L’articolo pubblicato dal titolo “Se il Comune e la Banca tagliano l’elemosine” di Claudio Provvedi, ma soprattutto i commenti, impongono una precisazione.
La Banca Valdichiana, che ho l’onore e la responsabilità di presiedere, da sempre è presente e parte attiva delle tante iniziative di volontariato, culturali, economiche, religiose, sportive, ecc. che si svolgono nel nostro territorio, dove è presente da oltre 100 anni.
Non è nostra abitudine quella di “mettere in mostra” i dati sugli importi che nel corso degli anni la Banca ha erogato a favore della collettività, lo facciamo solo in occasione della assemblea di bilancio, dove i soci possono prendere piena cognizione dell’operato degli amministratori. Vi assicuro che le cifre, tenuto conto delle dimensioni della Banca, sono di tutto rilievo.
Tuttavia questo senso di appartenenza ad una comunità, intesa quindi come bene comune, non è stata colta da alcuni dei beneficiari del nostro intervento. Purtroppo ci rendiamo conto che ognuno “guarda” in modo miope alla propria organizzazione, al proprio circolo, alla propria associazione, i cui scopi e fini sono sicuramente da condividere, così come sono nobili i fini perseguiti dalla Fraternità R. Hagen.
Giustamente la Fraternità si è preoccupata di rendere pubblica la riduzione del contributo da parte della Banca, ma tuttavia non si sognò, al momento della sua costituzione, così come l’anno passato, di ringraziare pubblicamente la Banca del sostegno erogato. Ma dei ringraziamenti, che non debbono essere rivolti agli amministratori, bensì a tutta la Banca nella sua interezza, siamo abituati a farne a meno, quello che ci ha colpito è stata l’asprezza dei toni dell’articolo e dei commenti, che dimostra come la Fraternità ed i commentatori, in questa occasione sono rimasti totalmente insensibili a considerare le esigenze di tutta la società.
Forse non a tutti è ben chiaro che la crisi economica non è “passata vicino alle nostre comunità” , ma vi ha fatto una lunga fermata che non si è ancora conclusa. Forse la capacità di risparmio dei nostri territori, la presenza di una Banca locale come la Banca Valdichiana, che anziché chiudere i rubinetti del credito, non solo alle aziende ma anche alle famiglie, come hanno fatto senza alcuno scrupolo i grandi gruppi bancari, ha continuato a svolgere quel ruolo vero e reale di sostengo all’economia locale; che cerca in ogni modo soluzioni ai problemi dei propri soci e clienti anziché “sbattere le porte in faccia” alle prime difficoltà, ha fatto si che gli effetti della crisi economica nelle nostre zone siano stati in parte attenuati.
Il problema è che la crisi non è passata, che la ripresa economica non c’è stata e che la situazione sta diventando ogni giorno più difficile. In questo clima ogni decisione che la Banca assume ha conseguenze rilevanti per tutta la comunità; nel momento in cui la Banca si trova a decidere se continuare o meno a sostenere un’azienda, la decisione avrà ripercussioni rilevanti non solo per quell’attività, ma anche per i suoi titolari, le loro famiglie, per le le famiglie dei dipendenti, per le altre aziende che con quella lavoravano.
E’ facile criticare la riduzione di un contributo senza invece tener conto del complesso dei contributi che la Banca eroga ogni anno ed all’attività che svolge proprio per contrastare la crisi economica. Purtroppo se da un lato la Banca dispone di utili che ogni anno si assottigliano per motivi indipendenti dalla sua attività, dall’altro deve e soprattutto vuole continuare a sostenere l’economia reale del territorio.
Quindi ci troviamo costretti, nostro malgrado a fare delle scelte ed a decidere come destinare al meglio le risorse economiche che appartengono a tutti i soci. Forse in un momento come questo sostenere l’economia locale significa evitare il fallimento e la chiusura di molte aziende, con tutte le ripercussioni che ne derivano; significa sostenere le famiglie nelle quali è venuto a mancare il reddito; significa aiutare le persone che hanno subito eventi negativi; significa fare in modo che non sia destinato ad aumentare il numero delle persone che potrebbero avere necessità proprio dell’intervento di sostegno della fraternità, ossia di persone che si avvicinano alla soglia della povertà.
Non posso a questo punto non ricordare a tutti ed in particolare a chi ha commentato l’articolo di Provvedi, che Banca Valdichiana ha costituito la Società di Mutuo Soccorso AMICI PER SEMPRE destinata proprio ad aiutare coloro che si trovano in difficoltà e per far fronte a spese quali quelle mediche, scolastiche, ecc. per le quali il sostegno pubblico si sta riducendo sempre di più, destinando a tale iniziativa una rilevante somma.
