di Rossella Rosati
“L’essenziale è invisibile agli occhi” (Antoine_de_Saint-Exupéry)
ma
“La distinzione tra profeti e coglioni è diventata visibile solo a occhi molto freddi e allenati” (Alessandro Baricco)
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Che via Mazzini sia stata un “fulcro economico” di collegamento e di relazione con Milano non è smentito neppure da altri fatti.
La società Parc04, che, come abbiamo già visto, ad un certo punto appare indicata nella CCIAA quale socio unico della Energitek , nonostante i soci siano numerosi , ha una propria unità locale in Milano , Piazza Castello 26.
A pochissima distanza, se non contigua, in Piazza Castello 24, ha la propria sede anche Santa Mustiola Calzature. Quest’ultima rappresenta uno degli “aiuti” che la BCC locale, “in nome del cooperativismo”, ha pensato di offrire al fine di ricondurre un’Azienda Chiusina, in situazione di difficoltà, ad un nuovo grande exploit economico, con l’introduzione nella filiera produttiva di macchinari all’avanguardia, nuovi posti di lavoro e partecipazione a grandi fiere internazionali. Tale doveva essere il miracolo che si è “disturbata” anche la Martire patrona di Chiusi.
Santa Mustiola Calzature è, o meglio era, una società con capitale sociale di € 100.000,00 controllata da un fondo lussemburghese: “Equi Investments Sa”.
La descrizione così recita “Equi Private Equity Fund, fondato da Valeria Lazzaroli, investe in società di piccole e medie dimensioni italiane con fatturati da 1 a 20 milioni di euro, con un’attenzione particolare al settore del manifatturiero. Qualche tempo fa, il fondo ha acquisito una partecipazione nell’azienda toscana Santa Mustiola Calzature. L’impresa, situata a Chiusi (SI), crea e realizza calzature femminili dal 1956 sia a proprio marchio che per grandi griffe del Made in Italy.”
Descrizione breve, concisa come il suo periodo d’attività, che non è iniziata nel 1956, bensì nel 2012: il 22/12/2016 ne è stato dichiarato il fallimento, e quei “macchinari all’avanguardia” sono finiti, in data 13/07/2018, in una procedura d’asta per l’importo di vendita di soli € 35.000,00.
Questo è il profilo social di Valeria Lazzaroli: “E’ stata nominata Direttore Generale e Amministratore Delegato della lussemburghese Equi Investments SA. Già responsabile…… nella finanza di ICCREA Banca e in Simcasse SIM SpA di Milano.La funzione in ICCREA banca era quella di “Trader finanza innovativa””
Un po’ di tempo fa un ex vertice della BCC si è preoccupato di fornirmi una serie di interessanti documenti, tra i tanti ci sono anche le visure catastali del fabbricato di Chiusi ove a piano terra è situato “quel bel Bar” ad oggi inutilizzato per l’attività che gli sarebbe propria e lasciato volontariamente in stato di abbandono da chi lo ha in locazione.
Parte della documentazione pervenuta consiste in visure del 20/06/2006 che rappresentano una situazione in cui qualcuno, non tenendo conto dell’esistenza di un proprietario, ha avuto l’originale idea di scozzare le carte, per cui non solo sono stati manipolati gli estremi catastali per ogni singola unità immobiliare, che sarebbe cosa semplice , ma le medesime sono state incrociate creando “una sorta di confusione”, per cui ciò che prima era situato a piano terra lo ritroviamo sul tetto e ciò che era all’ultimo piano lo riscontriamo in basso. Allo stesso tempo, per “quel bel Bar”, si sposta, catastalmente, anche la via di ubicazione da Piazza Matteotti in Via Meucci, inoltre, risultano attribuite delle nuove numerazioni civiche.
Se, all’occhio di un semplice osservatore, tutto ciò è CAOS, sicuramente per chi l’ha architettato ha una sua precisa logica.
