L’aria di Londra

di Carlo Sacco

Mi vorrei servire della risposta di Giglioni  a  Donatelli per esprimere tutta la mia perplessità sul contenuto di quanto espresso da Giglioni stesso e spero che non me ne vorrà, poiché almeno per la mia esperienza personale (quelle personali contano poco d’accordo) non sono davvero mai  arrivato a dire che ” l’aria che si respira a Londra è per me un mito e più che altro riflette la mia idea di libertà, e che fosse stata una di quelle cose che avrei voluto avere per me…”

Probabilmente ho un’altra di idea di libertà e credo che Giglioni stesso e tantissimi  che esprimono tale concetto lo facciano alla luce di quanto conoscano della storia inglese, che chiaramente controversa come tutte le storie delle nazioni porta dentro di se contraddizioni , tragedie, spinte in avanti delle classi subalterne ( Le Trade Unions nacquero in Inghilterra, le scintille del socialismo come concezione dello stato moderno sono figlie del progresso tecnologico dei tempi dell’800 e della rivoluzione industriale e chi più ne ha più ne metta…).

Non vorrei essere stancante e prolisso (quello mi riesce bene.) ma tutta la sua idea di libertà che rappresenta per lui l’aria che tira a Londra mi appare quantomeno figlia dei media odierni, che talvolta sono peggiori di quello che era la “minculpop” in tempi invece sospetti. Provo a definire da cosa deriva e cosa ci può essere dietro quella sensazione di libertà che prova non solo Giglioni oggi ma anche moltissimi altri che guardano ai meri risultati e se ne strafregano da dove vengano le cose.

L’Inghilterra -vorrei che fosse considerato con il dovuto peso- ha avuto la facoltà dello sfruttamento coloniale di grandissima parte dell’Africa, dell’Asia, di Canada e Australia (Il Commonwealth) che guarda caso significa letteralmente “ricchezza comune”(comune a beneficio suo però).

Ha messo in atto il suo brutale dominio alleandosi con le borghesie e gli strati sociali nelle terre che  conquistava privilegiando accordi per defraudare tali terre  delle risorse che avevano e delle materie prime delle quali ha inondato l’Europa per qualche secolo e non solo. Tali ricchezze e materie prime, anche se mai equamente ripartite al proprio interno, le  hanno permesso di assurgere alla potenza che ha rappresentato e che in parte ancora oggi rappresenta ed ancor di più di ripartirle dentro i suoi apparati produttivi e politici controllando la risposta sociale ed assurgendo al consenso politico di una gran parte della sua popolazione.

Quando il Commonwealth si è  progressivamente estinto allora sono cominciati i guai. Proviamo a ricordare un breve elenco di nomi dove regnavano albione e la corona? Forse Giglioni non se lo ricorda ma è bene che lo sappia: Canada, Egitto, Sudan, Kenia, Tanzania, parte del Sud Africa, quasi tutto il Medio Oriente, India, Birmania, Malesia, parte della Cina, Australia ed ancora molto altro.

Forse più di mezzo mondo sia come risorse sia come popolazioni, spessissimo quest’ultime brutalmente represse. L’Inghilterra con a fianco gli USA hanno combattuto il nazismo ma subito dopo il mondo è stato diviso in due blocchi contrapposti, ma non entriamo in tale diatriba. La natura del decadente potere inglese si è sempre basata sul produrre e servirsi di strumenti economici e finanziari, mai di produzione di materie prime (carbone escluso). Le multinazionali, primo strumento di rapina delle risorse del terzo mondo, prima di essere americane sono e rimangono di nascita, natura organizzativa, ceto e scuola inglese, così come nel sistema di alleanze  politiche ed economiche USA ed Inghilterra sono quasi figlio e madre.

Di quella culla dell’idea di libertà di cui Giglioni parla ne farei volentieri a meno e quando dice che desidererebbe avere per se tale libertà rimango sconcertato. Quella libertà, su cui si basa spesso l’ipocrisia del liberalismo del sistema che ha conquistato il mondo e che lo spreme come un limone infischiandosene delle conseguenze è figlia dell’Inghilterra. Tale libertà falsa ed ipocrita che è arrivata a lambire le sponde Inglesi della quale si nutre apparentemente il popolo di albione è la conseguenza dello sfruttamento barbaro delle colonie di mezzo globo e quindi si basa sul sangue di altri.

