Scuola superiore di Chiusi. Una modesta proposta

di Paolo Scattoni

Mi avvicino al tema della scuola superiore di Chiusi con il massimo rispetto. Come molti concittadini sono interessato al buon funzionamento dell’istituzione e al suo successo, ma allo stesso tempo non è detto che sia a conoscenza dei suoi problemi di funzionamento e contenuti.

Siamo, però, agli inizi del nuovo anno scolastico. Per la scuola superiore di Chiusi può essere opportuno capire se gli tutti, compresi i semplici cittadini, sianointeressati capire se sia possibile saperne di più e magari proporre iniziative.

È cambiato il preside (mi piace ancora chiamarlo così, invece di dirigente scolastico), è possibile fare un bilancio di quello uscente? È stato un suo merito quello di avere difeso e garantito l’autonomia dell’istituto. Basterebbe ricordare il ricorso al TAR, quando c’era stata l’iniziativa del Comune nel concedere i locali di via della Villetta alla Fondazione Lombardi. C’è anche da ricordare le numerose conferenze aperte al pubblico su temi e conferenzieri importanti.

Accanto a questi indubitabili meriti, c’ è da segnalare anche qualche limite dovuto probabilmente all’insufficiente conoscenza degli aspetti relativi al mercato del lavoro della Valdichiana per i diplomati.

Fatta questa premessa mi permetto di proporre un’iniziativa: la creazione di un’associazione di amici della scuola di Chiusi capace di raccogliere contributi di idee e iniziative a margine della attività di insegnamento. Immagino un’associazione alla quale possano partecipare docenti, ex docenti, studenti e loro familiari, ex studenti, ma anche imprese, associazioni e cittadini interessati.

In base a quanto è stato possibile osservare delle attività della scuola ecco un primo elenco delle possibili attività.

  1. Valorizzazione dell’immagine della scuola. Il Conservatorio di Santo Stefano ha una storia di oltre duecento anni. La nostra indimenticata concittadina Serenellla Macchietti coordinò un lavoro di ricercatori locali sulla storia dell’istituzione. Non credo ci siano molte scuole in Italia che possano vantare un così lungo curriculum ( duecento anni!!!). Perché non ripubblicare quel volume, ecco un possibile compito per l’associazione.
  2. Temi da sviluppare. Il progresso tecnologico richiede un aggiornamento continuo che i programmi ministeriali non sono sempre in grado di recepire con la necessaria tempestività Qualche anno fa la scuola ebbe un finanziamento dall’Autorità Regionale per la partecipazione un progetto di scienza di cittadinanza intitolato ” Laboratorio ambiente”. Ero all’epoca uno dei tre membri dell’Autorità e quindi incaricato a monitorare il progetto che era aperto anche agli esterni. Un grande successo ( https://www.chiusiblog.it/?p=31081 ). Basterebbe poco per organizzare esperimenti del genere a costi contenutissimi.
  3. La creazione di un fablab. Si tratta di un passaggio necessario per arrivare alla creazione di startup, di imprese innovative. La previsione di uno spazio per startup che in passato è costato a Regione, Comune e banca locale non è mai decollato perché è mancato il substrato necessario di giovani interessati a quei temi. La scuola ha in dote locali dell’Ente Santo Stefano. È possibile pensare ad un laboratorio con attrezzatura che un singolo non si può permettere come stampanti 3D, che apra almeno un pomeriggio a settimana con un tutor che controlli il rispetto delle norme di sicurezza e l’uso delle attrezzature? Diventerebbe un ambiente dove si incontrano gli interessi a queste tecnologie. È da qui che possono nascere idee per startup.

Queste sono soltanto alcune delle possibili iniziative. Si dovrebbe interessare il nuovo preside e l’intero personale per un possibile via libera.

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Una risposta a Scuola superiore di Chiusi. Una modesta proposta

  1. Rita scrive:

    Non conoscendo la realtà dell’Istituto Einaudi, il mio commento si basa sull’ esperienza lavorativa maturata in ambito scolastico, in particolare in quello dirigenziale. Ogni proposta che perviene dall’esterno tesa a migliorare l’immagine di un Istituto o a potenziare, sollecitare intelligenze e creatività degli allievi, con ricadute positive sia per il territorio che per gli studenti, non può che considerarsi positiva. Ciò premesso, devo ammettere che per qualsiasi preside (reggente in particolare), il primo anno, è difficile intervenire subito con una progettualità che vada oltre la quotidianità. Occorre tempo per comprendere gli aspetti positivi presenti, ma anche i problemi da risolvere e quindi le priorità da definire e gli obiettivi da raggiungere. Deve inoltre conoscere l’utenza e le risorse umane a disposizione, individuare professionalità che desiderino andare oltre la lezione cattedratica e mirare a progettualità come quella già effettuata (sarebbe interessante scoprire i risvolti applicativi avuti) o la terza proposta. Deve trovare poi interlocutori istituzionali o cittadini esperti in materia oltre ai finanziamenti e risorse materiali. Condivido comunque pienamente che, in particolare, le scuole professionali o tecniche, debbano mettere i giovani in grado di utilizzare conoscenze disciplinari e tecnologiche per ricercare, sperimentare soluzioni ai tanti problemi che affliggono anche la nostra realtà: da quelli ambientali a quelli occupazionali.

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