Su tale situazione, già di per sé abbastanza complessa, poi intervengono Tecnici di Ditte note e certificate che rilasciano “Dichiarazioni in merito alla conformità e alla realizzazione a regola d’arte” degli impianti, con data antecedente alla data di locazione di “quel bel Bar” attestando che l’impianto, a sua volta certificato, è situato in Via A. Meucci 5 , e ,non in ultimo, che la proprietà è degli affittuari che, a tale data, non lo erano neppure.
Si aggiunge poi un Dipendente di un Ente Pubblico, che in ragione del proprio titolo professionale privato, imita la firma della proprietà, autoincaricandosi al fine di potersi legittimare ad apportare ulteriori variazioni catastali, e liberi Professionisti che pur non conoscendo il committente dichiarano di aver deleghe, in realtà mai possedute, atte a giustificare il loro operato.
Si costruisce una specie di “realtà parallela”, sconosciuta a chi avrebbe diritto ad averne cognizione, che, talvolta, viene scoperta e messa in luce per un fatto puramente casuale e magari di poca importanza, quest’ultimo ,però, capace di proiettare in una luce diversa quanto, inizialmente, era apparso come una “disattenzione” o una “leggerezza”.
Nei casi esposti-evidenziati, ma credo che nel territorio comunale ve ne siano altri simili, l’importante è il raggiungimento dell’obbiettivo che certi soggetti si erano prefissato.
Si “bloccano” gli immobili rendendoli apparentemente “inattivi” e spesso mancanti del documento urbanistico più rilevante quale l’agibilità. In tal modo si controllano e/o impediscono eventuali transazioni creando successivamente la necessità d’ interventi urbanistici di rettifica a quanto precedentemente manomesso. Se tutto ciò determina una situazione di sfiancamento e depauperamento della proprietà, non importa, tanto hanno già pronto con chi sostituirla.
Non è da escludere anche la creazione di contemporanee forme di reddito alternativo che costituiscono la ragione dell’esigenza di essere immessi nel possesso delle unità immobiliari, apportandone le “necessarie” difformità urbanistiche o catastali, per poi abbandonarle o cederle con affitti d’azienda quando non più utili, e facendo sì che la proprietà non percepisca quanto a lei dovuto.
Ci troviamo davanti a percorsi ben strutturati ed ingegnerizzati, che coinvolgono immobili, aziende e famiglie. È evidente quanto sia complesso opporsi a situazioni che trovano la loro origine in strade volutamente tracciate e che possono tradursi anche in fatti economici e sociali solo in apparenza non collegati.
Ci sono però frequentemente dei piccoli particolari nei documenti, che se saputi cogliere, fanno sì che la “realtà parallela” possa vanificarsi o, perlomeno, essere frenata. Come possono esserci degli episodi, di per sé anche assurdi, come il caso di quando “il gallo scappò dal mio cancello”, che consentono di portare alla luce fatti inimmaginabili.
A questo punto potrei fare come Gadda, proseguire per altre due/tre puntate in modo da esaminare la questione dell’inquinamento delle Biffe, o il ruolo locale degli Istituti di credito, oppure le analoghe circostanze per cui un immobile in Loc. Po’ Bandino si trova nelle attuali condizioni. Potrei proseguire analizzando la questione della Fondazione Orizzonti o della Palazzetto dello Sport, quello vecchio per intendersi, poiché quello nuovo “parla da sé”: situazioni in cui i beni comunali apparentemente sono rimasti dei cittadini ma sostanzialmente sono riconducibili ad un controllo privato operato sempre da quegli stessi soggetti.
Di certo riguardo allo “stabilimento ex Gruppo Rosati Auto “, conoscendo il caso “stabilimento Ex Nigi Agricoltura”, mi ero allarmata per paura dell’interramento dei rifiuti ma invece il problema è venuto dal cielo con la produzione di energia.
Ho controllato dalla parte sbagliata……colpa di Saviano!
Comunque, a chi interessa, ci siamo, mancano 3 mesi e siamo fuori dal pacchetto per il clima ed energia 2005 -2020. Si riavvia nel 2021.
