Abbiamo chiesto a Giannetto Marchettini, titolare di una delle imprese edili che più hanno determinato la vita del nostro paese le sue impressioni sull’attuale situazione politico-economica di Chiusi. Giannetto Marchettini è stato anche presidente dei giovani industriali della provincia di Siena.
Chiusiblog: La stanca che da tempo vive Chiusi per essere superata ha bisogno del contributo di tutti e ovviamente anche dalle forze economiche presenti ci si aspetta uno scatto di inventiva e di proposte. E’ pensabile portare ad un unico tavolo forze economiche, imprenditoriali, parti politiche e l’associazionismo più vivace?
Giannetto Marchettini: Certo che è utile l’incontro e il confronto. Come avvenuto anche nel passato. Quando gli amministratori pubblici ci hanno convocato come categorie economiche ci siamo attivati ed abbiamo elaborato sintesi di proposte. Tutti insieme diventa più complicato, cioè insieme con le altre associazioni non economiche. Magari è più utile spacchettare il dibattito a secondo dei temi proposti e chiamare all’uopo i soggetti interessati. C’è molta disponibilità nella società civile e che si aspetta di essere coinvolta non solo durante le campagne elettorali…
Chiusiblog: Di politiche di area se ne comincia a parlare ma ancora siamo ai primi timidi passi. E’ un terreno su cui puntare con decisione?
Giannetto Marchettini: In genere rifuggo un pò dagli slogan e dai titoli da convegno. Oggi è opportuno focalizzarsi su singoli obbiettivi ma con forte ricaduta sul territorio inteso come aumento della forza lavoro o portatori di valore aggiunto. L’insieme di molte azioni positive possono contribuire a vere politiche di area. Segnalo due difficoltà : la prima è che il tempo delle elaborazioni e delle azioni che convolgono il pubblico è molto lento, rispetto alle dinamiche del mercato e della vita socio-economica. La seconda è che vedo ancora poca coesione tra comuni ed enti che insistono nelle stesse zone. Insomma il campanilismo è duro a morire.
Chiusiblog: Il nuovo Piano strutturale è l’appuntamento più importante dei prossimi mesi. Su cosa dovrebbe puntare Chiusi? Sempre e solo nuove case?
Giannetto Marchettini: Ma no. Il Piano Strutturale è molto di più; a Chiusi costruire nuove case è il problema minore. Nel ridisegno di Chiusi si dovrà ragionare ed ideare una popolazione che vive e lavora nel proprio paese, e come esso può attirare turisti ed i fruitori delle nostre attività presenti intesi come negozi o attività artigianali, professionali e di servizio. Una riflessione la dovremo fare per come vivere il nostro paese. Per le politiche abitative è necessario facilitare imprese e privati per chi ristruttura e riqualifica l’esistente.
Chiusiblog: C’è un modo di recuperare l’enorme patrimonio edilizio inutilizzato che sia anche economicamente interessante?
Giannetto Marchettini: E’ fondamentale, come accenato nella risposta precedente. Non ci sono molte aree utilizzabili per nuove edificazioni mentre nel nostro paese ci sono tre o quattro nuclei, o aree, interessanti da riqualificare. Ma per superare alcuni nodi esistenti che hanno ostacolato l’intervento, vanno attivate delle norme premianti (aumenti delle cubature, abbatimento degli oneri concessori ecc…) per chi ristruttura e costruisce con nuove tecnologie per esempio che abbattano i costi energetici oppure quelle realizzate con forte valore architettonico ed estetico. Se non si innescano tali oportunità il rischio è che molte operazioni non partano e rimangano bloccate poichè manca la convenienza del promotore. Occorre anche assicurare tempistiche autorizzative snelle e veloci. Certo vanno salvaguardate le norme ed i vincoli esistenti ma vanno dati tempi certi in cui le operazioni si possono completare. Le dinamiche del mercato oggi non aspettano le lungaggini e le indecisoni. Il mercato immobiliare è volatile: quello pensato oggi come appetibile potrebbe non esserlo più tra cinque anni quando sarà rilasciata l’autorizzazione edilizia. Infine si potrebbero promuovere dei concorsi di progettazioni aperti a giovani progettisti che operano nel territorio. Chissà che dalle nuove professioni che hanno a cuore il bene del paese non escano le proposte migliori?
Chiusiblog: L’area della Fornace rientra ancora tra i vostri interessi? Per lo scalo è certamente l’intervento decisivo che può ridisegnarne la fisionomia oltre che cancellare una ferita aperta. Anche qui, pensate soltanto ai soliti appartamenti, negozi e uffici o avete in mente anche spazi di uso pubblico? Qual’è il giusto equilibrio per rendere fattibile economicamente l’operazione?
Giannetto Marchettini: L’area della Fornace fu acquistata ad un’ Asta pubblica molti anni fà. Ora è certamente il periodo peggiore per investire nel settore immobiliare. Occorerà che il mercato torni positivo e che tiri un vento di ottimismo. Ove questo avvenisse certamente siamo interssati ad intervenire su un’area cosi importante. Cosa fare? La Fornace è un grosso contenitore dove al proprio interno si possono progettare abitazioni, negozi e luoghi per piccolo artigianato produttivo. Ma con uno sforzo e con un contributo collettivo di idee e proposte si possono pensare anche luoghi di socializzazione, svago e divertimento. Occorre però un approccio amministrativo-politico diverso rispetto al passato. Noi siamo pronti a confrontarci con gli ammistratori pubblici: ci aspettiamo che dopo tanti anni la fornace non sia solo un punto di un programma elettorale (come è avvenute nelle ultime tre /quattro tornate amministrative) di ogni partito e forza politica che si è persentata in questi anni. Occorre costituire un tavolo comune tra tutti i soggetti interessati ,fare bene i conti e poi varare un progetto realizzabile che soddisfi chi come noi ha investito del capitale, ma anche il pubblico e i cittadini che potranno usufruire del complesso oggi fatiscente.
