Povertà: Lettera aperta al sindaco di Chiusi

di Claudio Provvedi*

Carissimo dott. Scaramelli;

prima Le dico una cosa positiva: sono contento che si sia accorto che la povertà a Chiusi esiste, che intende prenderla in considerazione e che intende fare qualcosa. E’ già un passo avanti… in passato c’è stato anche chi, i poveracci, li denunciava perché dormivano abusivamente, per sopravvivere al gelo, in locali dismessi.

Ma veniamo a quello che non va:

alla festa de l’Unità,  la settimana scorsa, dopo averci manifestato la sua commozione e la sorpresa  per “certe situazioni”,  ci ha annunciato che intende studiare l’opportunità di aprire una “mensa per i poveri”.

Questa cosa, se fatta sul modello delle mense esistenti presso le “caritas” che conosciamo nelle grandi città,  da noi diventerebbe un orribile ghetto. Lo stesso discorso vale per i “dormitori”.

La povertà non si aggredisce in termini di assistenza e fornitura di beni e servizi, soprattutto oggi, con i tempi critici che ci vengono incontro.  Essa è un ambito economico e politico di primario interesse. E’ un fattore di sviluppo generale del territorio.

I poveri sono quelli che per vivere hanno bisogno degli altri. Sono quelli che rendono gli altri importanti. Più di tutti gli altri sono aperti a costruire “relazioni”,  amicali, economiche ….umane. Essi sono capaci di infrangere il muro di solitudine e di individualismo che è il primo elemento di “sfiducia” nel futuro. E che di un problema di fiducia si tratti, riguardo anche alla crisi mondiale, non siamo noi a dirlo!

Abbiamo molte idee in testa da proporre alla nostra città. Molto si può fare anche in ambito locale. All’allora assessore Simona Cardaioli, circa un anno e mezzo fa cercammo di spiegarlo. Alcune cose sono state proposte alla reggenza del PD perché fossero inserite nel programma elettorale. Anche ai consiglieri della “Lista Primavera” abbiamo parlato così.

Se ci permettiamo di parlare da “maestri”, rendendoci  anche antipatici, non è perché siamo più intelligenti degli altri, ma perché, vivendoci  un po’ dentro, conosciamo le cose. Quelle che proponiamo, poi, non sono “trovate” geniali di qualcuno di noi, sono il frutto di un’applicazione sapiente della dottrina sociale della Chiesa alla nostra realtà locale.

La prego, sig. Sindaco,  facciamo in modo che la questione “povertà”  entri nell’ agenda politica di Chiusi con il peso che merita.  Ho scritto a Lei per parlare anche agli operatori economici, alle associazioni territoriali, alle famiglie di Chiusi.

Il problema non è solo suo o del direttore di una banca, è quello di una mentalità che ci prende tutti. Ciò di cui abbiamo tutti bisogno è una conversione di pensiero, una purificazione di linguaggio, una novità di azione!

*responsabile della fraternità René Hagen

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4 risposte a Povertà: Lettera aperta al sindaco di Chiusi

  1. carlo sacco scrive:

    E chi può dar torto al tuo discorso caro Provvedi? Il guaio è che se ce n’è uno ogni 100.000 che osserva e propone di investire in un valore alto come quello della comunità, l’esempio corrente degli altri 99.999 è lì tutti i giorni a ricordare che, pur meritevole e coinvolgente dal lato morale, cristiano e solidaristico, esiste parallelamente anche ”l’etica del mercato” dove siamo immersi e che produce l’esatto contrario girando molto più velocemente del tuo motore.Quando mi rispondi che se ”gli ingranaggi girano in un certo senso è perchè trovano consenso nelle nostre teste”, dici la verità ma ti sei mai chiesto la ragione profonda ed il perchè di questo? Pensi davvero che con il far sentire la solidarietà ed instradando il ”sentire religioso” nelle persone tutto questo possa cambiare il mondo? Non voglio sputare sentenze e scoraggiare la tua azione ma migliaia di esempi encomiabili come il tuo ci sono stati in passato e ci saranno ancora in futuro, ma ciò che segna il modo di pensare delle persone e della stragrande maggioranza di queste è il modo di come si procurano da vivere. E’ quel modo lì (materialismo storico in pratica) che fà il modo di pensare, lo forma, fà compiere azioni e segna la vita delle persone.
    Tu costituisci un esempio e ti discosti per certi versi da ciò che questo sistema produce anzi dici che investi in futuro. La spiaggia è fatta di granelli di sabbia beninteso, ma hai visto quando arriva l’onda dove porta i granelli?
    (…)

  2. Caro Carlo (Sacco), gli ingranaggi di cui tu parli, se girano in certo verso è perchè trovano consenso nelle nostre teste. Se io, parlo della mia esperienza, decido di adottare due figlie, secondo te compio un atto economico o no? Investo risorse o no?
    Il fatto è che in questo caso metto in gioco un tipo di ricchezza che non si può contabilizzare: relazioni, affetti, questioni di senso, comunione fra persone. Invece di risparmiare e mettere da parte un gruzzolo per la vecchiaia, spenderò tempo, energie, intelligenza e danaro per lo sviluppo di quella comunità di persone che è la famiglia di cui sono responsabile. I soldi sono utili se fanno “comunione”, come “sicurezza” sono inaffidabili. Con i tempi che ci vengono incontro, dobbiamo essere consapevoli che abbiamo a disposizione una ricchezza incommensurabile di intelligenze, umanità, capacità relazionali…. che non essendo “contabili”, vanno sprecate. Si impone il problema di pensare e gestire una “economia integrale”.

    .

  3. lucianofiorani scrive:

    Temo che con la “Povertà”, in tutte le sue declinazioni dovremo imparare a confrontarci, nostro malgrado.
    L’approccio che propone Provvedi è convincente: inserire la questione nell’agenda politica del nostro comune.
    E servirà che non solo la politica ma anche gran parte del volontariato presente a Chiusi focalizzino meglio la questione per calibrare gli interventi sulle nuove necessità.
    Se vogliamo che il tessuto civile non si laceri completamente tutti noi saremo chiamati a fare la nostra parte, con generosità, intelligenza ed efficacia.
    E’ ormai questa la sfida dei tempi che viviamo.

  4. carlo sacco scrive:

    Claudio il tuo esempio di persona è ”inattacabile” poichè quando una persona è coerente con ciò che ha dentro diventa quasi un simbolo. Non è una tua pontificazione la mia, -sarei ridicolo- ma essendo molto d’accordo con te sulle ”relazioni umane” che rappresentano ciò che servirebbe sul sociale per superare molti stati di povertà, rimango molto perplesso e disilluso quando mi parli della dottrina sociale della chiesa che a parer mio incentra e costituisce l’esempio della vocazione personale dei singoli individui intesi come comunità e protesi verso di essa.
    Ma pensi davvero che dentro questo sistema economico che ha pervaso tutto il mondo fino a fare la guerra proprio ai poveri coi colonialismi vecchi e nuovi e che mette in atto tutti gli strumenti della conservazione delle classi, si possa eliminare la povertà con l’esempio di singoli anche se quest’ultimi fossero milioni?
    L’individuo che è povero, certo che abbisogna di tutto ed in massima parte di avvertire la solidarietà degli altri, ma occorre -secondo me- che gli ingranaggi che riproducono e spartiscono la ricchezza girino in senso inverso da come girano oggi.

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