Il punto sulla proposta per un impianto di rifiuti radiattivi fra Pienza e Trequanda

di Elona Kerengi

5 gennaio 2021 – Avvio consultazione pubblica per la localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico ex D.lgs. n. 31/2010.

In data di ieri è stato pubblicato l’avviso pubblico da parte di Sogin SpA (Società Gestione Impianti Nucleari – società per azioni, a capitale interamente pubblico, costituita nel 1999) che contiene la proposta della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e la relativa documentazione che possono essere consultati sul sito www.depositonazionale.it.

Tra i siti potenzialmente idonei è riportata anche l’area tra Pienza e Trequanda di estensione di circa 178 ettari. La relazione tecnica sull’Inquadramento geologico, naturalistico e antropico dell’area SI-5 è scaricabile dal su indicato indirizzo.

Nel paragrafo 1.5 della relazione si legge che “Questo documento contiene le analisi e gli approfondimenti svolti nel corso della prima fase del processo di localizzazione che hanno permesso di fornire un breve inquadramento preliminare del contesto ambientale in cui è compresa l’area SI-5, in particolare per quanto attiene agli aspetti geologici, naturalistici e antropici. La prima parte della relazione presenta un inquadramento del contesto territoriale in cui si inserisce l’area, riassumendo gli aspetti maggiormente rilevanti ai fini della verifica dei criteri, sulla base di dati bibliografici e di osservazioni sperimentali svolte durante la fase di rilevamento in campo (secondo semestre 2014). Tali attività sono state condotte con la collaborazione del Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi Roma Tre”

La tempistica indicata (2014) attiene alla procedura per giungere alla pubblicazione odierna. La proposta formulata da Sogin SpA, prima dell’avvio della consultazione, ha ottenuto la validazione da parte dell’ente di controllo ISIN ed il nulla osta dal MISE (Ministero per lo Sviluppo Economico) e Dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che risalgono ad alcuni anni fa.
Come si apprende dalle Relazioni parlamentari sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia, la proposta di CNAPI è stata trasmessa all’ISPRA il 2 gennaio 2015. Quest’ultimo ente di controllo in data 13 marzo 2015, ha trasmesso la propria relazione ai Ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico. Il Il 16 aprile 2015 i due Ministeri rilasciavano un comunicato congiunto nel quale si informava che erano stati richiesti alla Sogin e all’ISPRA approfondimenti tecnici sulla Carta. Il 16 giugno 2015 la Sogin ha trasmesso i propri approfondimenti tecnici; l’ISPRA a sua volta ha trasmesso ai Ministeri le proprie valutazioni ai Ministeri il 20 luglio 2015, emettendo un comunicato nel quale ha dichiarato di non avere rilievi sull’aggiornamento prodotto dalla Sogin. La pronuncia dei ministeri ragionevolmente attesa nella seconda metà del mese di agosto 2015 non è intervenuta in tale termine.
Nell’audizione del 14 settembre 2016 presso la Commissione d’inchiesta, il Ministro dello sviluppo economico Calenda dichiarava che «la pubblicazione della carta deve collocarsi in un momento successivo alla consultazione pubblica sul programma nazionale e sul rapporto ambientale, in modo che i cittadini possano disporre di tutte le informazioni utili a meglio comprendere e valutare»
Successivamente nell’audizione del 27 giugno 2017 presso la medesima Commissione, veniva riferito che «gli esiti della consultazione sul programma nazionale previsti per il terzo trimestre di quest’anno costituiranno la base per proseguire nell’identificazione sul territorio nazionale dell’area potenzialmente idonea a sistemare definitivamente i rifiuti radioattivi. Come già menzionato, a valle della consultazione si chiuderà il processo di VAS e sarà adottato definitivamente il programma, con decreto del Presidente del Consiglio, al più tardi entro il primo trimestre del 2018. La pubblicazione della proposta di carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) a ospitare il deposito nazionale, in sequenza rispetto alla finalizzazione del processo di VAS, darà ai cittadini la possibilità di disporre di tutte le informazioni utili a meglio comprendere e valutare la strategia nazionale».
La Relazione parlamentare evidenzia inoltre che “In considerazione della riservatezza della documentazione, che avrebbe comunque impedito una discussione aperta, la Commissione non ha ritenuto di acquisire la proposta di Carta elaborata dalla Sogin, né gli atti connessi, e si riserva quindi ogni eventuale valutazione quando la Carta sarà resa pubblica e, soprattutto, quando sarà presentata, insieme agli altri aspetti della complessa tematica, nel corso del Seminario nazionale che la Sogin dovrà organizzare entro centoventi giorni dalla pubblicazione. Un punto di particolare interesse sarà costituito dall’interpretazione che la Sogin avrà dato a quei criteri di esclusione che l’ISPRA ha indicato in termini qualitativi, ma senza precisi riferimenti quantitativi”

Il Nulla osta alla pubblicazione è intervenuta il 30/12/2020.

