di Giorgio Cioncoloni
Ho letto con molta attenzione e interesse, e ne consiglio a tutti la lettura, l’articolo di cui Enzo Sorbera ha postato il link (https://jacobinitalia.it/la-cupola/) in una sua risposta a un post di Chiusiblog, relativo a quanto detto da Rosy Bindi sulla questione dell’indagine sui rifiuti delle concerie toscane.
Molto significativa questa asserzione: “C’è una domanda politica, non legale, che viene elusa ed è: chi decide veramente lo sviluppo locale? Dove si decide? Nel modello dell’«arena pubblica», in cui il confine fra pubblico e privato è sempre più labile e deregolamentato, non sono certo gli organi istituzionali e democratici le sedi per prendere decisioni. Lì semmai si ratifica. Sono i consigli di amministrazione delle grandi aziende che investono nella città, sono quelli i luoghi dove vengono prese le decisioni. Al di fuori del controllo democratico, al di là del mandato ad agire che sta alla base della rappresentanza.”
Significativa perché ci riporta a quanto successo a Chiusi con il caso del “carbonizzatore” di Acea, per il quale può benissimo valere la stessa domanda e la stessa conclusione che ribadisco: “Al di fuori del controllo democratico, al di là del mandato ad agire che sta alla base della rappresentanza.”
La mia riflessione conseguente è: il mandato ad agire che gli elettori danno agli eletti al momento del voto è un mandato in bianco?
Sempre il caso Acea dimostra che la risposta deve essere negativa perché se il progetto è stato fermato è grazie ai cittadini che si sono opposti e, tramite il Comitato Aria, hanno fatto valere le loro ragioni nell’inchiesta pubblica, anch’essa chiesta dai cittadini, perché se fosse stato per gli amministratori il progetto sarebbe già in fase di realizzazione.
E qui si inserisce un altro brano dello stesso articolo: “Pensate ad amministratori locali che, più o meno consapevolmente, calpestano le comunità che dovrebbero rappresentare per seguire gli interessi di chi può pilotare bacini di voti determinanti alla loro elezione. Ecco, adesso pensate che tutto questo succede nel cuore della Toscana, nella culla della buona amministrazione democratica e progressista, nipote ormai diseredata della tradizione del Pci e sempre più figlia diretta di un Pd a trazione nemmeno troppo velatamente renziana.”
Di esempi come quello del caso Acea, nella Chiusi dell’ultimo ventennio, potrebbero essere citati numerosi, dal famoso Centro Merci Ciarini-Ceccobao, finanziato dal Patto Territoriale, di cui lo stesso Ciarini era presidente, e finito con due milioni di euro sepolti in una palude di cui nessuno ha mai chiesto conto, al piano strutturale Ceccobao-Scaramelli, che prevedeva nuove aree edificabili per soddisfare una crescita demografica che avrebbe portato Chiusi ad avere oltre 10.000 abitanti, passando per l’inquinamento da nichel Scaramelli-Bettollini della zona di Fondovalle, per finire al Palapania Ceccobao-Scaramelli-Bettollini, che inizialmente doveva essere un nuovo stadio per soddisfare le esigenze di una società di calcio che sarebbe dovuta forse arrivare in serie A, o vicino, e chi più ne ha più ne metta.
Tutti progetti che, per seguire l’interrogativo dell’articolo citato, avrebbero soddisfatto le esigenze di interessi che avrebbero dovuto pilotare bacini di voti determinanti all’elezione di chi li avrebbe realizzati?
Non lo so, ma come me non lo sa la stragrande maggioranza dei cittadini di Chiusi che mai sono stati informati né chiamati a dare un parere. Può darsi che se informati sarebbero anche stati favorevoli, ma questo non lo sapremo mai.
E’ per questo che è nato il gruppo “confronto aperto”: perché non siano più prese decisioni importanti sulla pelle dei cittadini ignari e sulla base di mandati “in bianco”, conferiti ad amministratori incapaci di usarli in maniera partecipata e coinvolgente.
Non vogliamo creare una lista civica trasversale, come i denigratori, che tremano ogni volta che si parla di trasparenza e di libera informazione, subito hanno fatto credere, ma un’associazione che promuova una serie di dibattiti, questi sì trasversali, sui temi più importanti che riguardano il nostro comune, prima, durante e dopo le elezioni.
