di Luca Scaramelli per lista Possiamo
Possiamo sinistra per Chiusi ha sempre criticato le responsabilità degli amministratori e dei politici che hanno fatto progetti senza portare a termine le opere, causando uno spreco di risorse
Lo abbiamo fatto anche riguardo alla vicenda del Centro Merci. Per chiarire il senso del nostro giudizio, occorre ricordare i fatti e l’evoluzione della cosa. La richiesta di finanziamento per la realizzazione del primo stralcio è stata fatta dal Comune di Chiusi.
Il progetto ovviamente era sostenuto e voluto da tutto il territorio di riferimento del Patto VATO. Il comune di Chiusi era il soggetto attuatore responsabile della elaborazione progettuale e realizzazione dell’intervento, in quanto l’area interessata era nel proprio territorio. Il primo stralcio, consistente nelle opere di urbanizzazione è stato finanziato dal ministero e realizzato.
Naturalmente questo intervento era solo la prima parte della realizzazione di un’infrastruttura che avrebbe dovuto essere un centro merci attrezzato. Le responsabilità riguardano le ultime amministrazioni comunali, per aver lasciato cadere completamento il progetto, il comune di Chiusi in effetti in questi anni non ha mai presentato progetti o richiesto finanziamenti per il completamento dell’infrastruttura.
Il compito di queste amministrazioni, anziché fare guerra alla società Patto 2000, costringendola a lasciare la sede di Chiusi e trasferirsi a Sarteano, sarebbe stato quello di completare il progetto che si inseriva in una politica di sostenibilità, con l’obiettivo di trasferire la mobilità delle merci dalla strada alla ferrovia. Questo avrebbe ridato un ruolo alla Stazione di Chiusi, a servizio di un ampio bacino dell’Italia centrale, invece il progetto non è stato realizzato nonostante il suo completamento fosse inserito nei programmi amministrativi di Scaramelli e Bettollini. Ecco perché oggi ci troviamo con un opera incompiuta e con uno spreco di risorse pubbliche. Un modo di operare figlio di dissidi personalistici, che si è allontanato degli interessi della nostra realtà solo per il fatto che il progetto aveva preso origine durante amministrazioni precedenti.
La nostra posizione sul proseguimento dell’attività del Patto 2000 è motivata, come abbiamo scritto in un precedente comunicato, dal fatto che il ruolo dei “Patti”, come strumento a disposizione dei territori, è previsto da una normativa nazionale, quindi perfettamente legittimato a operare nell’interesse delle aree territoriali di riferimento, potendo inoltre attivare risorse dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ricordiamolo è il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione Europea per ottenere le risorse legate alla pandemia.
Il Patto ha quindi riconosciuti tutti i requisiti e l’esperienza per operare, visti che in questi anni i progetti pubblici finanziati non sono due come riportato sulla stampa locale bensì settantasei. Complessivamente tra pubblico e privato i finanziamenti ammontano a oltre 61 milioni di euro per contributi a fondo perduto e 118 milioni di euro per finanziamenti agevolati al sistema degli interventi imprenditoriali.
Tutto questo costituisce una esperienza, un vantaggio da sfruttare in quanto espressione di in territorio vasto che dovrà concorrere unitariamente e con rapidità a definire nuovi progetti strategici per ricreare sviluppo in un tessuto socio economico provato dalla crisi e dai cambiamenti in atto. Quando di parla di progetto pilota non si intende la possibilità di presentare un solo progetto, bensì un insieme di progetti che un territorio può proporre per ottenere finanziamenti.
Infine, per quanto riguarda la vicenda Acea, Possiamo si i impegnerà con tutti i mezzi a disposizione per impedire la realizzazione del carbonizzatore. È singolare tuttavia che si invochi oggi la realizzazione di impianti fotovoltaici in una proprietà privata a seguito della vendita fatta dal comune. Si chieda agli attuali amministratori perché non hanno fatto a suo tempo un bando per la realizzazione in quell’area di impianti per produrre energie rinnovabili, anziché vendere l’area ad una società che tratta la lavorazione di fanghi e rifiuti con l’obiettivo di realizzare un carbonizzatore.
