di Paolo Scattoni
Lo abbiamo criticato, ma è tutto da buttar via del quinquennio Bettollini? Direi di no perché ci ha insegnato quello che NON DEVE FARE un sindaco.
Fra quello che si deve fare c’è sicuramente il modo di gestire correttamente l’informazione. La vicenda Villetta è soltanto l’ultimo eclatante esempio è quello della vicenda Villetta, dove addirittura ci si è “dimenticati” di allegare nella pubblicazione all’albo pretorio il contratto con la fondazione Lombardi citato nella determina di assegnazione.
Per molti anni siamo stati vittime della filosofia fa del “non vi preoccupate ci penso io”.
Questo blog è stato creato più di 12 anni fa (all’inizio si chiamava chiusinews) proprio con l’intenzione di un “giornalismo di cittadinanza” che potesse rappresentare un utile diario della comunità locale corredato dalla necessaria informazione.
Gli articoli sono stati qualche migliaio e molti di più i commenti.
Non sta a me dire quanto abbia inciso. Ha rappresentato una memoria che però non è stata sufficiente. Nonostante il blog abbia un motore di ricerca efficiente, non sempre è utilizzato. L’informazione non è efficacemente riportata alla memoria e troppo spesso viene dimenticata
Se ad esempio si digita per la ricerca il termine “fotovoltaico” si trovano molti articoli sull’argomento. Appena pochi mesi fa il sindaco minacciava denuncia per un articolo che secondo il sindaco colpiva l’onorabilità dell’istituzione. Ci fu addirittura una delibera di giunta per la nomina di un legale. Poi tutto saltò.
Rimane però il nocciolo del problema: il Comune non ha riscosso circa 400.000 euro dovuti dai concessionari delle aree.
Chi se lo ricorda? Un numero esiguo. Quei soldi sono entrati nelle casse comunali? Non si sa.
Credo che sia possibile creare una piattaforma che riesca a mettere insieme tanti pezzetti di conoscenza dei problemi e dei processi decisionali, di facile accesso e di facile lettura.
Servirà a qualcosa? Io credo di si. L’incredibile decisione sui locali della Villetta, se non ci fosse stata la conoscenza degli atti faticosamente raccolti, poteva passare senza ostacoli. Ora i lavori sono bloccati. Ci dovranno essere altri sviluppi e si spera che qualcuno si preoccupi di documentarli anche su chiusiblog. Poi, però, chi si ricorderà nel tempo?
Per non trascurare la conoscenza degli sviluppi, una voce “Villetta” di un’ipotetica enciclopedia dei problemi di Chiusi servirebbe a seguire consapevolmente la vicenda,
Si parva licet componere magnis, quello che propongo è una sorta wikipedia dei problemi di Chiusi. Una sorta di enciclopedia che segue le trasformazioni dei processi decisionali e delle loro interrelazioni.
Secondo i miei calcoli una piccola redazione di non più di 7 persone che sacrificano due ore a settimana in questo lavoro di raccolta di conoscenza diffusa, può bastare.
Sicuramente in passato “la memoria collettiva ” era affidata ad una tradizione orale , come tale distorta dal ricordo oppure riservata alle elites che avevano accesso ai documenti. Oggi ,seppur con tutti i limiti che si vogliono attribuire , meno male che esistono strumenti di “conservazione” quali Internet e Blog che attraverso una lettura attenta e non superficiale , permettono una ricostruzione ed una conoscenza consapevole e diffusa . Non vi è dubbio in merito al fatto che il presente ed il futuro si fondano sul passato . Se ,poi, ci sono delle persone che hanno maggiori conoscenze ben vengano se le pongono al servizio della collettività con il loro impegno continuativo, le cose si possono sempre migliorare ma va riconosciuto comunque merito a chi lo ha fatto fino ad adesso…….Della serie meglio che ci siano e ci siano stati che , in nome di chissà quale mancanza di funzionalità , non ci siano stati per niente. Siamo passati da un’informazione elitaria ad un’informazione diffusa . Gli investimenti “non per tutti” farebbero solo fare un passo indietro tornando dal diffuso all’elitario. Dimostrazione di ciò è l’esperienza Konverto collegabile alla fusione della Raiffeisen OnLine e RUN, per le Banche Cooperative dell’Alto Adige. Bucap e Alfresco sono società di digitalizzazione e conservazione , se migliori nessuno impedisce di valutarle , potremmo lanciare in crowdfunding. Comunque qualsiasi sistema non funziona se qualcuno non si prende l’onere di alimentarlo.
Caro Enzo (Sorbera) è sempre antipatico vantare la propria esperienza e i risultati delle proprie ricerche di una vita. Quello che propongo è un metodo con costi vivi del tutto trascurabili e molto efficace se troverà la collaborazione di molti. Il tempo del monopolio dell’informazione sui processi decisionali nella pubblica amministrazione può finire. Chi sino ad ora ne è stato titolare non si deve preoccupare perché l’obiettivo della conoscenza aperta non può non migliorare la qualità delle decisioni.
Tenere a mente, affidarsi alla memoria non è una buona strategia. Sconta parecchi limiti, non ultimo quello dell’età dei “mineiros”. 🙂 Scherzi a parte, il punto debole di un blog e di tutti i “contenitori” similari è proprio la rintracciabilità dei post: se non sono “marcati” o se non utilizzano alcune tecniche, si farà fatica a ritrovare l’informazione e, spesso, quello che cerchiamo non verrà restituito. Poiché non abbiamo a che fare con dati strutturati (quelli che hanno una struttura tabellare, relazionale) né con dati semi-struttrati (ad es., le mail), c’è la necessità di qualche strumento che provveda a strutturare questo tipo di informazione. C’è l’esperienza di Konverto, in Alto Adige, ma non credo che sia replicabile in questo caso (per i costi e per le finalità). Altri strumenti esistono (ad es., Alfresco, Bucap) ma richiedono competenze (e investimenti) non “per tutti”. Non di meno, la necessità di conservare la memoria del blog è reale. Occorrerà un altro sforzo di scienza di cittadinanza…