Invece concludo, e per farlo credo che non ci sia definizione migliore della seguente: “gli scienziati hanno calcolato che cose così assurde hanno una probabilità su un milione. Ma i maghi hanno calcolato che le probabilità di uno su un milione si verificano nove volte su dieci”.
Bene al termine delle indagini, il nostro Commissario Ingravallo, usando “sconfinata” benevolenza, sarebbe stato in grado di affermare che ci sono numerosi MAGHI che svolgono la loro attività a Chiusi, in ruoli di rilievo sociale e professionale.
Aggiungo, da cittadina e da ITALIANA, che è l’ora di farla finita con tali “magheggi” che spaziando dall’ABRACADABRA all’ occulto hanno ucciso il tessuto economico e sociale del luogo.
PS la foto è del giorno 24/09/2020, rappresenta la videata delle mappe di Apple tratte da un telefono che utilizza la lingua cinese: Gruppo Rosati Auto s.p.a, come tale ad oggi non più esistente, è indicato in Piazza Matteotti 29 a Chiusi (?), poco tempo fa risultava in Via A. Meucci 5 (?) . E’ la terza volta che questi dati vengono cancellati ed è la terza volta che qualcuno li reinserisce.
LE PUNTATE PRECEDENTI:
Molto interessante la ricostruzione della vicenda. Ciò che spesso ci fa avere dubbi riguardo ad alcune operazioni a cui si guarda con occhio superficiale ed inesperto, con un lavoro di approfondimento si svelano i nostri peggiori pensieri.
Per il Sig. Giulietti.
Il problema non è costituito dagli “errori” sulle mappe, in quanto non si tratta di documenti ufficiali , l’importante in tal caso è che chi li valuta gli dia il giusto peso e cioè nulla di più di un’indicazione stradale che potrebbe rivelarsi sbagliata: non ha importanza si cambia percorso. Il problema è costituito dagli “errori” contenuti nei documenti ufficiali , depositati presso le Pubbliche Amministrazioni , che siano Enti Comunali , Provinciali , Regionali , Statali o di Giustizia poichè in tal caso potrebbe non trattarsi di “errori” , considerato il fatto che i Professionisti quando depositano lo fanno in veste di pubblici ufficiali, attestando la corrispondenza al vero.
ho condiviso il post su Facebook perchè queste storie sono veramente inaspettate e devono essere conosciute il più possibile.
Io sinceramente ho difficoltà ad arrivare ad una chiara conclusione, ma spero che chi di dovere ci metta gli occhi e ci faccia capire se degli illeciti ci sono, come sembra o meno.
Alla luce dei racconti letti, pur poco chiara, la nostra non sembra davvero una tranquilla realtà…
Strana anche questa cosa dello spostamento sulla mappa delle attività che si riscontra ogni tanto e si attribuisce a degli errori di Maps.
L’ultima che mi è capitato di vedere è di un distributore che dovrebbe esistere al bivio sopra le scuole medie tra via Garibaldi e via Torri del Fornello. Adesso dovremmo sempre avere il dubbio che dietro questi errori ci sia qualcosa di “strano”?
Eravamo tutti in attesa della conclusione del giallo che però finisce con una domanda: “C’è stato del metodo nella vicenda?”. L’analogia che l’autrice presenta con il gruppo Rosati sembra far propendere per il si. IL passaggio di generazione di due importanti imprese locali ha visto dinamiche che hanno portato alla loro fine. La domanda se ci sia un metodo in tutto questo è legittima.
Il lavoro svolto avrebbe meritato una risonanza maggiore che questo modesto blog di giornalismo di cittadinanza non può garantire. Raggruppando un po’ di questi casi l’autrice potrebbe scrivere un libro interessante.
Comunque i quattro articoli che hanno preceduto questo hanno complessivamente ricevuto quasi 1200 visite di pagina. I tempi di permanenza in queste pagine stanno ad indicare un’attenta lettura. Questo è quello che si può fare.