La relazione parlamentare presentata all’XVII legislatura, doc. XXIII n. 7 rileva come la principale criticità della situazione dei rifiuti radioattivi in Italia è “la perdurante mancanza di un deposito nazionale ove collocare i rifiuti, oggi distribuiti in numerosi siti sparsi sul territorio nazionale, in massima parte ancora quelli ove sono stati prodotti. Questa mancanza, oltre a non consentire una stabile messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi secondo gli standard oggi disponibili, rende incerta la prospettiva per le operazioni di decommissioning degli impianti nucleari, e quindi il rilascio degli attuali siti nucleari liberi da ogni vincolo di natura radiologica; lascia irrisolta la questione dei rifiuti prodotti dall’impiego delle materie radioattive nell’industria, nella ricerca e, soprattutto, nella sanità, che vengono oggi raccolti, in modo più o meno precario, in depositi temporanei; non permette di definire una destinazione per i rifiuti radioattivi prodotti con le operazioni di trattamento del combustibile irraggiato condotte in Francia e in Gran Bretagna, quando tali rifiuti dovranno rientrare in Italia”.

Attualmente l’Italia è stata destinataria di una prima condanna da parte della Corte di giustizia Ue (Causa C- 434/18 Sentenza della Corte, Nona Sezione, dell’11 luglio 2019 — Commissione europea/Repubblica italiana) nella quale si legge che “La Repubblica italiana, non avendo notificato alla Commissione europea il suo programma nazionale per l’attuazione della politica di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, è venuta meno agli obblighi a essa incombenti in forza del combinato disposto dell’articolo 15, paragrafo 4, e dell’articolo 13, paragrafo 1, della direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio, del 19 luglio 2011, che istituisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esau­rito e dei rifiuti radioattivi. La Repubblica italiana è condannata alle spese”.

Allo stato, con l’avvio della consultazione pubblica, nei sessanta giorni successivi le Regioni, gli Enti locali, nonché i soggetti portatori di interessi qualificati, possono formulare osservazioni e proposte tecniche in forma scritta e non anonima ed entro 120 giorni dall’avvio della consultazione pubblica, Sogin promuove poi un Seminario Nazionale in seguito al quale la Sogin SpA redige la proposta di CNAI (Carta Nazionale delle Aree Idonee), che verrà nuovamente sottoposta ai pareri del Ministro dello Sviluppo Economico, dell’ente di controllo ISIN (ex ISPRA), del Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per poi essere convalidato nella versione definitiva.

Con l’approvazione della Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI), si aprirà una successiva fase di confronto finalizzata a raccogliere le manifestazioni d’interesse da parte delle Regioni e degli enti locali il cui territorio ricade anche parzialmente nelle aree idonee a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. In mancanza, si promuoveranno trattative bilaterali con le Regioni nel cui territorio ricadono le aree idonee. In caso di insuccesso delle trattative bilaterali (mancata intesa) e verrà convocato un tavolo interistituzionale, come ulteriore tentativo di pervenire a una soluzione condivisa.
Il Ministero dello Sviluppo Economico individuerà il sito con un proprio decreto, previo parere vincolante di ISIN che sarà emanato anche nel caso in cui dovessero fallire le procedure per il raggiungimento dell’intesa.

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3 risposte a Il punto sulla proposta per un impianto di rifiuti radiattivi fra Pienza e Trequanda

  1. pscattoni scrive:

    Su change.org c’è la petizione al ministro Costa che può essere sottoscritta: http://chng.it/TFLrN2vrYK

  2. ROSATI ROSSELLA scrive:

    Come risulta dalla documentazione e da quanto esposto da Elona , attraverso la pubblicazione si è sostanzialmente conclusa la prima fase. Le fasi successive comporteranno un approfondimento in campo e studi di maggior dettaglio al fine di verificare l’effettiva idoneità dei luoghi . La 4a fase successiva alla procedura di partecipazione pubblica prevede la “caratterizzazione di dettaglio, selezione e conferma del sito definitivo” L’ANPIL della Val d’Orcia apparirebbe già di per se’ esclusa , costituendo Area Naturale Protetta di Interesse Locale ma nel documento si precisa : “Nel corso delle eventuali successive fasi del processo di localizzazione, le indagini conoscitive e tecniche dovranno tenere conto dell’eventuale interazione del deposito con l’ANPIL Val D’Orcia, i siti Natura 2000 e le restanti aree protette elencate nelle note precedenti” quindi la strada mi apparirebbe aperta a molteplici opposizioni. Di certo , da profana , vorrei affermare due cose: l’avvio della procedura ed i documenti prodotti sono confrontabili solo nella patina di superficie con quelli di Acea e ,se non altro, qui siamo prima della conclusione del processo decisionale, inoltre se le cose fossero affrontate al momento giusto si sarebbe evitato di pagare milioni di euro per procedure d’infrazione:http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2020/194-20/le-procedure-di-infrazione-europea-a-carico-dellitalia-in-materia-di-rifiuti

  3. pscattoni scrive:

    Il post di Elona (Kerengi) ha sicuramente un merito: quello di indicare i passaggi dell’iter della proposta, quelli passati e quelli prossimi. Sarà utile a tutti,comunque la si pensi, per inquadrare i prossimi eventi che è facile prevedere non proprio tranquilli per i proponenti da una parte e i comitati dall’altra.
    Questa vicenda conferma la mia convinzione che territori come i nostri siano considerati il ventre mole per l’insediamento di impianti pericolosi. La vicenda ACEA a Chiusi ha dimostrato che si sbagliano.

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