I duecento anni della Banda di Chiusi. Una recensione.

di Severino Mignoni

Recentemente, presso il Chiostro di san Francesco a Chiusi città è stato presentato il volume “Duecento anni suonati” che celebra,appunto, i duecento anni dalla fondazione della locale Banda musicale.

Il volume, di 120 pagine in elegante veste grafica curata dalle Edizioni Luì, è opera di Enzo Sorbera che, attingendo all’Archivio Storico del Comune di Chiusi ed a varie pubblicazioni, traccia la storia della Banda, ora Filarmonica Città di Chiusi.

Il testo è scorrevole e avvince il lettore. La prosa del racconto a volte si intreccia con un pizzico di delicata umanità, come quando l’autore narra della signora in gravidanza che mentre il marito (futuro sindaco di Chiusi) sta suonando al funerale del maestro Giovanni Monni (siamo nel 1959) sente rompersi le acque, e di lì a poco dà alla luce una bambina.

Tanti gli aneddoti, quindi, ma anche le vicende storiche, ben illustrate con documenti e foto d’epoca. Celeberrima la presenza, nel primo dopoguerra, di due formazioni musicali: la banda rossa e la banda bianca. La riunificazione o pacificazione, come scrive un settimanale di quel tempo, delle due bande – “l’una dipendente dal partito popolare, l’altra dal partito demo-socialista” – avviene nei primi mesi del 1921. La nuova banda fa una delle sue primissime uscite il 3 luglio del 1922, in occasione della festa patronale. Il volume di Sorbera riporta il volantino/programma delle musiche suonate per l’occasione. La Banda, in quegli anni, era diretta da Omero Carraro, che aveva suonato come violinista con Arturo Toscanini.

Per una migliore comprensione della storia della Banda, il volume si apre con un excursus sulla genesi di queste formazioni musicali, che è prettamente militare, e si chiude con una nota sul Movimento Ceciliano, nato sotto Pio IX, che auspicava un ritorno al gregoriano ed alla polifonia di Pierluigi da Palestrina.

Tra tanta storia, l’autore ha dato spazio anche all’attualità con ben sei interviste/testimonianze. La prima è riservata a Fabietti Livio, musicante nel 1950 con il maestro Giovanni Monni, e padre di Roberto, attuale direttore della Filarmonica.

Scorrendo l’elenco dei musicanti, sia quelli in attività sia quelli a riposo, si notano padri e figli, nonni e nipoti, per dire come la “banda” riesce a trasmettere “armonia” anche tra le generazioni e nelle relazioni sociali. Il che, dati i tempi, è di particolare valore.

Il Presidente della Filarmonica, Maurizio Gherardi, chiude la sua presentazione al volume citando la frase: “La musica è Dio che sorride all’uomo”. Beethoven affermava che “Dove le parole non arrivano… la musica parla”. Forse perché tocca prima i sentimenti, e poi la mente. E forse, proprio per questo, il volume è dedicato a Francesco Crezzini, che nella Filarmonica – di cui è stato presidente – vi ha messo il cuore e tante energie.

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Una risposta a I duecento anni della Banda di Chiusi. Una recensione.

  1. enzo sorbera scrive:

    Grazie. Sintesi precisa e puntuale. “Duecento anni suonati” ha suscitato un buon interesse, visto che le copie del volume si stanno esaurendo rapidamente; chi fosse interessato ad averne una può contattare Maurizio Gherardi.

I commenti sono chiusi.