Caro Giglioni, la respirerai anche a Londra l’aria della libertà e vorresti farla tua , ma c’è anche chi ha visto un altro film. Parecchi che si dicono a sinistra la pensano come te su tale argomento. E se oggi il popolo inglese non si ricorda più che ha votato la Tacher, le liberalizzazioni e scende per strada(perché quelli non sono delinquenti e si sappia che i TG propinano fandonie  a mani basse) per un piatto di minestra e un avvenire che non esiste più forse sarebbe bene che pensasse che anche lo schieramento opposto ai Tories non è che abbia fatto fatto tanto meglio, (ti ricordo  le guerre in Irak, Afganistan, in Kossovo) anche perché i meccanismi  sempre quelli sono e le differenze non si avvertono quando governa l’uno o l’altro.

Questo vuol dire che il “male da correggere” è nel meccanismo. Che aria di libertà vuoi respirare Giglioni ? Chiedilo a ad un operaio dei sobborghi di Newcastle o di Tottenam e vediamo cosa ti risponde. Minimo ti dice che sei un turista, ma il massimo è meglio che non lo pronunci. E non ha tutti i torti …..

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23 risposte a L’aria di Londra

  1. Paolo Giglioni scrive:

    consentimi di proseguire sulla polemica iniziata da Carlo Sacco sulla presunta culla della Democrazia, di cui avevo parlato, rappresentata da Londra . Ebbene quest’oggi sulla Repubblica a pagina 45 R2 IL caso, c’è un articolo a firma di Alessandra Baduel, avente il titolo ” Colta, ricca e molto influente Londra capitale del mondo”. La Baduel prende spunto da una inchiesta di Intelligence Life, bimestrale dell’Economist. Ebbene si parte da una considerazione, il mondo è globale, se oggi dovessimo decidere qual’è la capitale di tutti noi, il posto lo conquista Londra ! E lo conquista sulla base di criteri che fanno riferimento alla Roma di duemila anni fa, alla Costantinopoli del quinto secolo, diventata unica capitale internazionale dopo la caduta dell’ultimo imperatore d’Occidente e la Bagdad alla guida dell’imponente impero degli Abbassidi del decimo secolo. Erano tutti posti dove contava il potere, contava l’economia, ma erano altrettanto importanti il cosmopolitismo, la fioritura di produzioni intellettuali in ogni ramo del sapere. La capacità di essere un simbolo che tutti vogliono imitare, da dove partono idee e servizi essenziali alla crescita generale, oltre che componenti per la produzione di oggetti. Ora io non ho la presunzione di paragonarmi a chi fa questi tipi di studio, nè tanto meno erigermi a chissà cosa, ma rimane la consolazione di poter dire da umile turista e consumatore di musica pop ( anche quella è cultura !) Londra cosmopolita, piena di contraddizioni e di ingiustizie è un luogo dove partono idee utili alla crescita generale. Ti ringrazio se mi darai uno spazio che forse non sarà pertinente al nostro territorio ma io amo ancora essere cittadino del mondo

  2. carlo sacco scrive:

    Enzo, avevo iniziato a rispondere alla tua ma poi ho deciso di non farlo ed ho interrotto (non solo per la lunghezza – a me riesce bene-se no non trovo più ospitalità nel blog, giustamente) ma anche perchè gli argomenti evocati ritengo che necessitino di una analisi che per scritto sarebbe quasi impossibile stendere in maniera ”normale”.Mi riservo quindi di farla a voce se nel futuro ci sarà occasione.Ti saluto.

  3. enzo sorbera scrive:

    Carlo, Carlo. La storia non la puoi riscrivere con le lenti del vecchio PCI. E’ vero che molti di noi avevano stretti rapporti col PSI – io personalmente ero amico di Gabriele Brogi (per quanto potesse esserlo un ragazzino di pochi anni rispetto alla sua statura di partigiano), e la mia formazione affondava nei Quaderni di Panzieri e, più indietro, nel socialismo di Rodolfo Morandi (corretto e riveduto con un leninismo sicuramente “scolastico”)- .Non è che fossimo chissà quali freddi “calcolatori”; semplicemente, il PSI era l’unico disposto ad ascoltarci e fare “riunioni” con noi. Il PCI, invece, sdegnava persino di partecipare alle assemblee universitarie. Che poi l’evoluzione del movimento sia stata verso il “p38”-tismo è solo l’ipostasi di regime: come me, nessuno dei miei compagni ha mai avuto a che fare con l’ala dura di Autonomia, anzi, eravamo preoccupati che ci sparassero perché non attivamente collaboranti (e non scherzo; molti di noi hanno avuto questa preoccupazione). E di quel periodo rimangono ancora molti “fiumi” sotterranei. Il craxismo ha distrutto questo legame della sinistra libertaria, affogando il PSI in un marasma (ma non bisogna dimenticare che con Craxi erano schierati anche colossi del calibro di Giorgio Ruffolo, che tuttora stimo ed apprezzo). Poi il PCI, invece di prendere la strada del dialogo a sinistra, prese quella dell’appoggio al pentapartito e… eccoci qua.
    Cmq, credo che siamo andati fortemente fuori tema 🙂