Chiusiblog: Si dice sempre che Chiusi deve puntare con decisione sul turismo e sulla cultura. Anche in questa ottica come dovrebbero prevedersi i nuovi interventi residenziali? Insomma quante case, dove e di che tipo?
Giannetto Marchettini: Per accogliere il turismo e i desidorosi di conoscere i nostri beni culturali e il nostro territorio non occorrono case. Occorre una seria promozione del nostro paese attivando eventi e iniziative. Va poi coordinata e suggerita agli operatori economici che operano nella filiera del turismo ed accoglienza, l’esigenza di crescere e aumentare la propria qualità del servizio e del prodotto. Alcune volte non è avvenuto e come sistema paese non abbiamo attirato turismo oppure esso è stato volatile, occasionale e comunque poco impattante sulla nostra economia.
Chiusiblog: La crisi di liquidità per molte imprese può essere un fenomeno congiunturale o ritiene che anche le banche debbano inventarsi nuovi strumenti e favorire nuovi indirizzi?
Giannetto Marchettini: Problema vecchio, ma mai risolto e che anzi trova oggi in tempo di crisi maggiori difficoltà. Le banche anche quelle dell nostro territorio vivono tempi non facili esse stesse e quindi hanno poca attenzione ed interesse ad assistere le piccole imprese. Strumenti nuovi andrebbero pensati per le imprese Start up di nuove generazioni e quelle che possono generare valore. Ma basterebbe anche che le banche diano risposte alle imprese in tempi rapidi e possibilmente favorevoli, verso gli operatori seri e corretti. Oggi molto spesso le banche ritardano le decisioni e l’operatore rimane mesi e mesi in attesa di conoscere se potrà contare sul patner finanziario in cui ha riposto fiducia.
Chiusiblog: Per concludere. Un’impressione sulla situazione politica locale scaturita dalle elezioni.
Giannetto Marchettini: Vedo che il nuovo Sindaco e la sua Giunta si sono messi di buona lena per governare il paese. Piccoli provvedimenti, magari non risolutivi se presi uno per uno, ma positivi nel complesso e comunque utili per il cambio di atteggiamneto e di passo richiesto da tutti alle ultime elezioni comunali. Ora attendiamo fiduciosi le grandi scelte. Vedo anche le opposizioni frizzanti e appassionate. Mi auguro che dal confronto politico escano sempre soluzioni utili per lo sviluppo e il buon vivere della cittadinaza. Vedo anche un segno di risveglio da parte degli operatori economici (tipo Chiusi in vetrina) che hanno recentemente, con le iniziative promosse, ottenuto degli ottimi riscontri e coinvolto il paese. Insomma ci siamo tolti dall’impasse di qualche anno fa. Posso dire di nutrire un moderato ottimismo e una cauta speranza per una auspicabile ripresa(ina).
Ci sono molte persone che, nonostante tutto, permangono sensibili verso le sorti della “Fornace”. Il problema è come trasformare una personale indignazione in un atto concreto; normalmente prevale il senso dell’impotenza individuale e quindi non si va oltre la lamentazione verbale. Se si trovasse lo strumento adatto, qualcosa succederebbe. Ne abbiamo avuto e ne abbiamo conferma con i Referendum. Su temi specifici di forte interesse collettivo credo che le risposte non mancherebbero.
Caro Paolo(Miccichè),l’idiota di Dostoevsky disse la celebre frase: ”La bellezza salverà il Mondo” .Fin’ora se giriamo attorno il nostro sguardo e valutiamo ciò che vediamo possiamo dire che il denaro non indietreggia nemmeno di fronte alla bruttura, ma anzi spesso è quello il mezzo per promuoverla.Di discorsi e di buone intenzioni è lastricata la strada che porta all’inferno.Speriamo, ma crederò quando vedrò,e purtroppo la gente ha la memoria molto corta, e qualcuno che si frega le mano lo sà bene…….
La Fornace è un simbolo importante per Chiusi perché memoria storica del “lavoro” di tanta gente di questo territorio e perché, nel tempo, è diventato un vero e proprio monumento di architettura industriale. La rivalutazione della sua area rappresenterebbe un salto di qualità importante per Chiusi. Marchettini ha ragione a chiedere che sia la Comunità a prendersene in parte carico e possibilmente in un periodo non elettorale, come per esempio quello attuale.
Ormai il suo degrado è ad un punto di non ritorno ma dalle mie informazioni si tratta comunque di un monumento potenzialmente sotto tutela della Sovrintendenza; se non lo è ancora formalmente, potrebbe diventarlo in breve tempo a seguito di una petizione popolare. Quello che non deve succedere è che venga rasa al suo per far posto ad un “mostro” di uguale cubatura, scimmiottato sui nefasti esempi della subcultura architettonico-commerciale americana, di cui siamo già fin troppo pieni.