Bambole, non c’è una lira…per la cultura

di Carlo Sacco

Il Museo Guimet a Parigi è il contenitore più prestigioso esistente al mondo specializzato in Arte Orientale.

Nelle sue sale ristrutturate si trova il fior fiore dell’Archeologia del Sud Est Asiatico, collezioni di livello quanto più eccelso possa esistere in fatto di Ceramiche Cinesi, Tanka Tibetani, Pitture Giapponesi, Mobili Ming e quant’altro si possa immaginare relativo a tutto ciò che il colonialismo ha potuto saccheggiare da quelle regioni negli ultimi secoli.

Un duplice discorso obbiettivo però sotto questo aspetto però va fatto: da un lato c’è quello sì riprovevole di depredare un paese della propria cultura portandone fuori i tesori d’arte mentre dall’altro c’è la preservazione di tali pezzi che quasi senz’altro se ciò non fosse stato fatto – sarebbero stati saccheggiati, dispersi, venduti ad uomini danarosi e collezionisti senza scrupoli, come normalmente è successo nelle varie epoche storiche.

Il Museo Guimet nei giorni scorsi è stato informato dalla Onlus The Face of Asia sul fatto della possibilità dell’utilizzo di immagini d’autore sulla Birmania di fine ‘800 in lastre di vetro, ne è stato proposto l’utilizzo per una possibile mostra di livello internazionale. Il materiale posseduto è di notevolissima importanza ed è stato scattato dai primi fotografi passati alla storia che hanno fotografato il Sud est Asiatico nelle ultime decadi dell’800, ed in particolar modo la Birmania, fotografata appunto da Adolphe Klier, un austriaco che a Rangoon, oltre,che ad,essere fotografo, riparava anche orologi.

Di questo primo fotografo che operò in Birmania , in maniera casuale e fortunosa The Face of Asia è venuta in possesso di qualche decina di lastre fotografiche che potrebbero essere scannerizzate, stampate e mostrate ad un pubblico di appassionati che appare in crescita esponenziale specialmente in Europa.

Il Museo Guimet è disposto a mettere a disposizione le sue prestigiose sale e ha invitato The face of Asia a presentare un progetto per tale esposizione. Ma ha già premesso che difficilmente potrà fornire il supporto economico per realizzare la mostra e il catalogo.

Non solo in Italia ma anche in Europa succede che la cultura non riceva i necessari supporti e le potenzialità contenute negli Archivi, nei Musei, nelle Biblioteche rimangono inespresse, e le opere stesse che fanno parte della nostra storia e di quella di altri paesi  languono negli scantinati e nei cassetti, mentre potrebbero essere impiegate proficuamente per attrarre turismo, suscitare dibattiti, far crescere un interesse generale e specifico dei cittadini. Insomma fare cultura.

E’ pressochè certo che la collezione e la relativa possibile iniziativa di The face of Asia non saranno valorizzate (e molte potenzialità legate ad essa inespresse) senza una necessaria sponsorizzazione. Ma in questi tempi bui esistono ancora i mecenati? 

E’ triste constatare che le migliaia di euro si trovano solo per feste, pranzi, cene, per quella che viene chiamata “cultura del divertimento e dello spettacolo” che ormai impera sovrana, per un calcio che fa entrare in crisi i semplici cittadini al solo pensiero di non essere giocato nei tempi programmati, per concerti rock ai quali i giovani partecipano con lo stereotipo della bottiglia di birra in mano, e per tanto e tanto altro ancora.

D’altra parte cosa si vuole? E’ evidente che a questo è ormai ridotta l’Italia: un paese dove è concentrata la maggior quantità di opere d’arte al mondo, un luogo dove è presente cultura ai massimi livelli mondiali ma che pare aver fatto dell’ignoranza il cemento costitutivo politico-sociale che la tiene unita e compattata.

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4 risposte a Bambole, non c’è una lira…per la cultura

  1. carlo sacco scrive:

    Il costo dipende dalla quantità di lastre che si vogliono valorizzare e dalla qualità e lavorazione delle stampe. Diciamo che per una mostra di livello il minimo numero delle immagini sarebbe di circa 80 pezzi di formato approssimativamente 80×90 cm. Il fatto è che le lastre per essere stampate devono essere scannerizzate e per far questo occorrono degli scanner di alta definizione e un lavoro fatto da tecnici specializzati, così per la stampa che al momento (la fine art che più si addice alla natura delle immagini) è quella della stampa su carta di cotone con inchiostro a pigmenti di carbone. Dopo vengono le cornici, la compilazione delle didascalie e la relativa stampa, spedizione e spese varie. Direi non meno di 15.000€ esclusa la stampa del catalogo. Non è poco mi rendo conto, ma le mostre di livello elevato ormai non si possono più fare in formati del tipo di 30×40 cm. C’è poi la pubblicità. Tutto si fa, ma la prerogativa della associazione The Face of Asia è presentare soggetti di qualità, e Klier ed i fotografi dell’800 che riprendevano immagini del Sud Est Asiatico meritano di essere trattati con i guanti gialli, come la luce che invadeva le loro stampe all’albumina in quei mondi dimenticati. Un fascino senza pari…

  2. lucianofiorani scrive:

    Di che ordine di cifre si parla? Insomma quanti euro sono necessari per rendere possibile questa grande opportunità?

  3. carlo sacco scrive:

    Sono i primi gli stessi poveri a non ragionare più in codesto modo…(del resto l’hanno sempre fatto )il che è indicativo di dove sia il problema.Ma lo sanno anche altri, e questi altri sono i controllori della disperazione e ti indicano loro le vie di come risolvere il problema, perchè sanno bene che le speranze che sorgono dentro la mente si sposano benissimo con le intenzioni della mente stessa che le ha partorite.Sono due entità che si parlano l’uno con l’altra dentro la stessa persona e così in centinaia di milioni (di uomini), ed il giuoco e fatto.Il prodotto che vendono è fumo ed ai poveri non resta altro che sperare nell’aldilà garantito dai venditori di fumo.E’ il maggior ricatto morale al quale sottostà l’umanità.Dico questo senza alcuna remora.

  4. Tenere un popolo nell’ignoranza è sempre stata la forza del capitalismo nel mondo. Più un popolo è ignorante e più sono le possibilità del sistema di tenere ingabbiato quel popolo.

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