Questo contributo contiene la continuazione di uno pubblicato in precedenza https://www.chiusiblog.it/?p=39064:
di Agnese Mangiabene, Francesco Orsini, Enzo Sorbera
Sarà’ la residenzialità che darà nuova linfa a queste aree periferiche, la buona vita, lenta e silenziosa che dovrà essere, con una sapiente campagna marketing, presentata al mondo conosciuto così da essere agognata dai turisti. E’ improponibile pensare ad un turismo di massa a Chiusi come fosse Venezia o Roma, vicoli pieni di teste che si accalcano su botteghe di prodotti realizzati in ogni dove tranne che localmente. Il suo futuro questo borgo lo troverà nell’attrattiva del buon vivere, alberghi diffusi a disposizione per permettere un turismo slow legato all’esperienza di vita in centro, a ritmo umano, non solo d’estate ma in ogni periodo dell’anno. Spazi e occasioni che permettano ad un pensionato autosufficiente come ad un giovane professionista accompagnato dalla famiglia che lavora connesso con il mondo, di rimanere ospiti per più settimane a prezzi ragionevoli e con ogni comfort, godendo dei servizi locali. Turismo esperienziale che investa le eccellenze del territorio in primis l’archeologia che vede qui Chiusi la presenza di un Museo Nazionale e del laboratori di restauro oltre che di siti ancora non indagati oppure da recuperare e valorizzare (Villa Romana). Di concerto con la Soprintendenza, le università italiane e straniere, le associazioni di volontariato che avranno un ruolo essenziale, l’ostello Paolozzi , i vari ristoranti e botteghe del centro si potrebbero creare dei pacchetti di settimane o mesi nei quali studenti, volontari o semplici appassionati sostano a Chiusi per approfondire i loro studi, adoperarsi in campagne di scavo, seguire corsi di aggiornamento nelle tecniche di restauro negli spazi condivisi della città. In questi pacchetti ci dovrebbe essere il coinvolgimento anche della scuola che può attivare scambi culturali con altri paesi europei attraverso il programma Europa Creativa 2021-2027 (http://www.europacreativa-media.it/europacreativa).Tutto questo non per attirare tanti turisti con tempi di permanenza medio di 2 ore ma un minor numero di turisti con tempi di permanenza più lunghi, attirati da aspettative che possono essere soddisfatte qui a Chiusi anche in sinergia con le altre realtà archeologiche dell’area Valdichiana.
Valorizzare significa investire. Facciamo solo un paio di esempi. Abbiamo un territorio fatto di sentieristica, tra cui il sentiero della bonifica. Nell’ottica della residenzialità ed integrazione nella mobilità è necessario disegnare una rete di connessioni che parta dalla stazione ferroviaria di Chiusi e permetta l’arrivo senza mai vedere l’asfalto attraverso antichi sentieri lenti verso tutti i borghi della Valdichiana e della Vald’orcia raccordandosi con l’area del Trasimeno e dell’Orvietano. I percorsi dovranno essere pensati oltre che per esperti bikers anche per tutti i semplici cittadini che le potranno percorre con bici elettroassistite così da cancellare la problematica dei dislivelli, naturalmente prevedendo delle colonnine di ricarica e manutenzione in punti strategici dei percorsi; la bonifica dovrà rientrare nel progetto della Ciclovia del Sole attingendo a piene mani dai capitoli europei per la ciclovia che idealmente dovrà collegare il nord Europa con la Sicilia e diramarsi nei collegamenti alla Lauretana e/o alla Francigena al fine di creare percorsi di trekking o di bici, addirittura con possibili sviluppi verso i bike-hotel. Il lago è un’altra risorsa, ma va tutelata e ripristinata: le specie ittiche si sono ridotte drasticamente e drammaticamente per via di un interrimento che dura ormai da anni e che porta eutrofizzazione. Attivare fondi europei del capitolo Life per interventi come il dragaggio o le vasche di colmata per riportare a “chiaro” le acque e contrastare la riduzione delle specie ittiche e vegetali. Questo consentirebbe di tornare a gestire specie lacustri, il canniccio per rigenerare una piccola economia del lago sul quale rifondare in maniera integrata creazione di percorsi naturalistici e sportivi.
Commercio.
E’ uno dei problemi di maggior rilevanza: la pandemia ha letteralmente massacrato il tessuto commerciale cittadino. Purtroppo, però, i dati che abbiamo non fanno ben sperare. Nel 2019 l’Italia ha registrato una crescita dell’e-commerce del 15,6% (il Regno Unito +10%, la Germania +9%), per oltre 31 miliardi di beni e servizi acquistati online. Durante il lockdown 1,3 milioni di consumatori in Italia hanno iniziato a utilizzare le piattaforme di acquisto digitale. Quindi, sembra assai improbabile che verranno investiti soldi per l’apertura di nuovi esercizi di vicinato. La tutela dell’esistente può essere un primo passaggio, ma non è sufficiente. C’è in atto una trasformazione nel sistema della distribuzione, quale sarà l’impatto sugli spazi commerciali locali? Scartabellando tra la domanda vediamo che ai margini dei grandi centri urbani sono ancora richiesti volumi commerciali, si , ma per il commercio massivo, le grandi catene di distribuzione a bassi costi. Tra l’e commerce e la grande distribuzione il commercio così come l’abbiamo conosciuto non ha futuro tant’è che in ogni città assistiamo all’abbandono dei piani terra dei palazzi nei piccoli vicoli come nel corso del centro.
Le armi in mano ai piccoli esercizi di vicinato sono 2: la qualità e l’alta specializzazione che permetteranno di instaurare un rapporto di fiducia a vantaggio del cliente che dovrà far preferire l’acquisto i loco rispetto alle altre forme. Incentivi alla spesa locale poi in varie forme potranno essere discussi direttamente tra commercianti e consumatori in un patto di comunità.
Cultura.
Problema Fondazione Orizzonti. Non può essere l’unico centro riconosciuto di animazione culturale. Ci sono associazioni culturali che bisogna coinvolgere; non solo consumo, ma anche produzione di cultura (musica, teatro, cinema). Incoraggiare la cultura del territorio tutto l’anno: valorizzazione delle erbe e diffusione di saperi botanici che portano anche al riconoscimento e al rispetto dell’ambiente come sistema integrato; recupero di mestieri e di artigianato come forma di condivisione intergenerazionale tra anziani e ragazzi;
valorizzazione delle orchestre presenti sul nostro territorio favorendo scambi e soggiorni. In questo la scuola giocherà un ruolo fondamentale permettendo la fruizione degli spazi anche nell’orario pomeridiano attraverso il coinvolgimento anche delle scuole serali che potrebbero orientare le proprie attività su questi laboratori di comunità. Un altro capitolo andrà scritto su eventuali collaborazioni con l’Università per semestri di alta formazione post diploma e post laurea.