Vorrei invitare quindi sia l’autore dell’articolo, che i commentari a voler vedere e considerare l’intera situazione difficile in cui viviamo ed a valutare il grande sforzo, le grandi responsabilità che ogni giorno ci assumiamo nella gestione della Banca, proprio per dare un contributo reale e concreto, non di parole ma di fatti, a tutta la collettività intesa nella sua interezza.
Questi sono i motivi per cui la Presidenza della Banca, l’intero Consiglio di amministrazione e la direzione, non si vergognano affatto di quello che è stato deciso.
Siamo consapevoli di mettere al servizio della Banca il nostro impegno, la nostra responsabilità, senza sottrarci ai doveri che il nostro ruolo ci impone. Ci auguriamo che questo difficile momento finisca presto e che in situazioni migliori, la Banca possa tornare ad erogare aiuti alla comunità ed anche alla Fraternità in misure più consistenti.
Ricordiamo a tutti che la nostra è una Banca di Credito Cooperativo e che da sempre la sua azione e presenza sul territorio ha consentito a tutti di vivere meglio e di avere maggiori possibilità di sviluppo non solo economico.
*Presidente della Banca Valdichiana
La Banca di Credito Cooperativo discende dalla Cassa rurale di prestiti fondata nel 1908 da don Domenico Pipparelli. Aveva come scopo principale quello di aiutare i contadini soprattutto per evitare la tenaglia dello strozzinaggio. Essendo una banca cooperativa aveva allora e credo ancor oggi fra le finalità anche quella di impiegare un a parte degli utili in iniziative a beneficio della comunità locale.
Da bambino ho indirettamente vissuto la seconda epopea della Cassa Rurale e Artigiana edegli anni 50/60. Mio padre era infatti era socio della Cassa e amico del direttore Fuccelli e mi ha spesso raccontato le difficoltà incontrate e i meriti acquisisti anche nel campo del sociale. Per la mia attività di ricerca ho poi studiato il ruolo della Cassa nello sviluppo di Chiusi e ho dovuto concludere che c’è stato anche un ruolo negativo che è stato quello di aver troppo basato lo sviluppo sul finanziamento del settore edilizio, con una visione degli strumenti urbanistici come un ostacolo allo sviluppo che non un’opportunità.
Io credo che il dibattito che si è sviluppato nel blog abbia insegnato molto. Prima di tutto ai frequentatori di questo blog per aver trascurato la funzione e il ruolo della BCC nella vita locale. Alla Fraternità che comunque anche piccoli contributi di una cooperativa come la BCC debbono avere un riscontro scritto da presentare ai soci. A molti di noi perché ci si assuma comunque una responsabilità diretta verso l’area dell’emarginazione. E forse anche la dirigenza della banca.
Credo che dovremmo ringraziare Claudio Provvedi anche per aver attirato l’attenzione sulla “nostra” banca.
Argomento di cui non si è mai discusso sul blog.
Addentrarci nei temi che sfiora anche Sorbera nei suoi commenti sarà utile perchè se, come è chiaro a tutti, una banca non è un’opera pia la sua attività entra nella vita degli individui e delle imprese in modo determinante.
Poche righe di riflessione. Stante l’esiguità della cifra, non è in gioco la credibilità della BCC, ci mancherebbe.
Che una ferita all’immagine ci sia stata, siamo d’accordo. Occorre però essere chiari fino in fondo.
Ci sono due retropensieri in ballo qui.
Da un lato, il sospetto – tra i commentatori del blog – che si sia voluto “punire” il comportamento non allineato di Claudio (e qui la Mara Moretti non ha fornito elementi per fugare il dubbio); ma il gridare “al complotto” non serve: occorre sapere/mostrare il criterio che guida l’istituto nelle
sue scelte di “soccorso” (legittimamente, può sempre dire che fa come vuole: è un criterio anche questo). Se c’è discrezionalità, può darsi che, di questi tempi, sarebbe più opportuno tentare di ridurne la portata, ma non si può nemmeno pensare alla banca come a un ente filantropico.
Dall’altro lato, la tendenza a giudicare le iniziative sociali o rivolte al sociale come fenomeni parassitari (e questo mi
preoccupa di più), che dovrebbero essere in grado di camminare con le proprie gambe senza “pesare” o contare sull’aiuto esterno – anche perché ognuno ha i suoi “poveri” e ciascuno pensa che i propri lo siano più di quelli degli altri -.
A seconda della tesi sposata, si “tira la corda”. Nel mezzo c’è la situazione che ho descritto (anche qui, le analisi economiche sul territorio che fa BCC, perché non vengono rese disponibili? O, se lo sono, come fare per averle?) e di cui ovviamente la Banca è parte – anche per loro è notte, non ci si illuda -.