Poi ognuno potrà votare per chi vuole, ma speriamo che, con il nostro aiuto, riesca a farlo in piena consapevolezza e conoscenza.
Ci riusciremo? Noi ci proviamo con spirito di servizio e di dovere civico. Starà ai cittadini decretarne o meno la riuscita.
Di solito sono sempre d’accordo con le analisi attente e puntuali di Enzo Sorbera.
Questa volta no.
La radiografia effettuata nell’articolo rispecchia una malattia non solo di lunga degenza, ma ormai cronicizzata, perché di decisioni prese sulla pelle dei cittadini ignari, da amministratori condizionati più dagli interessi elettorali che da quelli pubblici, se ne contano a migliaia in Italia negli ultimi trenta anni e Chiusi non ne è rimasta esente.
Per quanto riguarda la storia del centro merci, l’analisi di Enzo Sorbera probabilmente è condizionata da una conoscenza indiretta e forse narratagli in maniera unilaterale.
Io la conosco bene perché ero assessore al bilancio della prima giunta Ciarini quando il progetto fu pensato ed elaborato.
Potrei quindi aprire un lungo dibattito sull’iter esecutivo e sull’esito finale ma non credo sia questo il luogo adatto, non per autorevolezza ma per praticità di discussione.
Voglio solo dire che non averlo completato non è stata una scelta politica di sfiducia ma un’incapacità di realizzare la parte gestionale del progetto che ne ha fatto allungare talmente i tempi di ultimazione da non essere più in linea con le esigenze economiche.
Questo è avvenuto per una metalità amministrativa che portava, e porta tuttoggi, a festeggiare l’idea di un progetto e non la sua realizzazione.
Potrebbe essere oggetto di un dibattito di “confronto aperto” che è aperto a tutti e a cui Enzo Sorbera è invitato ad aderire formalmente.
Per Enzo (Sorbera) . Ci sono due concetti a cui vorrei richiamarmi in risposta : l’uno è tratto da Saint Exupéry , “ L’essenziale è invisibile agli occhi “ l’altro è la storia di Lacoonte , così come raccontata da Zingales . La visione della realtà circostante può presentare tante sfaccettature , ognuno porta la propria esperienza .
Mi scuso, ma devo precisare che il progetto dell’intermodale era nato e concordato come prospettiva strategica dell’intera area VATO, con la stazione di Chiusi come fulcro.
Bisogna stare attenti a non confondere i piani. L’articolo di Carlotta Caciagli e Marco Pagli fa una radiografia di una situazione di fatto che non può essere confusa con una malattia generale di lunga degenza. Si può ipotizzare uno stile di vita che è foriero di un guaio a venire, ma dire che ne discende la malattia attuale è affermazione che va dimostrata. Fuor di metafora. La scelta del progetto dell’intermodale aveva come presupposto un’area territoriale vasta come il VATO e Chiusi, come nodo strategico, era naturalmente il comune capofila. Chiaro che l’interscambio gomma-ferrovia avrebbe avuto effetti di ricaduta che solo una strategia nazionale avrebbe potuto rendere effettivi. Il crollo di Prodi e l’avvento di Berlusconi ha di fatto chiuso l’orizzonte politico della praticabilità di quel modello di traffico merci. L’intermodale era praticamente concluso; non averlo completato è stata una scelta politica di sfiducia in un orizzonte generale abbastanza fosco. Per la precisione, il progetto fu finanziato dal ministero e il Patto, presieduto allora da Michele Logi, ne è stato l’organismo intermediario. Non ci furono quelle commistioni di stakeholders che oggi, 20 anni dopo, funestano la situazione attuale e che speriamo siano solo un febbrata. Confronto aperto è un’ipotesi di lavoro intrigante, spero che sia aperta a tutti. Circa l’augurio di Gisella, spero che non vada a buon fine: la magistratura non è una soluzione e lascia sempre macerie difficili da pulire.
L’iniziativa proposta è molto utile, così come i punti indicati da Giorgio (Cioncoloni). Purtroppo tutto quello che si svolge fra le forze politiche rimane avvolto da una fitta nebbia. A questo poi si aggiungono le voci strumentali di alcuni mezzi di informazione.
Parteciperò volentieri alle iniziative di “Confronto aperto”.
Il mio è un pensiero forse cattivo, ma spero che un giorno le inchieste della magistratura arrivino anche a Chiusi.