ricevuto da Agnese Mangiabene per Possiamo
Domani, domenica 31 luglio, sarà presentata in conferenza stampa la mostra fotografica “Questo è tutto – 86 giorni nell’acciaieria azovstal” di Dmytro Kozatsk, nome di battaglia “Orest” organizzata dal Cinefotoclub i Flashati, in collaborazione con Comune della Città di Chiusi, Fondazione Orizzonti d’Arte e Pro Loco di Chiusi.
Sono giorni che se ne parla attraverso mezzi stampa, ma anche per le vie del paese: le perplessità sono legate all’autore della mostra, personaggio sicuramente controverso, appartenente ad un’organizzazione prima paramilitare, poi integrata nella guardia nazionale, dichiaratamente nazista, responsabile di crimini verso i russofoni. Il club i Flashati ha fornito spiegazioni relative all’aspetto artistico e tecnico dell’opera e questo non può essere messo in discussione. Ma c’è tutta una parte relativa all’aspetto politico, contestuale e storico che vale la pena approfondire e dovrà essere chiarito dagli organizzatori e ospiti dell’intervento: Fondazione, Pro Loco e Amministrazione Comunale.
Dmytro Kozatsk sarà anche un bravo fotografo e, come ribadito dai Flashati, “il focus dell’iniziativa tende a concentrarsi sulla componente umana”, ma, come detto, non è una persona qualunque e la sua connotazione politica e l’ appartenenza al battaglione Azov, pongono alcuni problemi.
Il nostro gruppo è assolutamente lontano da certe posizioni e chiede fortemente che la scelta della mostra venga chiarita, spiegata, contestualizzandone in modo opportuno il significato e la natura dell’autore.
Tutto questo per permettere di non confondere il valore di un’opera artistica rispetto all’eventuale connotazione politica della stessa, per evitare la propaganda di valori antidemocratici o comunque dissonanti rispetto a quelli in cui ci riconosciamo.
X Luca (Scaramelli)
Vista la delibera che è del 2 agosto .
XLuca (Scaramelli) Concordo. Il silenzio di alcune decine di guerre sparse per il mondo è uno scandalo. Ho recentemente cambiato giornale per questo. Ora leggo Avvenire che è l’unico che in Italia ne parla. I silenzi hanno riguardato anche quella in Donbass dal 2014. Secondo gli ucraini le due repubbliche fanno parte dell’Ucraina secondo un trattato sottoscritto quando l’Ucraina rinunciò alle armi nucleari e ne consentì il trasferimento in Russia. Questo assetto non è stato riconosciuto dalle popolazioni russofone delle due repubbliche, da qui la guerra. Dei 14.000 morti di otto anni di guerra 8.000 sono i soldati mandati per la repressione. Non ho una posizione su chi abbia ragione o torto nella disputa e penso che ci doveva essere una soluzione negoziata.
Ti invito a considerare la dimensione di ciò che è avvenuto dopo. In cinque mesi di guerra (o operazione militare speciale)ci sono state decine di migliaia di morti almeno 4 volte di quelle degli otto anni precedenti. Non so quanto siano attendibili le stime di Kiev che parla di più di 40.000 soldati russi morti. Poi ci sono quelle dei soldati ucraini. Gli stessi ucraini hanno ad un certo punto scritto di 300 caduti al giorno nelle loro file. Poi ci sono i morti dei civili. Anche in una valutazione del tutto prudenziale si può stimare in 50.000 morti complessivi. Dei feriti non parliamo.
Che senso ha oggi discutere chi è più “nazista” fra le parti? Non mi importa troppo. Ora il tempo della pace. Discutiamo di questa. Poi sarà il tempo del giudizio sui criminali di guerra.
Caro Paolo (Scattoni), la narrazione della guerra è sempre di parte, mancano anche le migliaia di morti dal 2014 ad oggi nel Donbass, per una guerra che i media occidentali in questi 8 anni hanno rimosso.
Io non sono né filorusso, né sostenitore di Putin, sono per la giustizia e la verità. Le appartenenze di parte non mi riguardano e non mi interessano quando si parla di vite umane.
Per Rossella Rosati:
C’è una delibera di giunta sulla partecipazione del comune.
Come temuto, purtroppo, la polemica sui social si è incentrata sulle “simpatie” (vere o presunte) di Dmytro Kozatsk per l’ideologia nazista. Manca soltanto qualcuno che ricordi le simpatie naziste di Dmitrij Valer’evič Utkin comandante del gruppo Wagner che raccoglie mercenari combattenti per la Russia.
Quello che manca veramente nel dibattito sulla guerra (mi perdoneranno i filorussi se non la chiamo “operazione militare speciale”) sono le decine di migliaia di morti in cinque mesi. In questo per me sono ugualmente vittime i soldati russi morti pescati fra i giovani coscritti così come uomini, donne e bambini ucraini morti per la follia di chi pensa ancora all’impero zarista.
Leggendo l’articolo del 31/07/2022 pubblicato su Repubblica ed avendo dato un’occhiata all’Albo Pretorio mi sembra che la mostra fotografica sia passata più attraverso la Fondazione che non attraverso delibere comunali . Ora è vero che la Fondazione è interamente partecipata dal Comune che dovrebbe esercitare una funzione di controllo ma è anche verso che ha organi gestionali propri.
Ricevuto stasera e subito pubblicato. Io spero che questo comunicato di Possiamo possa sollecitare un confronto costruttivo e pacato. Speriamo di non sentire polemiche su chi sia più “nazista” fra il battaglione ucraino Azov o quello russo Wagner.
Nelle acciaierie erano asserragliati non soltanto soldati, ma anche una parte della popolazione della città. Ci sono stati morti e feriti. I crimini lì come nel resto dell’Ucraina si spera vengano indagati ed eventualmente sanzionati a guerra finita. Purtroppo di criminale in questa guerra ce ne sono stati e ce ne sono tanti.
Detto questo vorrei chiedere ai due consiglieri di Possiamo se abbiano presentato un’interrogazione in proposito, visto che a quanto afferma il comunicato se ne parla da giorni.