Sabato 13 agosto è calato il sipario su l’Arsfestival Orizzonti di Chiusi e con esso si è conclusa anche la prima collaborazione e il primo impegno pubblico della neonata associazione culturale giovanile Uidù.
Circa un mese fa ci è stata fatta richiesta da parte dell’Istituzione Teatro Pietro Mascagni e dell’Amministrazione comunale di partecipare come associazione alla gestione/organizzazione del Festival. Uidù, che non si tira mai indietro, ha accettato con entusiasmo.
Il nostro compito riguardava l’accoglienza e la gestione dello spazio dedicato ai concerti rock presso il chiostro di San Francesco. Nella caratteristica cornice del chiostro, in tarda serata, tra una birra del Silvo e l’altra, si sono alternati TRIPLO MALTO BAND, BALDAZZI MASINI & PAIK, STUPENDO-Vasco Rossi tribute band, NO FAITH TRIO, KANDISCHI, SOUL O’CLOCK e lo scrittore Gianluca Morozzi che ha presentato due dei suoi ultimi libri. Si attendeva un pubblico prettamente giovanile, ma la sorpresa è stata, invece, la varietà degli spettatori dai 15 ai 60 anni.
Sono state serate divertenti che hanno offerto una buonissima alternativa al “trascinarsi” per locali, tutto condito da buona musica e una coinvolgente compagnia. Basterebbe evidentemente poco per far aggregare i giovani; è sufficiente uno spazio aperto da poter gestire e Chiusi potrebbe tornare a far sentire la voce degli under 30.
Il festival è stata un’importante occasione per Uidù: ci ha dato modo di far vedere chi siamo, come lavoriamo, ci ha fatto conoscere, ci ha permesso di dimostrare la nostra affidabilità, il nostro impegno, la nostra tenacia, la nostra voglia di fare. Quasi 30 giovani soci di Uidù hanno lavorato per Orizzonti con impegno e serietà.
Concludo con l’invito a far sì che questa esperienza collaborativa sia la prima di tante e con la speranza che il dialogo tra la nostra Associazione, l’Amministrazione comunale e la collettività in generale sia sempre più forte e duraturo. Adesso che vi abbiamo fatto vedere chi siamo, inizia veramente la nostra avventura e siamo pronti ad accogliere chiunque volesse salire sulla barca che sta per intraprendere questo viaggio.
Ringrazio quindi l’Istituzione Mascagni e l’Amministrazione per il loro invito, tutti i soci di Uidù, tutte le persone che hanno voluto donare un contributo, tutti quelli che si sono impegnati a sostenerci, quelli che ci hanno aiutato sin dall’inizio e senza dei quali forse oggi non saremo qui e tutti quelli che hanno lavorato e si sono impegnati perché la nostra collaborazione riuscisse nel migliore dei modi.
In particolare vorrei poi ringraziare: Filippo Gailli (vicepresidente), Elisa Politini (tesoriere), Marta Cioncoloni (segretaria), Andrea Fei (consigliere), Gianluca Lorenzoni (consigliere), Alessandro Rosa (consigliere), Emilio Scattoni (consigliere), Tommaso Provvedi (consigliere), Chiara Albanese, Giuditta Barbetti, Lorenzo Botarelli, Elena Benicchi, Laura Benicchi, Matilde Canuti, Daniele D’Incognito, Mattia Fattorini, Francesco Fei, Alice Romanini, Francesca Romanini, Alice Spadea, Aniello Spiezia.
Certo, Donatelli, perchè quelli che ascoltavano Bob Dylan a 20 e 30 anni oggi ne hanno 70… E’ Bruce Springsteen è arrivato poco dopo…
Il fatto che ci siano ventenni che ascoltano e suonano quella musica lì è – almeno per me – una soddisfazione…
Ci sono stato anch’io in una serata di tributo a un cantautore che non apprezzo un granché. Molto meglio le quattro risate che abbiamo fatto con Elisa – la tesoriera, mi pare, di Uidù – e ho avuto modo di apprezzare lo zelo professionale dei volontari di corvée nella serata. Avercene, di queste disponibilità!
Sono molto felice che Uidù sia nata e stia iniziando ad operare bene perché è una scommessa vinta nei confronti di chi non ha creduto, e non crede ancora, nella capacità dei giovani di crearsi uno spazio concreto nella società odierna dove gli “anziani” (di mente e non di età) non lasciano spazi di manovra. La serata con Gianluca Morozzi e i Kandischi, oltretutto ottimamente condotta da Agnese Mangiabene, è stata una delle più belle e più sifnificative della “seconda serata” del festival. Una dimostrazione di come non servano consistenti risorse economiche per organizzare qualcosa di culruralmente valido e piacevole.
Mi associo all’articolo con una precisazione…..c’erano anche i 70enni!…..