  4. carlo sacco scrive:

    Enzo, te la sottoscrivo al 100 per cento!!!
    Paul Sweezy lo chiamava ”il sistema irrazionale”, ma fu subito scientemente oscurato e nacquero altre spinte che apparentemente erano più scardinatrici ma la sostanza era quella che facevano l’interesse del sistema.In Italia ricordo la fine degli anni ‘ 70 ed il principio degli anni ’80.Si chiamava ”Autonomia” ed andava a braccetto col PSI che poi avrebbe dato spazio a Craxi e Martelli’ e da lì sorsero Negri and Co. dopo che i reduci della Sorbonne che si autodefinivano ”Nouveau Philosophes” votavano per Giscard d’Estain cioè per la destra economica per loro stessa ammissione.
    (Nouveau Philosophes un par di ….zeri…) Tale è una delle prerogative migliori e più accorte del sistema per la propria autoconservazione ma anche ” Baffino” e Violante non hanno scherzato e spesso sarebbe bene vedere cosa si ha in casa propria prima di criticare quello che gli altri hanno nella loro.La permeabilità che fornisce il PD odierno a quelle istanze è sotto gli occhi di tutti.Il dramma è che ancora qualcuno s’incazza anche se li definisci ”non di sinistra”.

  5. enzo sorbera scrive:

    Ah, e che l’uomo non vive di sola economia è una mia aggiunta, Yunus non c’entra 🙂

  6. enzo sorbera scrive:

    Beh, per quanto possa apparire un’aurea banalità, l’affermazione di Yunus racconta in estrema sintesi la storia di separazione del produttore dai mezzi di produzione. E cos’è la povertà se non un fenomeno prodotto e riprodotto utile all’economia politica dello “sviluppo”? Proprio la finanziaria proposta in questi giorni conferma la struttura di classe dell’apparato, con l’aggravante della destrutturazione e proletarizzazione spinta del ceto medio. Ci sono tutti gli estremi per un bell’incendio sociale. E se si ha la faccia tosta di affermare che “il cuore gronda sangue”, qualcuno ricorda che non di sangue, si tratta, ma di escrementi.

  7. carlo sacco scrive:

    Già Sorbera, spero che Yunus non abbia meritato il premio Nobel per tale affermazione.
    Quindi secondo lui la povertà è una condizione artificiale e non attiene all’evoluzione umana per il motivo che potrebbe essere eliminata se cambiassero le leggi e l’economia degli stati e se questi inglobassero i diseredati e l’economia desse loro un lavoro inserendoli nel ciclo produttivo ?Se ho capito bene dice questo non bisogna stupirci più di nulla( ma onestamente mi sembra troppo, non ci credo Sorbera, almeno in tale affermazione che mi appare estrapolata da un discorso ed un significato che sarà senz’altro più consistente e corposo ).Gli economisti di tutto il mondo aspettavano lui ? Acqua calda a parte dovrebbe anche dirci codesto premio Nobel le ragioni della povertà poichè dire che c’è sempre stata non mi sembra una motivazione.E se ancora peggio termina aggiungendo che non di sola economia vive l’uomo nel senso che esso abbia altri bisogni occorrerebbe riferigli che il primo principio della stessa economia è la scala dei bisogni. Senza il mangiare non ti puoi creare nemmeno il problema della felicità e/o situazioni parallele perchè muoi.I miliardi del terzo mondo che mangiano due volte alla settimana ed anche meno e che arrivano a 45 anni di vita figurati se hanno l’ansia della mancanza del bisogno terziario, come vige nell’occidente che se non cambi la macchina dopo due anni che l’hai acquistata ti hanno inculcato che ci rimetti economicamente e quindi la cambi obbedendo alle necessità delle tasche di chi la produce: perchè il sistema economico impostato recita e vuole questo.La condizione è tale che se manca il cibo il comportamento della specie umana è simile da un lato all’altro del pianeta: sperano nell’altra vita.Questo ha capito non da oggi chi indirizza il modo di pensare dei diseredati e non si fanno scrupoli. Hai già capito forse di chi parlo.Ti saluto.

