Piano strutturale: previsioni realistiche contro lo sviluppo? (IV parte)

 

di Paolo Scattoni

Ieri alcuni amici, commentando i miei ultimi articoli sul piano strutturale mi hanno chiesto:

“Siamo d’accordo con te, ma noi siamo addentro alle questioni. Come potrai invece ribattere alle solite voci che queste tue/nostre posizioni sono contro lo sviluppo? Le persone meno informate possono essere influenzabile da un argomento del genere. Hai voglia a dire che le maggiori previsioni non portano sviluppo. Questo è stato sempre detto e questo è stato sempre creduto”.

Sarò un illuso ma io credo nella ragionevolezza e cerco di fare un ragionamento proprio con i dati che sono presenti nel quadro conoscitivo del nuovo piano. A pagina 90 della relazione urbanistica del quadro conoscitivo si riportano i dati delle autorizzazioni rilasciate dal 2002 al 2007:

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Allora se noi proiettiamo le passate autorizzazioni per 15 anni (un termine forse anche troppo lungo) abbiamo un fabbisogno 73.500 metri cubi che può essere agevolmente assorbito dal potenziale recupero di volumi e aree dismesse. Meno del 25% di quanto invece il cosiddetto documento apocrifo prevede.

A questo punto gli interessati alle “grandi previsioni” potrebbero suggerire al cittadino inesperto: “Ebbene che male c’è? dove c’è il più ci sta anche il meno”. Ma anche il più sprovveduto dei cittadini capisce che non è così. Basta vedere quante case sono ormai non utilizzate perché c’è stato un eccesso di offerta. E’ forse per questo che un’indagine anche approssimativa sulle case vuote non è stata mai fatta. E’ un dato che ci fornirà il censimento della popolazione di quest’anno, ma quei dati potrebbero arrivare troppo tardi.

(Continua)

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8 risposte a Piano strutturale: previsioni realistiche contro lo sviluppo? (IV parte)

  1. pscattoni scrive:

    Magari trent’anni soltanto! La mala urnanistica di Chiusi risale al 1965 (fra poco possiamo dunque organizzare il cinquantennale), quando il PRG di un bravo urbanista (per altro già in parte condizionato da i soliti noti) fu buttato alle ortiche. Se volessimo andare a scavare, sull’urbanistica la sinistra di Chiusi ha discreti scheletri nell’armadio.

  2. marco lorenzoni scrive:

    La risposta alla persona citata da Paolo Micciché deve/diovrebbe darla la politica… E sono 30 anni che l’unica risposta che la politica ha dato a Chiusi è fatta di varianti, variantine e lottizzazioni “a richiesta”. Mi verrebbe un’altro termine, caro ad un bravo allenatore di calcio scomparso troppo presto: “ad minchiam”.
    L’equazione poi è facile, anche la politica è stata fatta “ad minchiam” in questo paese…

  3. pscattoni scrive:

    I risultati della conferenza di Rio del 1992 sono un po’ come la carta dei diritti dell’uomo se ne deve parlar bene, ma sono poi in troppi a negarla nella pratrica. Non credo si possa negare a uno sperduto villaggio dell’Africa l’uso di un generatore per evitare che si immetta in atmosfera CO2. Giustamente ci verrebbe detto di guardare prima in casa nostra.
    Non ricordo il saggio di Cederna, ma io credo che il concetto di sviluppo sostenibile come contratto fra l’attuale e le generazioni future è un risultato impoortante che deve essere difeso nonostante le interpretazioni ambigue che se ne fanno.
    L’urbanistica a Chiusi ha superato la soglia della sostenibilità ormai da lungo tempo. Un obbrobrio come lo sviluppo di Pozzarelli, tanto per fare un esempio fra i moltissimi possibili, è qualcosa di cui i giovani di oggi dovrebbbero chiedere conte agli amministratori di ieri e a chi l’ha eletti. A tutti coloro che passano per quel tratto di strada statale è stato sottratto un bene, un paesaggio di pregio, che invece doveva essere preservato.
    Domani c’è un consiglio comun ale che all’ordine del giorno comunicazioni del Sindaco sul Piano Strutturale, vedremo lì se e quanto delle previsioni del documento che abbiamo scherzosamente denominato a pocrifo è stato rivisto. Poi però sarà responsabilità di tutti i cittadini pretendere DA SUBITO un dibattito.

  4. luca scaramelli scrive:

    Antonio Cederna, grande intellettuale ambientalista morto nel 1996, affermava già venti anni fa l’assurdità del concetto di crescita sostenibile. Provo un senso misto di rabbia e di tenerezza nei confronti dei tanti politici di vario livello, che nel 2011 parlano ancora di sviluppo sostenibile.
    E’ in ogni caso il concetto di sviluppo, anche senza aggettivi accanto, ad essere ormai nient’altro che un pericolo per l’umanità, eppure ancora oggi c’è chi crede che il futuro passi per l’edilizia senza freni e per l’accumulo senza criterio, e il vero problema è che a pensarla così non sono solo gli speculatori senza scrupoli, ma giovani amministratori che si autodefiniscono di sinistra.

  5. pscattoni scrive:

    Sono proprio riflessioni “terra, terra”. Si tratta sempre della solita storia, c’è sempre qualcuno che vuole fare i soldi con la terra 😉 Si chiama rendita fondiaria. 🙁

  6. lucianofiorani scrive:

    Vivo a Chiusi da quasi quaranta anni, un po’ di storia di questo paese l’ho vista. Spesso mi chiedo: è pensabile che nei prossimi decenni continuino ad aumentare case, macchine, merci…al ritmo dei decenni passati?
    Dove le mettiamo? Cosa ce ne facciamo?
    Mi sembrano riflessioni terra terra eppure si continua a parlare come se niente fosse di crescita e sviluppo.
    Non è che crescita e sviluppo devono e possono significare altre cose rispetto alle case, alle macchine, alle merci…?

  7. pmicciche scrive:

    Oggi una persona mi ha detto: “Perchè mi devono obbligare a stare in paese quando io voglio andarmene in collina? Ci vadano loro in quelle casacce sfitte”.
    Credo che a questa persona si debba rispondere con un ragionamento “politico”, con la proposta di una visione complessiva e con un ragionamento dove il suo eventuale “sacrificio” venga inscritto in un miglioramento, per tutti, dei parametri quantitativi e qualitativi dell’esistenza. I ragionamenti più tecnici sono importanti ma solo come base fondativa di una “visione” politica complessiva. Detto questo poi il tutto deve essere comunicato in modo chiaro e comprensibile e, last but not least, diventare materia per un approfondito percorso partecipativo. Questo, dimenticavo di dirlo, ovviamente solo “nel migliore dei mondi possibili”.

  8. pscattoni scrive:

    Ho pubblicato questo articolo praticamente in contemporanea con quello di Luciano (Fiorani) sulle case vuote a Chiusi. I due articoli si sovrappongono in una piccola parte. Nessuno dei due conosceva il testo dell’altro. Sono cose che succeddono nei blog a più mani.

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