di Paolo Scattoni
Nell’immagine a fianco una chicca dello storico mensile satirico livornese “Il vernacoliere”. Lo pubblico nella speranza che una sollecitazione alla risata possa indurre a discutere della vicenda del trattamento dei rifiuti del comprensorio del cuoio nel pisano.
Purtroppo nel PD questo tema come altri analoghi si evitano e i panni sporchi non si lavano né in pubblico né in famiglia. Rimangono sporchi.
La sollecitazione a parlarne non è una fisima di un cittadino qualsiasi. L’ha fatta Rosi Bindi, ex presidente della Commissione parlamentare antimafia.
Dai giornali, la dinamica (oggetto di accertamento giudiziario) all’inizio appare si addebiti a disattenzione; ci si trincera dietro il garantismo di maniera del “ci penserà la magistratura” e non ci si rende conto della progressiva occupazione da parte di interessi che non sempre appaiono limpidi.
Quello che è successo a Chiusi su alcuni impianti di trattamento dei rifiuti è del tutto legale, ma bisogna stare attenti ai possibili spazi lasciati incustoditi.
Ci sono tre temi da considerare. L’impianto di depurazione ex Bioecologia ora ACEA delle Biffe è al momento soggetto ad una procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale nel corso della quale è stato emesso il provvedimento di VIA Postuma. Proprio quest’ultimo provvedimento autorizzativo ha formato oggetto di impugnazione da parte del Comitato ARIA che ha raccolto, con non poco sforzo, i fondi necessari per un ricorso al TAR, attualmente pendente con udienza di discussione fissata al mese di luglio. Da parte del PD purtroppo nessuna presa di posizione.
Sulla questione carbonizzatore ACEA chi segue questo blog ha tutti gli elementi per fare una propria valutazione informata.
La vicenda delle concerie ci dice che i sistemi di controllo dei rifiuti che entrano e dei rifiuti che escono non è proprio garantita. Diverse criticità hanno, a loro volta, messo in rilievo anche gli esperti del Comitato ARIA in sede di inchiesta pubblica.
Da quelle due vicende sembra che la strategia regionale sia quella di decentrare il trattamento dei rifiuti in zone periferiche, lontano da dove vengono prodotti. Ciò ci induce e ritenere (ovviamente senza averne certezza) che si faccia affidamento anche su una minore capacità delle popolazioni ad organizzarsi.
Quella strategia è anche presente nel terzo impianto di trattamento rifiuti di Cascina Pulita che si vuole trasferire anch’essa nella zonadelle Biffe con un aumento delle lavorazioni.