Il primo intervento di Sorbera -dico la verità- non mi era parso molto chiaro (in pratica non mi era parso di coglierci alcuna novità), mentre sono abbastanza d’accordo sul successivo e soprattutto quando parla della necessità di trasparenza negli interventi.
I bilanci, chiaramente, non ci sono solo per determinare gli utili o le perdite ma anche per orientare chi li legge sulla misura e la natura di una istituzione.Nel nostro caso ritengo che la Banca Valchiana dovrebbe trovare, forse, un sistema un po’ più semplificato, magari parallelo all’esposizione ed alla pubblicazione del bilancio annuale che spesso i cittadini comuni saltano a piè pari nella lettura ed interpretazione, ed affiancare una pubblicità molto sintetica ed alla portata di tutti, magari attraverso i mille canali dei media, che possa (in quale modo non sò) saltare le normative che tutelano la privacy dei beneficiari delle sovvenzioni ma che nello stesso tempo chiarifichi le fasce sociali di appartenenza a cui sono rivolte le sovvenzioni e la natura delle istituzioni beneficiarie.
Questo già lo fa nel bilancio ma, probabilmente, il pubblico desidera che venga esplicitato in misura più particolareggiata. Mi sembrerebbe un modo, anche questo, per aggiungere credibilità e fidelizzazione, e un modo fra i tanti di poter fugare i dubbi che possono sorgere sulla discrezionalità degli interventi, fermo restando il fatto centrale che la banca non è, per sua natura, un ente di beneficenza.
Forse si fugherebbero i dubbi di quanti possano ritenere che tali interventi siano discriminatori. Ma anche se lo fossero, e che potessero privilegiare ”sempre le stesse aree” socio-politiche-economiche ed anche religiose, (che oggi sono legate da un connubio di interessi spesso difficilmente distinguibili) ciò sarebbe perfettamente ”legale” e consentito, in quanto la natura stessa di tali istituzioni ha radici etiche e storiche di chiara e definita appartenenza, e chi decide la direzione di tali interventi è l’organo amministrativo.
Quando si danno certi giudizi ricordiamoci sempre che certe prerogative stanno dentro le regole fondamentali di una economia che ha come perno centrale l’iniziativa privata. Tutt’altra cosa è invece la critica alle regole di un sistema economico nel quale le banche stesse sono immerse e che, per la loro attività, la loro funzione è perfettamente definita dall’economia stessa che hanno contribuito fortemente a creare.
In questo senso ciò che Sorbera definisce ”anche questo criterio legittimo” e che quindi dovrebbe essere ”irreprensibile sul piano etico” si fonda sull’uso di mezzi pubblici (denaro dei risparmiatori) direzionato ad interventi decisi comunque in modo discrezionale da pochi (Cda e/o simili) e non con criteri che rispettino esigenze pubbliche riconosciute, bensì situazioni e condizioni valutate con criteri messi in atto da pochi e di grande impatto nell’economia di un paese.
Sembrerò contraddittorio ma a scuola, in parole povere- ed è così nella mentalità della gente– ci insegnano che le banche prendono i soldi da chi ce li ha e li danno a chi non ce li ha. Provate a vedere; se ti presenti ad un qualsiasi sportello e chiedi soldi che possano finanziare una tua idea (come avveniva fino a poco tempo fa in America, dove venivano finanziate le idee di imprenditorialità riconosciute plausibili, un paese che ritengo più di tutti si avvicini all’etica economica liberale. Noi ne siamo lontani mille anni luce…) cosa ti senti rispondere? ” Ma lei cosa ha di patrimonio? ”
Chiaramente il tutto nella mia esposizione è tagliato con l’accetta, ma la sostanza questa è! In tal modo la banca la saprebbero fare in parecchi…O no? Sono le regole fondamentali che devono cambiare ed essere imposte da una economia che abbia al proprio centro l’interesse pubblico. Ma l’Italia, si sà, ha funzionato sempre in un certo modo e, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, come mi sembra traspaia dalla critica di Sorbera nel primo intervento, non si aiuti la risoluzione dei problemi e si contribuisca a lasciare le cose come stanno.
Sarebbe bello e proficuo aprire un dibattito sulla natura e le prerogative di tutto questo, anche sul blog.