Lista Possiamo Sinistra per Chiusi
Quanto detto da Luca Scaramelli è in massima parte condivisibile.
Però non ci dobbiamo dimenticare che se è vero che la responsabilità principale della mancata realizzazione del progetto del Centro Merci è delle amministrazioni comunali che si sono succedute, è anche vero che il Patto Vato era responsabile del controllo dell’utilizzo dei contributi concessi.
Visti i risultati mi sembra che questo controllo non sia stato effettuato e questo significa una corresponsabilità alquanto evidente.
Per Rossella Rosati. Ciò che dici è quello che molti non sanno relativamente al fatto del binario chiamiamolo”personalizzato”.Centinaia di vagoni venivano scaricati davanti al Liquorificio Pianigiani dagli anni ’20 del 900 in poi provenienti dalla Sicilia e carichi di arance.A dimostrazione visiva di tutto questo esistono documenti d’archivio fotografico di provenienza dalla stessa famiglia Pianigiani conservati come lastre in possesso del mio archivio i quali sono serviti a documentazione della tesi di laurea di Sebastiano Ballone dal titolo ”Chiusi Città Ferroviaria(1862-1930),presentta e discussa all’Università di Siena nell’anno accademico 2017/2018.Non sarebbe affatto avveniristica quindi la cosa se si pensa a ciò che potrebbe costituire l’attuale scalo ferroviario come struttura esistente e di possibile espansione recante infrastrutture sia per l’interconnessione della rete viaria di trasporto su gomma ma soprattutto utilizzata come rete di ”sharing” di merci e centro direzionale.Credo che si possa scoprire l’acqua calda se si vada a considerare la vocazione del territorio,che conterrebbe indirettamente anche una salvaguardia delle stesse sue caratteristiche future di fronte alle incipienti iniziative che si vogliono e si vorranno fargli assumere evocando cause indiscutibili di forza maggiore.Il messaggio che deve uscire secondo me è quello che quando la gente si unisce per un determinato fine certe forzature non passano.
Il Patto è un’opportunità per un’azione coordinata di area che possa saldare le finalità green ad un recupero sia della vocazione curativa del polo termale (Chianciano e San Casciano, Bagno Vignoni e Sant’Albino, ecc.), sia della valorizzazione di specificità agricolo alimentari oltre che turistiche (Cetona, Trequanda, Pienza, Orvieto, Città della Pieve, ecc.) I prossimi anni ci aprono scenari un po’ preoccupanti per quanto riguarda lo stoccaggio nelle nostre zone di rifiuti nucleari e solo un piano organico di area vasta può farvi fronte e opporsi sia al piano nazionale sia alle opzioni fiorentine di andar a sporcare i panni altrui per ripulir l’acque dell’Arno. Non potrà essere il Patto a far fronte a questi problemi, ma potrà aiutare nella definizione di un’idea di comunità integrata come tutto maggiore della somma delle sue parti.
Io spero che questo contributo riesca a innescare un confronto sul tema Patto territoriale che sfugge a molti di noi. Ho provato a ricostruire utilizzando l’archivio di chiusiblog. Non è semplice. Spero di creare a breve una pagina sul blog con la sequenza degli interventi sin dal 2012. Poi pubblicherò.
Su questo tema la memoria è importante soprattutto la memoria delle risposte mancate e di quelle dettate dalla propaganda.
Agli inizi del “900 vi era un ramo ferroviario che si distaccava dalla linea in modo da permettere che le arance provenienti dalla Sicilia potessero essere scaricate, per la lavorazione, al Liquorificio Pianigiani . Oggi abbiamo un’azienda che fornisce le ferrovie attraverso il trasporto su strada . Ogni 5 minuti circa c’è un Tir che passa attraverso il centro abitato provocando l’oscillazione dei muri delle abitazioni. Preciso che non me ne intendo molto ma mi sembrerebbe che ci sia una strada , già dotata di sottopassaggio ferroviario, che con il completamento porterebbe proprio al Centro Merci. Alla stessa stregua potrebbe esservi un binario che si distacca. Troppo avveniristico per il XXI secolo?