di Paolo Scattoni
Per iniziare l’anno con un po’ di ottimismo ho cominciato a leggere il libro di Jeremy Rifkin “The green new deal” edito in Italia da Mondadori-
Rifkin è un economista sui generis. Ha una storia di militanza pacifista e ambientalista. È stato consulente di Prodi nel periodo della presidenza del Consiglio europeo, ma anche di molti governi, il più importante quello cinese.
In questo ultimo libro parla dei grandi mutamenti che hanno portato alla terza rivoluzione industriale dove la combinazione di energie alternative, INTERNET e nuove piattaforme per il trasporto di merci e persone determineranno entro qualche decennio, ma con un consistente avvio entro il 2028. In questo periodo, dice Rifkin i maggiori vantaggi saranno per chi si muove prima e critica gli USA di Trump per essere rimasti indietro.
Otto anni per un cambiamento epocale sono davvero pochi.
A me interesserebbe capire come ci potremmo attrezzare qui da noi. Se la diffusione massiccia dell’auto elettrica sta per arrivare come ci attrezza per la manutenzione? Se le energie rinnovabili saranno la chiave dello sviluppo bisognerebbe capire come favorire le fonti di energia rinnovabile. Si può fare qualcosa per le piattaforme di trasporto basate sulle potenzialità del web, possono essere in qualche maniera facilitate? Insomma capire se le innovazioni prospettate possano essere coniugate nella realtà locale.
Si dovranno ripensare molte professionalità. La nostra scuola è pronta? I meccanici che escono dalla scuola debbono lavorare anche e sempre di più con le auto elettriche. Il settore degli elettrici è pronto al massiccio diffondersi del fotovoltaico.
Le tecnologie della microelettronica richiederanno sempre più tecnici capaci di dominarla. La terza rivoluzione industriale, secondo Rifkin richiederà un interconnessione globale dove gli oggetti sono sempre più collegati fra loro. Siamo sicuri di essere preparati?
Mi viene in mente il progetto “Laboratorio Ambiente” finanziato dalla Autorità per la Partecipazione della Regione Toscana, dove gli studenti della scuola si sono cimentati in un’esperienza di scienza di cittadinanza. Ottimi risultati, ma poi quegli studenti non sono rimasti nel settore. Quelle competenze di microelettronica sono andate per la gran parte disperse.
Mi chiedo se non sia necessario pensare a una strategia Quale miglior occasione la stesura dei programmi delle forze politiche impegnate nelle amministrative di primavera?