Da dove passa il cambiamento?

di Roberto Donatelli

Il seguente articolo, anche se a prima vista non sembra, riguarda la situazione politica del nostro Paese con particolare riferimento a Chiusi.

Ci sono ragioni racchiuse nell’intervento “Una volta esisteva una chiara differenza fra la realtà e ciò che si credeva fosse la realtà, la realtà creata dal pensiero”.

Forse i più grandi esponenti di questo stato di cose sono stati Karl Marx e Friedrich Hegel.

Di Hegel riporto quanto scritto da De Sanctis nel suo saggio: Shoopenhauer e Leopardi, Per istupidire un giovane (e qualsiasi altra persona, dico io) non bisogna far altro che dargli in mano un libro di Hegel, e quando leggerà che “l’essere è un nulla “ , l’infinito è finito”, “il generale è il particolare”, “la storia è un sillogismo”, finirà con l’andare all’ospedale dei pazzi”.  

Di Marx riporto ciò che l’economista russo Ilarion Kaufman scrisse: “Stando alla forma esteriore dell’esposizione, Marx appare come il più grande filosofo idealista…ma in effetti è infinitamente più realista di tutti i suoi predecessori nel campo della critica economica”.

Sono due giudizi che mi trovano in perfetto accordo. 

Perchè, io mi chiedo, Marx sembra sparito nel nulla, mentre Hegel è ancora “vivo”?

Non dovrebbe essere il contrario?

Marx considera il movimento della società come un processo di storia naturale governato da leggi che non dipendono SOLTANTO dalla volontà, dalla conoscenza e dall’intenzione degli uomini ma, al contrario, determinano la loro volontà, la loro coscienza e le loro intenzioni.

Credo che un esempio di ciò che afferma Marx possa essere rappresentato dal famoso detto “penso, per questo sono”,considerando che uno deve esistere, deve essere da qualche parte prima di essere in grado di pensare, il detto che rappresenta la legge naturale dovrebbe essere: Sono (in vita), per questo penso per questo sono, il che, tra l’altro, mette il “pensiero” in secondo luogo.

Il “sono”, in altre parole, determina il pensiero che, a sua volta, determina il secondo “sono”.

Credo che non ci siano obbiezioni se affermo che noi non possiamo cambiare ciò che siamo; organismi che fanno parte del regno animale, ma possiamo cambiare ciò che pensiamo.

Il pensiero dominante del momento è che noi possiamo, e dobbiamo, migliorare la nostra natura. Come? Diventando uccelli? Rettili? Marziani?

Non sarebbe meglio se il nostro pensare e, conseguentemente, il nostro “credere di essere” fosse in armonia con il nostro “essere”, con la Natura stessa?

Un esempio. 

Osservazioni scientifiche hanno rivelato che il macrocosmo ed il microcosmo sono collegati, esiste un Tutto dove ogni cosa è una parte integrale di tutte le altre. Questo meraviglioso Tutto può essere paragonato, con debite proporzioni ovviamente, ad un orologio vecchio stampo, pieno di rotelline, tutte differenti, tutte ugualmente importanti e tutte collegate fra loro.

Questa immagine, BEN FISSA NELLA MENTE, potrebbe favorire un mondo basato sul reciproco rispetto che non deriva da ideali o imposto da leggi, ma viene dalla piena consapevolezza che siamo tutti delle meravigliose rotelline, tutte differenti, tutte ugualmente importanti e tutte collegate fra loro.

Credo sia impossibile ritenere come fondamentale questa particolare immagine fino a che l’ “orologio” a cui facciamo riferimento è quello evocato dal termine “evoluzione” dove il Tutto si forma partendo da una rotellina e, via via, aggiungendoci tutte le altre, dove la rotellina che corre PIU’ veloce è avvantaggiata rispetto a quella che corre MENO veloce (e via dicendo) e dove il futuro risiede in una non ben specificata rotellina che, cosi, acquista ancora PIU’ importanza.

Ne deduco che il pensiero che l’individuo, non il TUTTO, sia fondamentale dia un enorme pacca sulle spalle dell’Ego, con conseguente predominino dell’egoismo.

Il concetto di evoluzione non soltanto ha rinforzato l’ Ego, ma, tra l’altro, ha anche introdotto  il concetto di “evoluzione dell’intelligenza”.

Per concludere. Tutte le evidenze scientifiche a nostra disposizione, e la totale mancanza di prove a favore, affermano che il meccanismo della Vita messo in evidenza dal grande Darwin (il trattato) non può essere considerato come un ipotetico processo evolutivo che riguarda le caratteristiche fisiche e mentali di un individuo che, eventualmente, danno origini alle specie (il titolo del trattato), ne consegue che “l’intelligenza”, una delle cose che, appunto si sarebbero dovute sviluppare durante il fantomatico processo, non si sarebbe potuta evolvere,  per cui non può essere ciò che distingue noi esseri umani da tutte le altre specie, e non può essere usata come strumento di giudizio  per misurare le capacità delle singole persone. La sua “non esistenza” nega, ovviamente, il concetto di “stupidità”.