  8. enzo sorbera scrive:

    Mi pare che, comunque, l’ipocrisia anglosassone – come la definisci – abbia un bel filo da torcere, in questi giorni. Giustamente, Donatelli segnalava come non sia un problema solo inglese, ma che si aprono scenari da blade runner un po’ in generale. E’ la questione dei poveri (o, se si preferisce, dei diversi) che agita la vecchia (e la nuova) Europa – ma è questione irrisolta dal medioevo -. Purtroppo, la povertà è sempre meno una questione sociale e sempre più un problema di ordine pubblico. Riporto quanto disse Yunus, l’economista che ha conseguito il Nobel per la pace nel 2006: “La povertà è una creazione artificiale. Non fa parte della società umana e possiamo eliminarla, possiamo cioè fare uscire
    le persone dallo stato di povertà e inserirle nel circuito dell’economia. La sola cosa che dobbiamo fare è modificare le nostre istituzioni e le nostre politiche: dopo non ci sarà più la povertà”… Ma non di sola economia vive l’uomo.

  9. carlo sacco scrive:

    Ok Sorbera, sono d’accordo con te che non si possa prendere sempre seriamente lo spirito col quale si fruisca di una bella vacanza e che resta nella nostra mente e nell’animo come uno di quei momenti che non si dimenticheranno più, ma io mi sono sentito di dire quello che ho espresso a Giglioni non come persona, perchè certamente lui è libero di intendere e di sentire come vuole e di avere l’immagine che più gli aggrada.Io mi sono sentito di dire ciò che ho detto perchè ho ritenuto che spesso è invalso nelle persone soprattutto un modo di sentire ” politico” che relega nei contenuti della socialdemocrazia la strada migliore per il futuro dell’umanità(leggasi Inghilterra per esempio).Sò bene che tale argomento fa parte della maggioranza della cultura politica delle genti dell’Europa e dell’Occidente, ma se non lo ritengo valido sino a quel punto dovrò dire qualcosa e perchè non lo ritenga valido pesando gli argomenti ? Perchè tale intento si legge fra le righe di Giglioni e si legge anche fra quelle di parecchi altri oggi nella sedicente sinistra.Molte ragioni sono da ambo le parti se si guarda la storia,ed è essa stessa un susseguirsi logicamente di concause, specialmente quella italiana.Giglioni non parlava mica della sua vacanza a Londra ?Parlava e parla di quella idea di libertà che vorrebbe far sua.Io credo che la Socialdemocrazia vigente in Europa non sia che un aspetto moderato dell’egemonia capitalista, usata e messo in atto in misura meno brutale che nei luoghi dove non esista, concepito dalla politica per far passare le istanze di coloro che vogliono mantere il loro status economico rifuggendo di riconoscere che tale status sia basato sull’accumulazione storica e sul sangue altrui.Al resto ci pensano i meccanismi del sistema, automaticamente la maggior parte delle volte.Chi recita che sia il miglior mezzo di governo lo dice perchè difende il proprio status.Se abitasse nelle baracche come la maggior parte di quei 4 miliardi di uomini che il capitalismo ha prodotto, probabilmente non lo direbbe o si organizzerebbe per cambiare il sistema.Non ho ricette ,ma talvolta l’ipocrisia della cultura anglosassone e non solo ed il fumo osannante sparso intorno mi sconcertano, anche se non voglio fare il puro poichè nessuno lo è in un sistema come quello dove siamo, sia chiaro. Ma è meglio finirla qui.

  10. enzo sorbera scrive:

    Guarda, Carlo, che condivido quasi tutto quello che hai scritto. Ma credo che occorra, talvolta, non prender troppo sul serio quello che è un bel ricordo di una vacanza. Poi, certo, non amo mica la Francia di DeGaulle, la Spagna di Aznar o la Praga del dopo Dubcek. Apprezzo molto più la Francia di Brassens – per dire – o quella del granito rosa di Ploumanach. Questo non significa che mi dimentichi dell’Algeria o di quanto i “mangiagranocchie” hanno fatto in Indocina.

  11. luca scaramelli scrive:

    Paolo (Giglioni), anche a me girando per l’europa sono capitati episodi che mi hanno fatto constatare la civiltà “media” di alcuni popoli, a Berlino per esempio ho lasciato una canon su una panchina della metropolitana, nella custodia avevo la chiave con il nome dell’albergo, dopo un pomeriggio passato fra depressione e smoccolamenti vari, al rientro in hotel la signora in portineria mi ha detto che era il mio giorno fortunato, un ignoto benefattore si era fatto mezza berlino per riportarmi la macchina fotografica in albergo, questo episodio però non dice un bel niente sulla storia della germania. Mi sembra che tu stia confondendo i magici momenti che crea una vacanza, magari insieme alla propria compagna o ai figli, con il viaggiare vero e la comprensione vera dei luoghi. In ogni caso ci sono fatti della storia che mettono l’inghilterra dal lato opposto della democrazia, uno stato d’animo provato durante qualche giorno di relax non può certo cancellare quei fatti.

