Nel dibattito sulla banca locale vorrei dissentire da quanto sostenuto da Paolo Scattoni riguardo alle “priorità” che portarono alla fondazione della banca stessa nel 1908 quando dice che essenzialmente erano quelle di dover ”contrastare lo strozzinaggio”.
Quelle condizioni di miseria che vengono ricordate e che provocavano lo strozzinaggio esistevano da sempre ed è inutile negarlo. Il conservatorismo agrario e padronale aveva prodotto stati di indebitamento fra contadini poveri, affittuari ed anche piccoli proprietari che vedevano costantemente erosi i loro magri beni con la fame che letteralmente imperversava nelle famiglie.
Indubbiamente l’opera ”politicamente intelligente” della Chiesa in quel clima ed anche successivamente, per lunghissimi anni, è stata quella di sminuire fino quasi a far scomparire dalla storiografia attuale quella situazione di fondo, elevando come priorità assoluta il problema della creazione delle ”Casse” adducendone la ragione del contrasto dello strozzinaggio con la creazione appunto della fondazione di ”cooperative bianche” e relegando a motivi secondari quasi deboli ed inesistenti quelli del pericolo che rappresentava per l’organizzazione ecclesiale la nascita e la diffusione delle cosiddete ”Leghe” poi divenute in seguito ”Cooperative Rosse”.
Tale problema rappresentava per una parte dello schieramento economico e politico legato direttamente agli interessi agricoli e fondiari un ostacolo. La Chiesa fornì l’opera etica e di ”cosmesi politica” e si spese con energia arrivando a creare anche le organizzazioni di mutua solidarietà quali anche le ”Casse Rurali di Prestiti” come fu per quella di Chiusi, nata sì da reali bisogni di singoli, ma mai prescindendo dall’indirizzare gli adepti al superamento dei legami e vincoli politico-economici che tenevano legati indissolubilmente i contadini alla proprietà della terra, anzi sempre oculatamente ”ammansendo” il loro desiderio di progresso e di rivolta verso situazioni che potevano trascendere e mettere in pericolo la supremazia dei padroni, (ed era una supremazia di stampo medioevale, ancora negli ultimi anni dell’800, questo va ricordato).
Quindi il dilemma della Chiesa era quello di poter ”continuare ad amministrare le anime e le coscienze delle genti più povere ed umili” come aveva sempre fatto. Come si può leggere a pag. 46 del volume Un secolo, una banca edito da BCC ”i socialisti mal sopportavano la nascita di enti di tale natura” poichè ”il vero potere economico era quello padronale di una economia agricola” che era teso a contrastare il sorgente potere socialista. All’interno di questo schieramento di interessi costituiti da secoli, la Chiesa cattolica recitava un ruolo preponderante e le cose non si debbono confondere: il potere vero reagisce quando vede il sorgere di un pericolo ed il pericolo nascente era quello socialista che intendeva rimuovere i privilegi dei padroni della terra, altro che come si recita nel volume!
In questa lotta gli agrari (in Umbria ce n’erano anche di stampo diverso da quelli della Toscana anche se le regole della proprietà erano sostanzialmente le stesse), come sempre, avevano trovato nelle diocesi il loro più forte alleato: la figura del prete che ”ammansiva e sconsigliava le istanze sovvertitrici dell’ordine consolidato da secoli”. Ben altro quindi dallo ”strozzinaggio”! Il vero pericolo era quello che le ”Leghe” di stampo ”socialista” sottraessero adepti e consenso a quelle bianche indirizzate e dirette dalle Diocesi.
Il che colora di ben altro significato tutto il fermento e la la ”lotta sociale” nelle campagne che avevano visto sia nel 1904 e 1905 i primi scioperi strappando ”l’apoca colonica” e cioè il primo contratto mezzadrile. Altro che contrasto dello strozzinaggio….ed a conferma di questo, ed è verità storica oggettiva ed incontrovertibile, i preti almeno nella nostra zona (Umbria e Toscana) ammansivano i contadini e li sconsigliavano vivamente di assumere quelle forme di lotta che li avrebbero visti vittoriosi e conquistare la maggioranza politica in molti comuni sotto l’emblema del socialismo.
A Chiusi ci sarebbero poi stati in seguito Oreste Venturini, Cacioli, a Città della Pieve Arduino Fora,ecc…Faccio notare che in molti paesi gli adepti alle Cooperative Bianche furono invitati a votare per gli agrari nelle elezioni comunali e questo era il segno chiaro di quali interessi erano difensori i vertici cattolici. Subito dopo le ”cooperative bianche” videro un crollo di consensi e molte si trasformarono in ”rosse” con passaggio di centinaia e centinaia di iscritti da quelle loro a quelle socialiste. Questo non lo dico io ma lo dice la storia e le cronache dell’epoca. Il fenomeno di contrastare lo strozzinaggio anche se ci fu era di secondaria importanza rispetto alla paura di perdere un predominio durato secoli. Quindi è bene dare all’oggettività storica il posto che le compete specialmente in un periodo di revisionismo storico che ha permeato la sinistra e che l’ha letteralmente decomposta.
Caro Carlo, a proposito della decomposizione della sinistra ti segnalo un caso assolutamente vergognoso. Correva l’anno 2004 e mentre facevo la spesa alla coop di Prato ho sentito alcuni dipendenti insultare a parlare male del proprio datore di lavoro, senza che nessun responsabile intervenisse. Mi chiesi: ma com’era possile che l’Uniocop selezionasse persone di tal genere, prive di qualunque etica professionale, di educazione, di rispetto per i soci, e lontani anni luce dai valori della cooperazione. Gente di basso profilo culturale, politicamente ed eticamente lontana dagli insegnamenti e dai principi dei vecchi cooperatori che tanti sacrifici e tante sofferenze avevano dovuto affrontare per combattere i soprusi dei potenti, negli anni bui del fascismo e del dopo guerra. Pensa che mia suocera e sua sorella hanno lavorato per più di trentanni nella piccola Coop di Ciciano, frazione del comune di Chiusdino (Siena), con un attaccamento ed uno spirito di servizio veramente ammirevoli, mente oggi molti dirigenti del Pd rinnegando gli insegnamenti del Grande Enrico Berlinguer, prendono le mazzette, dirigono appalti, e occupano tutte le pieghe della società! Feci presente la situazione al direttore generale dell’Unicoop di Scandicci il quale sai che mi disse? Mi disse che le cose erano cambiate e non si poteva più chiedere alla gente come la pensasse! Hai capito? Così le Coop che sono state fondate dai comunisti e dei socialisti, si trovano oggi in mano a squallidi opportunisti senza dignità che hanno svenduto un patrimonio di valori e di ideali ineguagliabile. Questa è la storia della sinistra, che passa anche dalla cooperazione, ormai irrimediabilmente inquinata e compromessa. Per il resto, a parte la pressione sempre ben controllata sto bene. Un abbraccio tuo
Emanuele