Un piccolo inciso: esistono molte teorie economiche e studi sulla natura pubblica o privata che possa assumere il denaro depositato ed amministrato dalle banche.Certamente lo raccolgono da privati ma la sua funzione a cominciare da quando viene decisa la sua creazione da parte dell’organismo emittente per poi finire a quella della funzione impiegata che ne fanno gli istituti di credito ha privato-e qui basti andare a consultare diversi scritti a cominciare proprio dall’antidiluviano ma non troppo Adamo Smith passando per Keynes e per arrivare ad Harrod-Domar e Frish- sempre più lo stesso denaro del suo significato rivolto alla funzione svolta per la quale lo stesso assume man mano sempre meno il contenuto ”privatistico” per assumere
semprepiù la veste e la natura di quello ”pubblico”. Sembra che non c’entri nulla e forse è così, ma vi siete mai chiesti che se stracciaste un biglietto di banca perchè sareste passibili di ammenda e forse anche d’altro ? Anche se il biglietto di banca appartiene alle Vs. tasche ?Forse non è un esempio tanto calzante ma illuminante forse lo è ….
E’ sempre così, è più facile (disinvolto?) discutere di ciò che è lontano che di ciò che ci circonda. I motivi sono ovvi; se fai una critica a Draghi chi ti cerca? Se critichi chi poi incontrerai per strada o a teatro è poco simpatico.
La Bcc svolge sicuramente un ruolo fondamentale nell’economia chiusina. C’è stato un tempo che la funzione della banca non fu solo di supporto, com’è naturale, all’economia locale ma di indirizzo.
Oggi mi pare che anche questa “istituzione” stenti a trovare (al di la della crisi) un’idea forte su cui puntare. Con Fuccelli fu l’edilizia, oggi quale è?
Purtroppo si divaga nei luoghi comuni, mentre sarebbe opportuno rimanere nel contesto del tema principale. E’ innegabile che BCC ha contribuito molto alla crescita della città – l’intervento della Presidente era “in difesa”, eppure è riuscita a dare alcune cifre che parlano chiaro rispetto alla “diversità” dell’Istituto che rappresenta -. Ovvio, poi, che amministrano denaro (che non è “pubblico”, Carlo, ma dei risparmiatori che glielo affidano) e che questo comporta degli obblighi che il bilancio – per chi lo sa leggere, ma ahimé, non è il mio caso – puntualmente rendiconta e per i quali offre prospettive. Mi piacerebbe cha la BCC rendesse accessibili anche quegli aspetti immateriali della propria azione come appunto le analisi che fa sul tessuto economico della città e dell’area: una comunità che riflette su se stessa a partire da (e integrando) dati di fatto ha sempre una “marcia in più”.
Donatelli, proprio così non è , poichè anche se la Banca d’Italia per proprio statuto ha l’autonomia decisionale sul fatto di stampare o non stampare moneta e non solo questo, il Ministero del Tesoro conserva ed assume in sè altre prerogative che lo rendono anche indipendente dagli altri Ministeri per ciò che riguarda la guida economica di un paese e le decisioni che vengono prese. Detto in soldoni chiaramente sono tutti e due ” creazioni della struttura dello Stato Moderno” facenti parte di una teoria economica Keynesiana e post-Keynesiana sulla quale si basa lo sviluppo delle nostre economie.Il problema è se tali teorie soddisfano il fine(che è lo sviluppo).Su questo a me sembra che data la direzione imboccata dal mondo nella sua globalità dal dopoguerra ad oggi(miliardi di poveri ed alcune decine di milioni di super ricchi, ed un ”preteso” ceto medio a far da cuscinetto fra i due di diverse centinaia di milioni di uomini e donne del pianeta)tale teoria abbia già messo allo scoperto le proprie debolezze strutturali. Certo ,non mi aspetto che i ricchi le cambino tali teorie;mi aspetterei invece che le possano cambiare i poveri, quando la totalità di questi diventeranno indiscutibilmente le vittime.Ed allora quel signore di nome Carletto che nacque a Treviri(Germania)sarà rimeritato oltre quanto lo hanno demeritato anche coloro
che si sono affrettati a contribuirne la denigrazione,tanto oggi cara al nostro PD che tramite parecchi degli adepti ha abiurato le lezioni della storia e nutrono fastidio anche a parlarne.Ma si sà,il clero non lo ha mai apprezzato…chissà perchè……
Per quanto ne sappia io le Banche (o una soprattutte – Banca d’Italia nel nostro caso) sono quelle che danno i soldi agli Stati, non gratis ovviamente, di conseguenza qualsiasi Stato è già indebitato perchè deve pagare gli interessi sui soldi (pezzi di carta con su scitto vari numeri) che la Banca gli ha dato.
La mia non sarà una valutazione “tecnica”, ma credo che rispecchi la realtà dei giorni nostri.
Credo, anche, che fino a che non riusciremo a iniziare una seria e profonda discussione su come siamo arrivati a quasto punto, che io considero assurdo, i nostri problemi, di cui la situazione finanziaria ne è solo un esempio, non faranno altro che aumentare.