  12. Faccio un esempio che può apparire fuori luogo, e premetto che sono stato e sarò sempre “Viola”, cosi come sono di Sinistra……Moggi non era altro che il più bravo a sfruttare il sistema, punto e basta. Gandhi e Hitler, due figure importanti nella nostra storia. Di Gandhi non c’è rimasta alcuna traccia, se non nei nostri cuori (lo steso per Berlinguer), il Nazismo è ancora forte. E non mi si dica che questa è la natura umana, sennò oggi ci ritroveremo con pochi spauriti superstiti, sopravvisuti alla guerra atomica che era una reale possibilità non tanto tempo fa.
    Se non riusciamo a a capire che non è la natura umana quello o questo personaggio che fa la differenza, ma è la nostra concenzione di come si svolge la vita, ci ritroveremo con pochi spauriti sopravvisuti, non alla guerra atomica, ma ai danni che stiamo arrecando all’ambiente ed a noi stessi…..stiamo commettendo un suicidio…..e tutti allegri a biasimare questo o quello o che ne so io, quando il vero problema è la nostra interpretazione di come si svolge la Vita……non mi stancherò mai di ripeterlo.

  13. carlo sacco scrive:

    La riflessione che fa Sorbera dicendo che gli appare una discussione esagerata non mi sento molto di condividerla.Giglioni ha espresso una sua lecita idea, legata ad una propria emozione vissuta personalmente e facendone derivare delle conclusioni. Il modo di come le ha fatte derivare ed i valori espressi mi sono sentito di controbatterli, adducendo quelle che per me sono motivazioni profonde da essere considerate e che lui stesso-secondo me- non ha considerato con il giusto peso.Tutto qui.Se nella discussione mi sono sentito di ribadire con forza le motivazioni che secondo me debbano essere prioritarie in un giudizio storico sull’Inghilterra(che non si può dare certo in poche righe comunque)e che non debbano essere dimenticate dando spazi a dei concetti come quello di ”libertà” che rischiano di essere fuorvianti dati in tal modo, non mi appare una discussione ” eccessiva”.Viviamo oggi in un mondo dove esistono molti pompieri,che non perdono occasione di esternare il loro moderatismo per mille motivi, quasi sempre di natura opportunistica, edonistica o di apparenza ed appartenenza politica ;io cerco di partire da un presupposto nella battaglia delle idee: che sia sempre meglio essere critici e non perdere mai l’occasione di apparire anche ipercritici su tutto(anche nelle piccole cose)al rischio di diventare insopportabilmente astiosi e stancanti chè celarsi sotto un manto di progressista moderatismo conservatore(figlio del passato ma anche tanto in voga di questi tempi).Non ho mai avuto la stoffa del politico, ma ritengo di esssere stato sempre attento alle motivazioni altrui quando esprimono idee.
    Io ho criticato, anche aspramente (non lo nego, e Giglioni si è risentito)adducendo però motivi che ho ritenuto ”consistenti” per un minimo di contenuto in serietà storica.Se mi si risponde che il tutto sembra una discussione esagerata allora la prossima volta parliamo veramente di Calcio, di Rock e di Pink Floyd come dice il Lorenzoni, che in questo caso non condivido…. Ma lo sà anche lui che l’Inghilterra non è solo questo.Credo che abbia voluto solo essere sarcastico…..

  14. Tutto quello che è stato scritto sull’inghilterra è vero. Quello che non è stato detto è che l’Inghilterra è l’unico Paese dove esiste il “Law of the Land” (vedi articolo di qualche mese fa) in tutti i livelli sociali, culturali e etnici…….se non fosse per Cambridge e Oxford….(Eaton è più per gli Inglesi) scuole per futuri capi di stato, credo che il mondo sarebbe ancora “più peggiore” di quello che è. Ovviamente non ci sono prove per quello che affermo, ma credo che sia proprio cosi. Credo anche, e ribadisco,
    che i seri problemi di oggi non sono imputabili a Tizio Caio o Sempronio, ma al nostro modo di interpretare la Vita.

