di Severino Mignoni
Il ricordo di Francesco Crezzini mi riporta alla mente stranamente? straordinariamente? – la vicenda biblica di Giacobbe che per una intera notte lotta con un personaggio misterioso, che si rivelerà poi essere Dio. Da quella lotta Giacobbe riporterà la slogatura del femore (che suona quasi come una sconfitta) ma Dio stesso affermerà: “Hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto”. Per amore – perché su Giacobbe ha un disegno di salvezza – Dio assegnerà la vittoria proprio a Giacobbe.
Anche Francesco è stato un lottatore. Specialmente in queste ultime settimane, quando la malattia era diventa uno stillicidio e gli stava rubando le forze giorno dopo giorno.
Francesco è stato un vulcano. Di idee, di iniziative, di realizzazioni. Non ha mai detto “armiamoci e partite” ma “armiamoci, parto io per primo”. Ultima sua realizzazione è l’ “impresa sociale don Pipparelli”, in ricordo – e sull’esempio – di don Domenico Pipparelli che a Chiusi dette inizio a tante attività. Per Chiusi, basti ricordare l’allora Cassa Rurale di Prestiti, ora Banca Tema (dove Francesco ha lavorato). L’impresa sociale, di cui Francesco era il Presidente, vuol essere un’occasione di lavoro non solo per gli immigrati ma anche per i residenti che vivono situazioni di disagio. E sempre a proposito di lavoro, è giusto ricordare come Francesco prese il part time – e lo fece per diversi anni – proprio per dedicare più tempo al Centro parrocchiale ed ai ragazzi che lo frequentavano. Non era un part time ad uso personale (diciamo così) ma era un part time di volontariato per dedicarsi ai ragazzi ed alle loro attività. All’epoca il Centro parrocchiale era un pullulare di giovani. E pensando a tale scelta di vita – che comportava anche un sacrificio economico – come non ricordare i viaggi del sabato pomeriggio per andare a prendere i ragazzi per portarli poi al catechismo? Prima che diventasse invito ufficiale, Francesco aveva fatto suo il proposito del Papa ad uscire dalle sacrestie: Francesco andava per le case, non rimaneva in attesa.
Dire Francesco, è dire anche Confraternita di Misericordia. Di gennaio di questo anno suo l’appello su whatsapp per aumentare le iscrizioni, e dell’aprile – sempre con whatsapp – la riflessione sulla veste storica della Confraternita, quale segno distintivo di un servizio senza corrispettivo. Riflessione che oggi ha il valore di un testamento spirituale.
Se la Corale del Duomo ancora oggi rende più sentite – e belle – le liturgie del Duomo è merito anche di Francesco. E lo stesso vale per la Filarmonica, che lo ha visto dinamico presidente per diversi anni. La nostra cittadina, nel tempo, ha espresso tante belle iniziative che suscitavano ammirazione nei paesi vicini. Ne cito una per tutte: il Sing In, che negli anni Settanta spopolava e suscitava simpatie non solo a Chiusi. Era un folto gruppo di amici, che cantando sprizzavano la voglia sia di vivere sia di diffondere un messaggio di pace. Erano gli anni della contestazione, e (senza fare il nome della voce solista) come non ricordare “When the Saints Go Marching In”, ovvero “O Signore come vorrei che ci fosse un posto per me”. Anche Francesco era un forte animatore del Sing In.
Attivo poi, da par suo, nelle processioni (particolarmente in quella delVenerdì Santo), nella Comunità del Cammino Neocatecumenale (fu fratello della prima Comunità che se ben ricordo si formò nel 1974), nella conservazione e (pagando di tasca propria) nel restauro delle edicole mariane della nostra Chiusi. E attivo anche nel proporre la recita del rosario nel mese mariano proprio in quelle edicole. E poi, infaticabile nel Comitato delle Feste Patronali, e negli Appollaiati.
Con accortezza, al lago, in una centralina dell’energia elettrica, non moltotempo fa posizionò l’immagine di santa Mustiola. Da buon chiusino comprese che bisognava rendere omaggio alla patrona proprio nel posto che – secondo una bella tradizione – fu per Mustiola il primo approdo dopo la fuga da Roma, causa la persecuzione.
Francesco – Granduca o Mattaccino come ti chiamavamo – ora santa Mustiola ti abbraccia e intercede per te per quel tuo gesto, semplice ma di significato. Francesco non disdegnava poi di fare alla caritas parrocchiale il manovale, quando c’erano da sistemare i generi alimentari provenienti dal Banco Alimentare.
Pensando a Francesco, ed alla passione che aveva per questa sua chiesa,mi sembra opportuno ricordare suo babbo Cristoforo (burbero benefico!), sua mamma Dina e suo fratello Stefano. Una intera famiglia a servizio di questa comunità parrocchiale. Francesco, hai onorato la tua famiglia di origine e quella che ti sei formato donando le cornee: generoso fino all’ultimo.Santa Mustiola, martire e patrona, ti affidiamo le nostre sofferenze.
L’ala severa della morte, come diceva don Tonino Bello, in questi ultimi mesi è volata sopra di noi più di una volta.Santa Mustiola, ti affidiamo Francesco. Accompagnalo davanti al Trono dell’Altissimo, dove “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno” come ci ricorda l’Apocalisse, e come Francesco merita per il tanto bene che ha fatto.
Ricordo bello e meritato questo scritto da Severino.
Ma aggiungo, che Francesco sicuramente si sarebbe meritato di essere lasciato ancora a lungo a “soffrire le pene terrene”, se non per lui soltanto, per quanto la sua permanenza avrebbe potuto essere di aiuto alla nostra comunità. Purtroppo la vita e la morte funzionano così e dobbiamo accettare la perdita con rassegnazione.
Un pensiero per la tristezza della famiglia, che più di ogni altro sentirà la sua mancanza