Questo testo di Carlo Giulietti è stato scritto come commento ad un mio post precedente. Ho pensato di riproporlo come post perché solleva un punto importante sulla base dell’esperenza passata (P.Scattoni)
di Carlo Giulietti
La sintetica analisi sui contenuti di Paolo Scattoni, è apprezzabilissima, ma le dinamiche di questo partito degli ultimi dieci anni, mi fanno dubitare fortemente che quei boccioli di rose fioriranno.
Secondo me seccheranno, più o meno vicini alla fioritura.
Lo dico anche un po’ per scaramanzia e spero fortissimamente di sbagliarmi, perché, tra l’altro, sarebbe anche una delle poche volte in cui il dialogo e la partecipazione la spuntano sull’arroganza.
Mi dispiace ripetermi, ma quello che scrivi, inevitabilmente, mi riporta a dieci anni fa,probabilmente, anche in quella occasione, all’impostazione dei forum partecipò pure la segretaria attuale (che, mi pare, era tra i cinque nomi proposti come candidato sindaco dalle assemblee dei circoli) poi, su “Chiusinews”, Paolo Scattoni scrisse:
“Il Partito Democratico aveva deciso di impostare quattro forum aperti a tutti per discutere del programma elettorale… Poi i forum non si sono tenuti…”
Mentre da una parte lavoravamo ad impostare, prima la discussione e su come, poi, arrivare alla scelta del nome che avrebbe dovuto guidare la lista, un altro gruppo, evidentemente più utilitaristico e concreto, lavorava con le truppe “d’assalto” (reclutate tra capopopolo di bar, circoli, associazioni, squadre di caccia, ecc, generalmente persone note) a raccogliere consensi intorno ad un nome che già da mesi, da assessore, si stava facendo campagna per conto suo.
Oggi, secondo me, la storia si ripete e io mi permetto di ripetere che, visto il “competitor esterno” è noto,per avere qualche speranza si dovrebbe tirar fuori il prima possibile questo nome alternativo, perché buona parte della popolazione la pensa come quello che scrisse “le discussioni non governano, ci vogliono le persone”…
Aggiungo alcune considerazioni a quelle di Enzo (Sorbera). Carlo (Giulietti) ci invita a considerare uanto successe 10 anni fa. Mentre alcuni militanti del PD di buona volontà si preoccupavano di elaborare i contenuti per una nuova politica locale, i marpioni del partito costruivano in maniera opaca la distribuzione degli incarichi (sindco, assessore, consigliere).
Oggi però le cose forse si presentano in maniera diversa
Intanto c’è la fine del renzismo a livello nazionale. Gli ultimi sondaggi danno Italia Viva al 2-4%. Quasi niente anche perché la tendenza per loro continua ad essere al ribasso. Quelli di Scaramelli alle regionali sono stati in parte voti personali.
Bettollini è ormai fuori dal partito. Non c’è possibilità di rientro se non attraverso procedure ben definite. Io vedo la posizione del PD a livello provinciale come definitiva: non c’è nessuna decisione da prendere, lui è fuori dl PD. Se vuole rientrare passa in Commissione di garanzia nessuno può decidere altrimenti.
C’è anche un fattore tempo rispetto alla situazione del 2011. Le elezioni saranno fra 6/7 mesi. È possibile fissare una scadenza per i confronti con altre forze ed evidenziare così convergenze e divergenze. In alcuni casi la materia da chiarire è abbastanza ben definita. Per esempio il comitato ARIA aveva messo a punto domande precise per i candidati alla presidenza della regione. Basta riprenderle.
Infine parlare oggi di UNA candidatura è assai prematura perché i nomi possibili…
Ricordo bene quel periodo. C’era attesa per un percorso che poi fu disatteso e distrutto. Era il periodo di continue trasformazioni del partito: non solo il nome, ma soprattutto i modi di stare nel partito. Fu l’epoca che ha iniettato l’idea dell’antipartito come modo moderno di far politica. Così, un’esigenza reale di modernizzazione ha prodotto una lacerazione che ha frantumato il popolo comunista nei mille rivoli di una protesta e dei disagi delle periferie e delle aree suburbane facendone facile preda della destra sociale, mentre un’altra parte si faceva l’elitismo un po’ spocchioso degli abitanti del centro (le grosse città). Era anche il momento di un millantato ”vento in poppa” che ha prodotto altri guasti, tra cui l’indifferenza al dibattito e al confronto. Quella fase sembra finita. Il partito è costretto a interrogarsi e riflettere su numeri che hanno del patetico (sezioni con dieci iscritti dove se ne contavano centinaia) e questioni che diventano sempre più pressanti. Le discussioni di questi giorni hanno aperto uno spiraglio per una ventata d’aria fresca. E’ un’occasione da non perdere: potrebbe essere l’ultima per invertire la rotta.