di Paolo Scattoni
Discutere sul cosiddetto “modello Giani” sarebbe saggio dopo quello che si è visto sul distretto del cuoio nel pisano. L’inchiesta della magistratura sta scoprendo alcune relazioni pericolose. Per me è questione di buon senso e di opportunità politica. Affrontare seriamente la questione delle infiltrazioni mafiose non sembra però una priorità. A lamentarsene non è più soltanto un Paolo Scattoni qualunque, quanto piuttosto una politica del calibro di Rosy Bindi che di infiltrazioni mafiose ne sa molto per aver presieduto la commissione parlamentare antimafia.
Vediamo ora se quell’appello verrà raccolto.
Per noi di Chiusi sarebbe ancora più importante. Il modello Giani per noi ha significato il trasferimento del trattamento dei rifiuti da dove vengono prodotti verso aree marginali come la nostra. Gli impianti da noi si chiamano ACEA (depuratore e d eventuale carbonizzatore) e Cascina Pulita. L’area predestinata è quella delle Biffe. Iniziative infiltrate? Per ora no, ma la saggezza popolare ci insegna: l’appetito vien mangiando. Per prevenire è necessario discuterne.
Di questi temi e di questi meccanismi se ne ha contezza da tempo anche da queste parti.
Almeno chi ha la decenza di non chiudere sempre gli occhi.
Ad esempio, lo studio di Romano Romanini (e altri, successivamente) ha spiegato chiaramente il sistema dei rifiuti in questa parte di Toscana.
Un sistema finito poi all’attenzione di Cantone (presidente dell’Autorità anticorruzione) e oggi alla sbarra presso il Tribunale di Firenze.
Attori principali, comparse e meccanismi di funzionamento sono esattamente quelli riportati nell’articolo segnalato da Sorbera.
Senza scomodare, poi, i report della Fondazione Caponnetto che da decenni censisce lo straordinario numero di episodi riconducibili al solito intreccio: massoneria, mafia, affari e politica.
Concordo con Enzo Sorbera
Il tutto finora è stato presentato come una “deviazione” di pochi corrotti funzionari. Da quel che si è visto, in realtà sembra un problema di più ampia portata: per questo tipo di malefatta sono necessarie reti organizzative che non nascono in un giorno e non si esauriscono con un’inchiesta giudiziaria e qualche rinvio a giudizio o magari con qualche condanna. In periferia ci troviamo costretti a subire questo modello che, invece, sarebbe opportuno conoscere per combatterlo. Qualcuno sta provando a tracciare la mappa, ( https://jacobinitalia.it/la-cupola/ ) ma occorrono anticorpi e un bel vaccino efficace. Lo si può ottenere solo se si sa come e dove si annida il guaio e chi ne sono i portatori.