di Alessandro Bologni
Sono usciti in questi giorni due comunicati stampa che interessano la Bancavaldichiana, uno del sindaco di Chiusi Bettollini l’altro del presidente di Bancavaldichiana Tamagnini nei quali non si dicono le stesse cose.
Bettollini afferma che la Bancavaldichiana è costretta a fare una fusione per problemi di bilanci non rosei, Tamagnini nega che ci siano le necessità di fare fusioni. Chi avrà ragione?
Voglio fare una riflessione sull’intervento del sindaco di Chiusi.
Le opportunità di intervenire ce ne sono state ben altre.
- Maggio 2016 fusione tra banca Valdichiana di Chiusi e Banca di Credito cooperativo Montepulciano, primo passo verso una difficile sostenibilità dei principi ispiratori delle BCC, fusione tra due banche che vedeva la Valdichiana avere un patrimonio e numeri tre volte superiori a quelle della banca di Montepulciano ma vedeva un accordo capestro, quasi alla pari, tra i due istituti tant’è che la sede operativa veniva spostata a Montepulciano mentre a Chiusi rimaneva la sede legale.
- Dicembre 2018 assemblea dei soci della nuova Bancavaldichiana, nata dalla fusione, per deliberare l’adesione al gruppo bancario ICCREA (holding) stravolgendo ancor di più le finalità dei principi ispiratori del credito cooperativo (legge del governo Renzi) assoggettamento ai dictat della BCE, morte del credito cooperativo
- Agosto 2019 stravolgente rivoluzione ai vertici della Bancavaldichiana che dopo meno di tre mesi dalla loro nomina sostituiva inspiegabilmente presidente e vicepresidente
- Settembre 2019 dopo che era nato il Comitato soci banca valdichiana a difesa dei principi ispiratori del credito cooperativo e che lo stesso comitato con pec lo aveva sollecitato, insieme agli altri sindaci dei comuni del bacino di operatività della BCC, ad esprimere un proprio parere sulla situazione e sul silenzio assordante della BCC sulla questione.
- Oggi quali elementi possa avere il sindaco di Chiusi per dichiarare che la fusione con Banca TEMA Terre Maremmane non sia opportuna mentre potrebbe esserla quella con banche dell’aretino (Anghiari e Stia) non mi è dato saperlo, ha già in mano una due diligence delle due banche? Perché Tamagnini ci dice che non ci sono obblighi?
Non so ma resta il fatto che una ulteriore fusione indebolisce economicamente il nostro territorio ormai stremato.
Ritengo anche che non sia vero che la politica sia rimasta lontano dalle Banche e penso che dovevano essere proprio i sindaci delle piccole comunità servite dalle BCC a rivoltarsi contro certi scempi fatti dalla politica, contro la riforma che fece uno dei governi Berlusconi che tolse tutte le agevolazioni fiscali che avevano le banche di credito cooperativo, agevolazioni che permettevano alle BCC di fare degli utili che riversavano nel territorio, quindi gli interventi di Basilea 1,2,3….. che hanno messo ancor di più in crisi le BCC e, non per ultimo, contro la riforma Renzi che le ha portate alla fine.
Sono convinto che se si fosse mossa la politica locale, nonostante la crisi, le BCC avrebbero potuto mantenere il ruolo per cui sono nate, se gli amministratori e i funzionari delle BCC avessero amato il proprio territorio e se avessero avuto come primo fine quello di sostenerlo, la situazione oggi poteva essere diversa.
Le BCC, sostenute dai propri soci e dalla comunità, avrebbero potuto combattere le riforme e rivedere il costosissimo sistema regionale e nazionale del credito cooperativo con stratosferici e numerosi stipendi.
Si può tornare indietro?
Sono convinto di si, ci vorrebbe una riforma che desse indipendenza dalla BCE alle BCC e nuovamente agevolazioni fiscali da reinvestire nel proprio territorio ed è per questo che ritengo che l’appello di un sindaco, vicino alla propria comunità, debba essere rivolto ai cittadini, ai socii e ai suoi colleghi sindaci per creare un fronte numeroso e forte per riportare le banche di credito cooperativo a poter ricoprire il loro ruolo come previsto dagli statuti e a demolire tutto un sistema rigido e costoso.
Vorrei interpretare l’appello di Bettollini non al Cda di Bancavaldichiana ma in questo altro senso con l’auspicio che possa avere un riscontro positivo.
X Andrea Pizzinelli. Non conosco la situazione della Banca Valdichiana e le sue sofferenze. Faccio un’ipotesi per aver studiato il problema da un altro punto di vista, quello urbanistica. Se c’è crisi nei fondamentali della banca la causa secondo me è dovuta nell’essersi attardati su un modello di sviluppo basato sull’edilizia. Quel modello ha funzionato fino a che c’è domanda di nuova edilizia residenziale: Per molti anni l’occupazione a Chiusi è stata garantita soprattutto dai posti di lavoro in ferrovia, più di 400. Quei posti di lavoro insieme all’indotto hanno determinato risparmio. L’economia di Chianciano con il lvoro stagionale ha creato altro risparmio. L’allora Cassa Rurale e Artgiana incoraggiava i risparmiatori ad investire in abitazioni realizzate dalle imprese locali. Quel modello è cominciato ad andare in crisi dalla seconda metà degli anni ’80. Purtroppo non aver preso atto per tempo di questa crisi ha portato alle difficoltà della banca, piccole o grandi che siano.
Rispondo con una constatazione di fatto
La Banca Valdichiana è più precisamente Chiusi per anni ha drogato l economia locale concedendo credito ad aziende che sono fallite, questo per dire che nessuno si spiegava come altre banche non concedevano credito ,mentre la Valdichiana ( chiamata così da noi operatori apriva i rubinetti), finanziava. Operazioni che alla lunga L hanno portata alla deriva.
Il tutto a discapito dei piccoli imprenditori artigiani, commercianti che pagavano in silenzio tutto ciò che gli veniva chiesto. Chiudo dicendo mi dispiace per la fine che ha fatto la banca e per ciò che è successo anche ad agosto, ma credo da qui bisogna ripartire e ritornare a credere nel territorio e nelle piccole realtà è no nelle bolle sapone
Il link proposto da Augusto Crezzini mi fa credere che forse si possa rivedere molte cose, grazie Augusto
Il post pone molti quesiti interessanti. Credo, però, che il maggior pregio del comitato che si è costituito sia quello di far discutere cittadini, imprenditori e associazioni di categoria del ruolo delle banche nell’economia locale. In fondi questo era lo spirito del movimento che circa un secolo fa determinò la nascita del credito cooperativo.
Consiglio al Cda della Banca Valdichiana di valutare una fusione con una BCC della Lombardia, Sicilia oppure Veneto, considerato che si parla di aggregazioni fuori contesto territoriale della nostra area storica ed operativa, più lontano andiamo e meglio è!!!
Per quanto mi riguarda un’altra fusione, dopo quella drammatica con la BCC di Montepulciano, mi disturba il sonno, ma se fusione deve essere almeno si senta il gradimento dei soci prima di iniziare l’iter. Resta inteso che ove le comunità locali, non gradiranno quanto il CdA proporrà, la partita si giocherà in Assemblea Straordinaria.
https://www.startmag.it/economia/bcc-ecco-le-richieste-di-camera-e-senato-al-governo/