meno di non individuare criteri preventivi assolutamente certi: cosa praticamente impossibile.
Per chi abbia idee migliori, l’Anac favorisce la massima partecipazione dei soggetti interessati alla regolazione, accettando contributi in materia di “Bozza di linee guida in materia di Codici di comportamento delle amministrazioni pubbliche” fino al 15 gennaio 2020. Chi ne ha la competenza può offrire i propri suggerimenti costruttivi in materia.
Non vale neppure considerare che la presenza di tale interdittiva possa essere la causa del ritardo nei lavori poiché , anche se di fatto lo è , non possiamo far finta di non conoscere la storia del Palapania.
Oserei dire che la presenza dell’interdittiva e l’esclusiva ottica delle procedure costituiscono una falsa rappresentazione del problema.
Finchè un uomo non si allontana dalla propria visione prospettica rimane un uomo fermo non accorgendosi di ciò che gli sta intorno.
Io non credo che il sopravvenire di un’interdittiva antimafia sia un aspetto di per sé preoccupante o inficiante l’operato di un Pubblico Amministratore. L’osservanza delle procedure ed il risultato conseguito dovrebbe portare all’affermazione contraria: “meno male che le procedure ed i controlli ci sono e che sono state osservati”. Se l’attività di controllo fosse stata omessa, probabilmente il risultato sarebbe stato diverso , se non peggiore : nessuna interdittiva con tutti i dati annessi e connessi.
Il rapporto Anac 2014-2018 evidenzia quanto segue: “A partire dal 2014 le comunicazioni relative alle interdittive antimafia ricevute dal Casellario informatico registrano un consistente aumento. In particolare, appare assai significativa non solo la crescita costante ma anche l’incremento complessivo nel periodo considerato: rispetto alle 122 interdittive del 2014, infatti, le 573 notificate all’Autorità nel 2018 rappresentano un incremento pari al 370%. Esaminando nel dettaglio la ripartizione per macro-aree geografiche, si può in primo luogo constatare come tale impennata sia del tutto generalizzata in ogni zona del Paese : nel complesso le aziende del Nord interdette sono quasi quadruplicate (da 31 a 116), quelle del Centro sono raddoppiate (da 16 a 34) e quelle con sede nel Mezzogiorno sono aumentate di oltre 5 volte (da 75 a 423)”
Come soggetti pubblici, abbiamo una serie di procedure di controllo che siamo tenuti a svolgere e che passano per una valanga di carte e certificazioni (tra cui i certificati di regolarità contributiva). Nessuno può “voltarsi da un’altra parte”: i controlli sono obbligatori a pena di decadenza dell’appalto. E sono i controlli che ci fanno dilatare i tempi di affidamento e di inizio dei lavori. In Italia, in media, passa un anno e mezzo tra il progetto iniziale e l’atto di affidamento lavori. Puntualmente, però, si dimostra l’inefficacia di questo tipo di controllo preventivo e puntualmente ci si chiede per quale motivo supercommissari, Authorities et similia vengano nominati (e pagati) se poi il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi. La mafia non è fenomeno di oggi e la magistratura e i corpi di polizia sanno come contrastarla. Forse non sono ascoltati abbastanza.
Ci sono due frasi che esprimono due importanti criteri valoriali :
l’una etica di Martin Luther King JR “Io non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti”
l’altra ben più concreta proprio di Nicola Gratteri ” Con i soldi dei sequestri gli ‘ndranghetisti sono entrati nel business dell’edilizia e degli appalti pubblici”
Basterebbe che ognuno di noi , ed in primo luogo quanti sono chiamati od eletti a pubblici incarichi non voltassero mai , e sottolineo mai , la testa da un’altra parte, anche a scapito della propria convenienza politica e/o economica.
Ciò costituirebbe il miglior apprezzamento ai magistrati giornalmente impegnati nella lotta contro la mafia , la maggior espressione di gratitudine per tutti coloro che sono stati uccisi , anche moralmente per tale causa , il più eccellente esempio per le nuove generazioni , il miglior modo per vivere bene con se stessi ed il più grandioso proposito per il Nuovo Anno