Non mi convincono, stavolta, le argomentazioni di Enzo Sorbera.
E’ evidente che l’azzeramento di un piccolo contributo ad un’iniziativa, seppur lodevole, non può essere l’argomento per definire positivo o negativo il ruolo di una banca.
Quello che però balza agli occhi sono le motivazioni che hanno portato a negare il contributo e l’entità della cifra in discussione.
Se è vero, come dice Sorbera, che la nostra realtà produttiva è prevalentemente rappresentata da piccole, piccolissime e micro-imprese e che stiamo vivendo un lungo periodo di vacche magre il tagliare 1.000 euro (perchè di questo si tratta) a dei poveri in canna è assai arduo da giustificare.
Ci sono dei bisognosi più bisognosi di quelli? Non me la sento di escluderlo, però sempre di una cifra irrisoria si tratta che può essere agevolmente recuperata in mille modi (sponsorizzazioni, contributi per gite sociali, cancelleria, gadgets…).
Ed infine, perchè esporre la banca ad una magra figura per un’inezia?
Certo, almeno il tempestivo intervento della Presidente Moretti ha cercato di tamponare un danno d’immagine.
Un aspetto che a “quelli del comune” evidentemente non deve essere passato neppure per l’anticamera del cervello.
Come sempre succede, un interesse immediato e diretto assurge a “caso” e occasione per stracciarsi le vesti.
Non sono un correntista della BCC né ho interessi diretti con loro. Mi pare però che, al di là della quantità più o meno consistente del contributo, la Moretti segnali un problema reale di assegnazione di priorità di interventi che finora non si era mai – o, almeno, non in maniera così pressante – verificata.
Temo che le cifre, al di là della cortesia che, come sempre, contraddistingue le parole di Mara Moretti, siano terribili.
Sappiamo che il tessuto economico di Chiusi è polverizzato in aziende con giri di affari sotto i 100.000 euro annui e questo apre ed espone in maniera drammatica a contraccolpi critici che sono sotto gli occhi di tutti – almeno di chi riesce a vedere senza pregiudizi -.
Certo, un piccolo contributo aiuta ma, come sempre, può darsi che ci sia chi ha più bisogno di noi, e noi non lo sappiamo.
Sono una correntista della Banca Valdichiana da tanti anni (come lo è stato mio padre prima di me) e grazie all’aricolo di Claudio Provvedi sono venuta a conoscenza delle scelte fatte dalla banca di sopprimere il contributo.
La cosa mi ha scandalizzato sia per l’entità irrisoria della cifra in ballo sia per le motivazioni addotte.
Rilevo che rendere pubblico questo comportamento sia stato un “servizio” alla collettività.
Gli enti non possono pensare di agire indisturbati e finire sulla stampa solo per raccogliere elogi e consensi.
Come dice giustamente la presidente ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e in questo caso, secondo me, la banca ha fatto una brutta figura.
Carissima Presidente,
non ho nessuna difficoltà ad ammettere la mia poca educazione riguardo ai ringraziamenti, é vero, che mi sono limitato ad esprimerli in modo anche caloroso al dott. Capiglioni e a Lei personalmente, soltanto verbalmente. Ha ragione, il rigraziamento deve rispettare anche i soci e deve essere prodotto anche per scritto.
La mia critica non riguarda l’azzeramento del contributo, ma la motivazione! Voi sapete bene che noi non siamo un ente di beneficenza, quello è un ruolo che spetta di più a voi e ad altre Banche. Noi siamo un soggetto costruttore di relazioni umane, e le relazioni umane hanno una valenza economica e politica di assoluto valore. Non tanto per la dimensione, ma per la qualità! Le faccio un esempio: un paese che per riscuotere le tasse usa un forte apparato di polizia o uno in cui le stesse sono versate serenamente e giustamente sentite come strumento di comunione nazionale, a parità di gettito sono sullo stesso piano?
Quale dei due è più prospero? Non crede che chi opera nell’ ambito più drammatico delle relazioni economiche, quello della povertà, meriti di essere considerato un operatore “economico”?
Mi scuso anche di un’ altra cosa: come vede dal contenuto di questo commento, io ho fatto una furbata: ho colto l’occasione di un vostro “incidente”, per sollevare la questione molto più generale di come ripensare i nostri modelli culturali nel momento in cui si affrontano crisi che segneranno i nostri stili di vita.
Mi spiace che, per fare questo, maliziosamente, ho un po’ coinvolto l’ “immagine” della vostra banca. Le questioni che sollevo però, non sono fissazioni personali, tutto l’ insegnamento del Magistero, in dottrina sociale della Chiesa, ripete ossessivamete queste cose, praticamente inascoltato! Se ho parlato a nuora è perchè suocera intenda! E suocera è tutta la società civile, me compreso!