Usare questo come punto fisso di riferimento per qualsiasi discussione riguardante la Vita potrebbe, credo, far si che i due “sono”, si trovino in armonia e che Marx ritorni a “vivere”.

Non penso che varie raccolte di firme o proteste possano fare del PD un partito di sinistra che guarda a Marx.

Le citazioni sono state prese da Wikipedia (non me le ricordavo!). I dati di fatto scientifici che ho riportato sono controllabili facendo un giro per intenet. Non c’è bisogno di “scomodare” varie Università o consultare varie librerie, basta cercare “Esperimenti sull’evoluzione” e “Anelli mancanti” per accorgersi che non esiste alcuna prova a favore.

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3 risposte a Da dove passa il cambiamento?

  1. Siamo alle solite……
    Una domanda cha ha e continua ad affiscinare sia gli scienziati che noi comuni mortali: Chi è venuto prima l’uovo o la gallina? o – Da dove sono venute le galline con le loro uova ed i galli con i loro spermatozoi? – Una discussione centrata sulla prima domanda non farebbe altro che dare ancora più forza all’immaginazione. La seconda costringerebbe l’immaginazione a confrontarsi con la realtà naturale.
    Non mi sembra che i commenti riguardino il “TUTTO”, o l’esistenza di ciò che chiamiamo “intelligenza”, o “penso per questo sono”.

  2. enzo sorbera scrive:

    Ha messo insieme un bel po’ di cose: dal problema della teoria unificata della fisica alla centralità di Hegel e Marx.
    Purtroppo, un blog non è uno spazio “infinito” e dobbiamo limitarci a due considerazioni. Una, che Marx e Hegel – seppur “malconci” -, non sono “morti” (basterà un rinvio ai saggi di E. Bloch in “Soggetto Oggetto” e di Kojève per Hegel, mentre per Marx è recentissimo un saggio corposo di Eric Hobsbawm).
    L’altra che, come tutti i classici, si tende a mummificarli. In altra occasione ho avuto modo di esplicitare la mia distanza da Marx e dal suo concetto di divenire storico (che io vedo in termini probabilistici mentre lui e la tradizione che ha ispirato la vedono in termini “evoluzionistici”, un “procedere di Dio nel mondo”, per dirla in termini hegeliani :-)), ma di Marx mi serve molto il suo apparato teorico che occorre attualizzare per l’analisi della fase contemporanea del capitalismo: più che a un processo di crisi classica, assistiamo alla trasformazione del modello capitalistico “manifatturiero” (l’erogazione di forza lavoro in luoghi e tempi circoscritti, la fabbrica, per intenderci) ad un’ erogazione di tipo “diffuso”, estemporanea, “precaria” e “liquida” per dirla con Bauman.
    Forse è un po’ troppo shematico, ma ho poco tempo. Magari, se interessa, lo approfondiamo un po’.

  3. carlo sacco scrive:

    Donatelli, ne abbiamo discusso anche in privato di tutto ciò che ha detto,-ricorda ?- attraverso interminabili prolissità da parte mia e ciò che ne ho ricavato-per la mia infima consapevolezza e conoscenza-è che tutta la teoria evolutiva così come la descrive lei abbia logicamente anche dei punti a sfavore di ciò che possono pensare gli uomini stessi su tali princìpi. Ma la mia domanda è: E’ sufficiente tutto questo a sfatare detti presupposti ? Se fosse così semplice il basarsi su teorie che come conosce Lei conoscono anche altri sarebbe facilissimo dimostrarne l’inesattezza.Quando Lei parla di Marx(io non ho fatto nè liceo nè università, e sono solo un pessimo ragioniere )ho solo letto negli anni varie critiche alle teorie del filosofo tedesco ma anche Marx stesso- se non erro- è un grande valutatore della teoria evoluzionistica quando dice che le novità vengono poste in essere dalle contraddizioni insite nel sistema.Marx è un gran valutatore del capitalismo in quanto gli riconosce che sia il solo sistema economico-sociale a porre in atto quelle che sono le contraddizioni che porteranno alla novità.Non è questo forse anche un concetto evolutivo applicato agli uomini ed alla loro storia ? Ciò che crediamo noi che sia la realtà non è forse un pezzo di quella che segna la trasformazione della nostra vita ? Lei così dice che viviamo in ”un sogno” e potrei essere d’accordo anche con Lei, ma la realtà non può essere soggettiva bensì oggettiva.E chi decide quale sia l’oggettività se non la storia degli uomini ? La Chiesa o la fede ? Per quest’ ultimi sì e se ne arrogano il diritto..Ma allora l’ambulanza dovrebbe essere parecchio spaziosa per contenerne molti ….indipendentemente dal concetto dell’assoluto (Dio, che gli uomini dicono di interpretare….).ma è essa stessa una interpretazione umana, tutta umana….La saluto.

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