di Paolo Scattoni
Ho pubblicato su facebook alcune considerazioni sulla catastrofe demografica della Cina, che introdusse la legge del figlio unico nel 1979 durata fino al 2015. Quella misura ha condannato la Cina ad una situazione di invecchiamento della popolazione con gravi conseguenze.
In quell’articolo scrivevo che attualmente l’Italia, anche senza legge del figlio unico, è una situazione ancora più grave. Il nostro indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni. All’inizio 2021: 13.941.531 contro 7.636.545, quindi per ogni giovane quasi due anziani. Per riequilibrare occorrerebbe un flusoo migratorio in entrata di 200/300.000 all’anno per molti anni. Concludevo: “magari quelli che oggi parlano di invasione di immigrati’ dovrebbero farci un pensiero”.
Non l’avessi mai detto. Questo un commento ricevuto: “Fantastico. Mica ricreare condizioni per una vita e un lavoro dignitosi per gli italiani, ma importare chi livella salari e competenze al ribasso, creando disagio sociale e manovalanza per la criminalità organizzata”. Alla mia risposta con i dati nazionali la stessa persona ha messo in dubbio la validità del dato ISTAT.
Allora invito a guardare i dati dell’ufficio anagrafe di Chiusi inviati all’ISTAT che ci dicono che ad inizio 2021 ci sono 275,9 anziani ogni 100 giovani. Quindi se se per l’Italia ci sono quasi 2 anziani per ogni giovane, a Chiusi il rapporto arriva a circa uno a tre.
Poi inviterei il mio critico a considerare che gli stranieri a Chiusi sono circa il 15% (quasi il doppio del dato nazionale). Senza questi immigrati l’indice di vecchiaia sarebbe ancora più grave.
Senza perdere altro tempo con i negazionisti dei dati ISTAT, credo sia saggio cominciare a pensare con una serie di misure e decisioni per l’integrazione.
Degli immigrati a Chiusi la metà sono da paesi dell’Unione Europea, in grande maggioranza rumeni. Questo è un vantaggio perché gli immigrati comunitari possono votare alle elezioni amministrative. Purtroppo quelli che lo fanno sono pochissimi. Il loro assenteismo è un danno per l’integrazione, anche se le forze politiche troppo spesso sembrano non percepirlo.
Perché nelle politiche culturali non si pensa a misure quali quelle di corsi di lingua dei paesi di origine. In passato qualcuno ha proposto che ci potrebbe essere importante pensare a spettacoli teatrali e musicali che consenta l’incontro.
Personalmente negli anni passati ho avuto modo di apprezzare il contributo di studenti stranieri all’iniziativa di Laboratorio Ambiente dell’Istituto Valdichiana finanziato dall’Autorità per la Partecipazione della Regione Toscana. La formazione tecnica e professionale nella cultura delle famiglie immigrate non è considerata meno di quella classica. Anche di questo si dovrebbe tenere conto. Vediamo se la politica locale e l’amministrazione comunale ne terranno nel dovuto conto.