  15. carlo sacco scrive:

    Caro Luca (Scaramelli) non lo dico per falsa modestia ma anche tu nel tuo giudizio forse mi hai visto sotto una luce un po’ distorta e che non è quella del viaggiatore od Indiana Jones che pensano molti. Ho fatto una vita da impiegato e forse nei riguardi di molti altri in maniera anche privilegiata, che mi ha permesso però di viaggiare e di andare a vedere le cose che volevo o che avevo letto nei libri senza nullla chiedere alla famiglia.Un privilegio ? Sicuramente si,ma sempre finalizzato al fatto della conoscenza ed all’osservazione delle cose; questa è la molla che sempre mi ha spinto. Forse l’aver viaggiato in certi periodi storici sentivo che mi apriva la mente ed a me serviva per riequilibrarmi ed avere quelle valvole di sfogo che la quotidianità spesso mi negava(figurati a coloro che non lo potevano fare …).Il tutto ha rappresentato per me una apertura e lo ammetto- un mio modo tutto personale- per entrare dentro alle cose che vedevo.Da quelle basi mi sono costruito un mondo non avulso dalla realtà ma un sentimento legato all’idea che il mondo e la società dovessero cambiare in senso più sociale e meno individualistico credendo che gli ostacoli che dovessero essere rimossi non fossero nebulosi e contorti, ma lineari e ben definiti.Il tempo non ci ha dato ragione su questo, ma in questo divenire i risultati si vedono : prima era anche la sinistra(non solo quella certo) che faceva cambiare il mondo,adesso è il mondo che fa cambiare la sinistra.Se non si impara dalle lezioni il vissuto non serve a nulla. Ma che non vengano a darcele le lezioni coloro che accettano spesso acriticamente e profondamente un sistema di valori e di ragionamento sulle cose e che credono che tal modo di ragionare sia il frutto del loro cervello ed esente per di più dai condizionamenti dei media perchè su questo mi permetto di dissentire.A parte poi i diretti interessati che beneficiano più di altri:le claasi non sono scomparse come intendono farci credere e più il tempo passa e più sono evidenti.Tutti siamo condizionati,ma le giovani generazioni sono state -purtroppo per loro- molto più inglobate di noi in tale condizione.Altre strade si sono aperte ma forse a veder bene, queste strade portano la maggioranza di questi in discesa chè in salita.E questo dovrebbe far riflettere sulla natura di quale sia il sistema dove tutti siamo immersi…ma è il discorso della” torta” che viene fatto tante volte. Ti saluto.

  16. enzo sorbera scrive:

    Mi sembra una discussione esagerata.
    Non mi pare che tutti gli stranieri che sognano di venire o vengono a stare in Italia si preoccupino di Livraghi e dei suoi “eccessi” in Africa (per non parlare di bungheri e porcherie attuali). Io stesso ho visto luoghi dove mi sarebbe piaciuto vivere: la Francia (ma Camargue, Normandia o Bretagna, però :-)), il Guatemala di Antigua o Flores. Sono utopie, ouk-topos, non-luoghi della mente: l’essere altrove rispetto alla nostra quotidianità. Certo, se analizzassimo i paesi dove ci piacerebbe (o ci tocca) vivere, emigreremmo in massa per Marte (luogo dove non ‘cè Storia). Credo che ognuno di noi, nei suoi vagabondaggi, abbia trovato un Oriente in cui gli sarebbe piaciuto vivere.
    Poi, ovvio, il quotidiano torna a vincere.

  17. Paolo Giglioni scrive:

    Ribadisco il mio concetto di libertà a Londra, lo traggo dal mio vissuto, pochi giorni di vacanza, mi hanno fatto stare bene. Qui non si tratta di dire che il mio sentirmi libero a Londra, è la libertà assoluta per tutti !! Assolutamente no !!
    Mi baso sulla mia esperienza, poi che gli inglesi siano stati colonialisti, imperialisti e che siano stati i padroni del mondo, lo so di già ! Li devo definire “Albione rapace ” no !!! Vi porto un esempio vissuto a Londra ! Perdemmo nei giorni precedenti una busta zeppa di regali presso Trafalgar Square, fu presunto di averla persa all’interno della National Gallery. L’indomani mi recai presso gli uffici della stessa, chiesi ad una impiegata, italiana, come potevo fare.
    Ebbene fui accompagnato nei vari depositi dal Responsabile della sicurezza che con gentilezza si prestò a tale ispezione.
    Questa secondo voi è o non è un concetto di libertà, un alto senso civico della propria funzione ? Credo proprio di Sì !
    Vai a farlo in altri paesi, non dico l’italia ! Vai a farlo alle Poste Centrali di Madrid ? Ecco perchè esageratamente ho parlato di libertà, ribadisco per me ! Altro che fumo di Londra, Lorenzoni !!!

