di Paolo Scattoni
C’è una lettera firmata da 40 iscritti del PD di Chiusi sui risultati della consultazione della sua segretaria Simona Cardaioli riassunti in una relazione. Si trattava di capire cosa pensassero gli iscritti sulle dimissioni dal partito del sindaco Bettollini. I 40 (ora sembra cresciuti a 66) si sono sostanzialmete lamentati che la loro posizione non sia stata adeguatamente rappresentata, specialmente per quanto riguarda la loro preferenza per una ricanditura di Bettollini per un secondo mandato nelle amministrative previste per la primavera 2021.
I documenti (relazione, lettera e risposta) sono stati citati a spizzichi e bocconi da Primapagina in articoli tutti volti a riaffermare la linea bettolliniana. Per inciso un consiglio per ACEA: assuma Primapagina come organo ufficiale per i suoi affari nel comune di Chiusi. Chi meglio potrebbe rappresentarli?
Nella sua ultima risposta Cardaioli ha parlato chiaro su questa operazione. Molti dei firmatari non si sono mai visti alle riunioni e non si capisce come ora si possano lamentare per non essere rappresentati.
Per quanto riguarda Bettollini, sostiene Cardaioli, se vuole tornare sui suoi passi non ci sono problemi, segua il percorso previsto in questi casi. Aggiungo io:una domanda alla Commissione Provinciale di Garanzia del PD. Questa del “rientro”, però, sembra una preoccupazione più dei 40 (66) che del medesimo Bettollini, che a più di tre mesi dalle sue dimissioni quella domanda non sembra averla fatta.
C’è poi una seconda questione che verrebbe sollevata: quella di un’interlocuzione con le forze politiche che l’hanno chiesta. Sono un passaggio preliminare per eventuali convergenze programmatiche. Qui l’influenza bettolliniana è evidente.
Come ha giustamente risposto Simona Cardaioli questa è una prerogativa del segretario. Aggiungerei che è una linea con la strategia nazionale del Partito Democratico. La disponibilità dimostrata da Possiamo e M5S dovrebbe essere considerata un’opportunità e non una minaccia.
Senza che nessuno lo dica apertamente il nodo fondamentale e rimane quello dell’area delle Biffe. È ormai sempre più credibile l’ipotesi che accordi informali sino stati presi molto prima dell’Inchiesta Pubblica e formalizzati nel “Accordo per l’innovazione” siglato il 16 settembre 2019 da Ministero, Regione, SEI Toscana, ACEA e REA che comprendeva il carbonizzatore, prima dell’inchiesta pubblica che ha però visto un risultato diverso da quello che ACEA e Regione si aspettavano. In tutto questo Bettollini, consapevolmente o meno, ha giocato il ruolo di chi doveva garantire il consenso della popolazione.
Ora la posizione politica del PD sulla questione ritarda da più di tre anni.
Intanto giunge la notizia che le consigliere del M5S in regione non sono state inserite nella commissione ambiente del Consiglio Regionale. Le minoranze sono presenti con Lega e Fratelli d’Italia. Maggioranza e minoranza in quella commissione sono d’accordo sull’aeroporto di Firenze e gli inceneritori. Sarebbe interessante capire cosa diranno sull’Accordo per l’innovazione.
Aggiungo al mio commento precedente , non solo la parola finale mancante “accetto la smentita” ma anche che tra i Comuni citati da Creo non solo non vi è Chiusi , ma da ciò che oggi è di mia conoscenza, Ingelia non avrebbe realizzato i carbonizzatori neppure nei Comuni rientranti nella programmazione del 2017. Anche in questo caso sarebbe interessante la smentita.
Per Paolo: non credo che sia un finto problema. Al di là di chi possa imporre la volontà finale e del fatto che in Consiglio Regionale non vi sia più chi si opponga al carbonizzatore , se fosse effettivamente presente un ricorso al Tar contro la delibera comunale potrebbe essere il Tar stesso ad annullarla per illegittimità. In tal caso , a me pare , che la discussione non verta su “fini aspetti d’interpretazione giurisprudenziale” ma piuttosto si evidenzierebbe un percorso preventivamente tracciato, anche a livello locale , ove invece che soppesare l’interesse della collettività , si siano prima scelte le carte da gioco e poi iniziata la partita. Il Tar stesso, in assenza di portatori d’interesse diversi , prenderebbe in considerazione esclusivamente le affermazioni delle parti direttamente coinvolte. La presenza non vi può comunque essere nel caso di ignoranza documentale. Detto ciò vorrei ricordare 2 cose : per l’una pongo il link ai programmi della Creo (poi Ingelia ) da attuare entro il 2017 , ove si citano 8milioni di euro messi a disposizione dalla Regione Toscana per l’installazione del carbonizzatore in vari comuni , tra questi non vi è Chiusi: http://www.ingelia.it/2016/05/11/smaltimento-rifiuti-organici-da-due-imprese-italiane-una-soluzione-innovativa/
per l’altra faccio presente che i consolidati di Acea , pur citando più volte l’acquisto dei terreni, non indicano mai i brevetti di Ingelia (trattandosi comunque di “libri” volentieri accetto…
x Rossella Rosati. È un finto problema. ACEA voleva (e probabilmente ancora vuole) costruire l’impianto di carbonizzazione idrotermale. L’autorizzazione NON È DI COMPETENZA COMUNALE, MA REGIONALE. Se la Regione approva, c’è una variante automatica del piano urbanistico comunale. La variante è stata soltanto una cortina fumogena nel tentativo di calmare la popolazione. Compito che a mio parere era stato assegnato informalmente a Bettollini.
La situazione è oggi ancora più grave perché nella commissione ambiente del Consiglio regionale non c’è più un consigliere che voglia opporti ad impianti del genere.
In effetti sono molte le voci che riferiscono la presenza di una presa di posizione di Acea. Ad oggi non è dato sapere se effettivamente sia pervenuta ed in qual modo , se con lettera o con ricorso al Tar. Certo se, da una lato, è innegabile la sussistenza di un tal diritto per Acea che sia è vista trasformare il proprio acquisto in un bene avente caratteristiche diverse rispetto a quanto esposto nel bando, problema che poteva esser arginato intervenendo prima della pubblicazione del bando stesso , dall’altro lato , se effettivamente esiste una comunicazione e/o ricorso di Acea , ciò potrebbe rappresentare l’occasione per il Sindaco di porsi dalla parte del Comitato , consentendo, attraverso una trasparente comunicazione dello stato delle cose , una presa d’atto e la conseguente valutazione e possibilità dell’intervento di quest’ultimo. Del resto di cosa stiamo parlando, d’ interessi collettivi o la spesa di quasi 100.000,00 euro dell’inchiesta pubblica si traduce in “sono solo parole” a fronte d’interessi individuali?
Ma un ricorso al TAR si può proporre su un atto amministrativo specifico e in tempi rigidamente prefissati. Se il ricorso è stato proposto contro la deliberazione che nega la possibilità di altri impianti nocivi sul territorio comunale, i tempi per proporlo sono ampiamente scaduti. Altri atti che riguardino la zona d’interesse di Acea non sembra che ce ne siano. C’è forse un cavillo legale che potrebbe rendere percorribile il ricorso in sede amministrativa? O un qualche atto che potrebbe prestare il fianco al ricorso più generale?
X Gisella Zazzaretta. Se possibile la situazione è ancora più complessa. Si parla in giro di un ricorso di ACEA al TAR avverso ad una delibera comunale. Aspettiamo a vedere, perché come al solito non veniamo informati. La soluzione ci sarebbe: trasparenza assoluta.