In ricordo di Gianfranco Barbanera

di RitaFiorini Vagnetti

Un pensiero, un ricordo per l’amico Gianfranco, un ricordo di famiglia

“RENDETE VISIBILE QUELLO CHE SENZA DI VOI FORSE NON POTREBBE MAI ESSERE VISTO” (ROBERT BRESSON)

Mi piace ricordare le parole di una dedica alle sue “donne, Fiorenza, Beatrice, Giulia e Viola, donne in generale per le quali nutriva oltre che affetto, stima, rispetto e considerazione del loro ruolo, senza dimenticare il caro Matteo che, con il suo commovente ricordo rivolto al nonno su facebook , rappresenta, forse nel modo più vero, più autentico , la persona di Gianfranco e il piccolo Leonardo che, nell’ingenuità dei suoi giovani anni, non si nasconde davanti al mistero della mort, senza, però comprenderne fino in fondo, la sua imponenza e il suo riscontro nella vita reale.

Lo scrittore Gianfranco Barbanera, autore di diversi libri, inizia il suo splendido e significativo viaggio nella ricerca di un elemento umano e religioso che caratterizza, in qualche aspetto, Chiusi , la sua storia, le sue tradizioni.

Il titolo è “Caterinetta. Santa Caterina d’Alessandria o delle ruote”. Proprio è l’aggancio storico, nella zona bassa di Chiusi (Scalo) c’è una catacomba a lei dedicata, da poco riportata agli antichi splendori. È un libro prezioso che ci permette di entrare in un mondo forse sconosciuto agli stessi chiusini e senesi. Infatti non vi si parla di Caterina da Siena, quella più universalmente nota ed apprezzata.

Il libro ci dà l’immagine reale della persona che era Gianfranco e soprattutto della sua personalità, del suo essere, della sua essenza. Era amante della cultura, dell’arte e del mondo giovanile al quale aveva dedicato molto tempo e molti studi per la formazione, la crescita umana e culturale che ha poi continuato nel tempo a svolgere con i 5 nipoti ai quali ai quali era talmente affezionatoda dimenticare quasi se stesso, senza mai, però, dimenticare di essere stato oltre che marito amorevole e padre esemplare,anche uno psicologo educatore.

Il mio rapporto iniziale è stato ovviamente quello di consuoceri, David ed Elisabetta e poi Beatrice e Leonardo, ma con assidua frequentazione il rapporto è cresciuto e si è rafforzato nei sentimenti, pur con qualche leggera divergenza di opinioni, quasi a diventare con Fiorenza (Leo è mancato da ben 14 anni) “un trio infaticabile “nel bene e nel male”.

Siamo riusciti a sopportare, forse con più leggerezza il periodo brutto che il Paese sta attraversando, concedendoci, quasi timidamente, qualche svago, qualche uscita di quelle ovviamente consentite, forse con disagio, ma con la certezza che insieme si può affrontare tutto o… quasi, compresa, come amava dire Gianfranco, la solitudine, quella interiore, quella che ti lascia amarezza e sconforto se non c’è vicino l’amico, il compagno.

Credo che questo sia il messaggio più sentito che possiamo far emergere dalle parole e dagli scritti di una persona che era sempre se stesso, senza remore o falsi pudori, pur nel rispetto degli altri che meglio ha interpretato il ruolo umano della sua stessa dedica,

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.