  18. ……si vede che parlo….al vento.

  19. carlo sacco scrive:

    Caro Giglioni, bando alle offese davvero, e se ti sei sentito offeso non era il mio scopo questo.Non ho da offendere nessuno ma il confronto anche aspro delle idee talvolta ritengo che serva.Per quale motivo il mio manicheismo è disarmante ? Io ho criticato una cosa che mi appare superficiale ed aberrante quale quella che hai espresso tu che dici -e lo scrivi anche -che è la culla della tua idea di libertà.Qualche cosa occorre risponderti o no ? Nelle storia nulla è da buttare Giglioni, ma va considerato con il peso che esprime e cosa ABBIA PRODOTTO, ed io nel mio contorto scritto ho cercato di spiegarlo. Naturalmente ci sono anche altre cose,nella mia analisi e nella tua che non sono state dette. Se tu hai quell’idea di libertà che ti fa dire una cosa che io mai mi sognerei dire e che fra le altre che avevo già espresso(trade unions, socialismo ecc ecc) e ti fa arrivare a dire-perchè frutto della tua considerazione- che fra l’altro anche uno degli strumenti per misurare la libertà sia la musica pop perchè trasgressiva allora possiamo finirla già qui.Poi certamente lo sò e l’ho citato anche nel mi post che quella storia per come si è dipanata ha fatto sorgere le Trade unions e tante altre cose progressive ecc ecc. Mi dispiace sinceramente se ti sei sentito offeso, non era questo che volevo. Volevo portarti un momento a riflettere sul MIO TERRENO e farti considerare che nelle esperienze prima di esprimerle lecitamente come fai tu, non si debbano valutare solo degli aspetti che se pur importanti sono SECONDARI ed acquistano una luce di superficialità di fronte a temi come quello della dominazione coloniale dello sfruttamento e della ripartizione della ricchezza: LI VA’ VISTO IL CONCETTO DI LIBERTA’ SECONDO ME, perchè quello che è oggi deriva da quello che ieri è stato.Non credo di essere manicheo e dividere il mondo in buoni e cattivi come tu dici, dal momento che ho citato le lotte, le trade unions, lo sviluppo dell’idea socialista.Ma ciò che ha PREVASLSO- Giglioni- tu lo voglia o no è quel meccanismo che non privilegia affatto la libertà che tu pensi.Il liberalismo al quale anche la sinistra ha da tempo sposato giustamente la causa (Gramsci, Berlinguer prima,)oggi spesso per non dire sempre è diventato un altra cosa ed ha influito grandemente sul modo di ragionare e sui valori.In Inghilterra si connota a sinistra in Italia è a destra.Vedi quante differenze ? Se ritieni che tutto questo non valga e non valga dirlo allora si arriva molto velocemente a fare come fanno i nostri TG che intervistano solo coloro che dicono che sono bande di delinquenti quelle che protestano.Allora in Tunisia, Egitto, Marocco e Siria chi sono quelli che scendono in piazza contro il regime ? Se per te-con condizioni di consumo diverse-anche nelle periferie del sistema occidentale e sedicente democratico ma ancora di più in quello Inglese non c’è ” il regime”, non c’è il razzismo, non c’è l’emarginazione(e tu dici che c’è,riconoscendolo giustamente) allora perchè tutto questo non ti fa ragionare sulle caratteristiche sulle quali è fondato quel sistema e cosa produca ?Per me non è l’idea della libertà alla quale anelo, anche ”se non ho il pedigree”della sinistra.Ma quando c’è da essere critico ed anche fortemente critico, ritengo di intervenire.Chiaramente, il tutto ”secondo me”, ma lo dico.Se per te questo ”è inutilmente offensivo” allora siamo veramente su due piani diversi,che non sono quelli della divisione del mondo fra buoni o cattivi.E’ altro.

  20. luca scaramelli scrive:

    assolutamente in accordo con carlo sacco, e questa non è una notizia, però mi fa estremamente piacere sapere che ci sono persone come lui che non hanno buttato il loro tempo viaggiando, e da viaggiatori hanno conosciuto il mondo e sanno capire la differenza tra la democrazia e la propaganda, tra la democrazia e i luoghi comuni.
    all’articolo di carlo sacco mi permetterei di aggiungere inoltre i nove secoli di colonizzazione dell’irlanda, condotti con una brutalità che ha pochi riscontri nella storia d’europa, brutalità protrattasi dai genocidi dei primi secoli di dominazione ai giorni nostri con l’uso della violenza quotidiana sui cattolici dell’irlanda del nord, con leggi che ne permettono l’arresto arbitrario senza imputazione, con l’uso regolare dei proiettili di gomma contro i manifestanti, le stragi di manifestanti (Bloody Sunday 30 gennaio 1972 la più nota e violenta), la pratica della tortura dei militanti dell’ira, e non solo, all’interno delle carceri, la morte nel 1981 di dieci prigionieri a seguito di sciopero della fame (uno dei quali, Bobby Sands, era anche appena stato eletto al parlamento di londra) a cui il governo della tatcher non volle concedere lo status di prigionieri politici, tutto questo pochi anni fa nella civile europa.
    ho già sforato le dieci righe ma ce ne sarebbe molto ancora.

  21. marco lorenzoni scrive:

    Degli inglesi a me piacciono tre cose: i musicisti rock (i Rolling Stones, i Beatles, i Led Zeppelin, i Pink Foyd, Eric Clapton… ecc.), il modo di giocare a calcio e la capacità e la determinazione che mettono nelle lotte sociali. Quando si incazzano non sono secondi a nessuno. Mi ricordo i minatori ai tempi della Tatcher…
    Il resto è fumo. Di Londra…

  22. Mi permetto di “intrufolarmi” nel dibattito. A mio parere sia il Sig. Sacco che il Sig. Giglioni hanno ragione…..ed è questo il punto.
    Il Nazismo è stato, ed è, la massima espressione di un concetto di Vita che vede una “scala” dove quelli più sù sono considerati molto più importanti di quelli che sono agli ultimi scalini….un dottore ed uno spazzino….lavori differenti ed ugualmente importanti……leviamo il concetto di “importanza” e rimarrà la “differenza”….il dottore verrà cosi remunerato più dello spazzino per ripagarlo degli anni di studio, delle responsabilità etc. Ed ecco che il divario fra coloro che, giustamente, vengono rimunerati più di altri si “accorcierà” automaticamente.
    Il microcosmo ed il macrocosmo sono collegati…..un pò come un orologio vecchio stampo pieno di rotelline tutte differenti, tutte ugualmente importanti, Questa immagine, BEN FISSA NELLA MENTE, potrebbe favorire un mondo basato su un reciproco rispetto che non deriva da ideali o imposto da leggi, ma dalla piena consapevolezza che siamo TUTTI delle meravigliose rotelline, tutte differenti, tutte ugualmente importanti.
    Credo sia impossibile ritenere questa particolare immagine fino a che “l’orologio” a cui facciamo riferimento è quello evocato dal concetto di Evoluzione dove la rotellina che corre più veloce è avvantaggiata rispetto a quella che corre meno e dove il futuro risiede in una non ben specificata rotellina che acquista, cosi, ancora più importanza. L’Ego riceve, cosi, una grande “pacca sulle spalle”, con conseguente predominio dell’egoismo.

  23. Paolo Giglioni scrive:

    Caro Sacco,
    premesso che non hai solo te il Pedigree della Sinistra ! Come al solito stravolgi i pensieri altrui, soprattuto i miei, in merito all’Inghilterra e Londra. Io non posso essere criminalizzato se penso che alcuni meccanismi presenti in tale paese mi piacciono !
    Sai bene che quello è un grande paese dove sono nati principi importanti della Democrazia e molto spesso si fa riferimento alle democrazie anglosassoni soprattutto per quanto riguarda gli aspetti giuridici.
    Ti vorrei ricordare Cromwell ed il Re Carlo 1 che fu giustiziato dal Parlamento Inglese. Nel 1649 fu abbattuta la Monarchia, un secolo prima della Rivoluzione Francese ! Se possiamo fare un paragone anche la Francia è stata colonialista, ma lì è nata la Carta dei Diritti Universali, allora è tutto da buttare ?
    Sai bene che lì è nata la musica Pop e tutto quello che è il concetto di musica alternativa.
    Ti ho parlato di culla della libertà, per quanto riguarda il mio concetto di esistenza ,sulla base delle mie esperienze.
    Poi certo lo so, se parlo con i minatori del Kent, ai tempi della Thatcher mi dirà tutt’altra cosa ! Lo stesso per quanto riguarda gli operai di Newcastle e Tottenham. Ti ho parlato di disagio sociale, di immigrati di 3° generazione, dei diritti negati, dei disastri della Politica conservatrice di Cameron, del fatto che quelli che hanno protestato hanno gli stessi diritti degli altri e che sono stati emarginati !
    Che vorresti dire ” ma il massimo è meglio che non lo pronunci. E non ha tutti i torti …… ?
    Il tuo manicheismo è disarmante e soprattutto inutilmente offensivo !

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