Mi pare che negli ultimi commenti agli articoli “politici” sul blog emerga un giudizio pessimistico sulla partecipazione dei cittadini alle cose della nostra città: ognuno pensa per sé e l’interesse per la decisione pubblica è nel migliore dei casi superficiale e di maniera.
Studiosi importanti di antropologia culturale sembrano supportare e generalizzare questa sensazione. Il libro di Carlo Tullio Altan “La nostra Italia” rappresenta una specie di testamento culturale che non dà speranza: almeno dal Rinascimento e sino ad oggi ha sempre dominato l’interesse proprio e quello della propria famiglia.
E allora la cosa pubblica? Viene gestita da pochi che riescono a incanalare consenso attraverso scelte che avvantaggiano, o almeno danno l’impressione di farlo, questo o quell’interesse. Sin dalla fine dell’ 800 ci sono stati studiosi della scienza della politica, di scuola anche e soprattutto italiana, ci hanno spiegato che la politica è in mano a gruppi elitari il cui obiettivo principale è quello di conservare il potere.
Non sarò certo io a disquisire di teoria politica in questo blog. Secondo me però c’è un possibile antidoto: rendere trasparente il modo in cui si forma la decisione. Chi ha il potere ha interesse a tenere nascosta la conoscenza di questi processi. Prendiamo ad esempio il Piano Strutturale. La decisione di redigerlo risale al 1998. Che cosa ne sappiamo? Soltanto alcuni studi generali sono a nostra disposizione. Ma da cosa dipende questo incredibile ritardo, unico per gravità nell’intera Toscana? Se ne saranno dimenticati? Non scherziamo. Il ritardo dipende dalla incapacità di mediare fra diversi interessi di cui noi semplici cittadini nulla sappiamo. Non sarebbe allora opportuno che questi interessi emergessero e se ne potesse discutere?
Questo per le grandi scelte. Il discorso, però,si ripete nelle piccole scelte. I consiglieri della Primavera hanno sin da subito evidenziato una contraddizione fra Statuto comunale e regolamento del Consiglio. Gira ormai da mesi la voce che i consiglieri della Primavera hanno interessato il prefetto di Siena e che il prefetto abbia convocato le parti. E’ possibile rendere pubblici i contenuti di questi incontri? Terzo caso. Nel blog è stato scritto che la consegna dei lavori dello stadio di Pania, che doveva essere già avvenuta è rinviata a settembre. C’è stata? Se non è stata effettuata per tempo si applicano le penali?
Ultimo caso. Ormai l’albo pretorio è online. Per venti giorni sono pubblicati gli atti più importati (per esempio le delibere di Giunta e Consiglio). Dopo venti giorni occorre per la visione di quegli atti fare domanda e l’Amministrazione ha trenta giorni per rispondere. Ma che cosa costerebbe rendere disponibili alla visione quegli atti in forma permanente? Non credo dipenda dalla capacità del server del Comune di contenerli. Se così fosse potremmo fare una colletta e raccogliere i pochi euro necessari.
La registrazione dei consigli comunali? Si potrebbe continuare a lungo.
In conclusione, prima di piangerci addosso sulla mentalità familistica dei nostri concittadini forse dovremmo perseguire una politica di trasparenza la più completa possibile. Tutti gli eletti a parole sono d’accordo. Allora chiediamo agli eletti un po’ di coerenza. Debbono convincersi che la trasparenza non è soltanto un diritto da perseguire, ma un metodo che migliora il modo di prendere decisioni.
…in tutti i casi: lunedi 26 settembre, finalmente, il piano strutturale dovrebbe, sottolineo DOVREBBE, essere meglio esplicitato dalla giunta e, a percussione, il 27 nuova seduta del consiglio comunale…
per Enzo Sorbera. Quindi l’unico ostacolo per un deposito permanente degli atti comunali in forma cosultabile da web sarebbe soltanto la spesa per le macchine dove l’informazione viene depositata. Come ho più volte detto non sono un informatico, ma a me risulta che il costo per lo spazio disco è semprer più ridotto, Ad esempio per Chiusblog si spendono pochi euro all’anno e il provider dice che lo spazio a disposiziobne è illimitato.
Non è vero che un deposito pubblico non abbia vantaggi. Ne ha e molti. Prima di tutto semplifica le procedure di consultazione (modulo, 30 giorni, etc.) e per molte materie (p.e. urbanistica e ambiente) una efficace partecipazione dipende anche dalla possiibilità di studiare il pregresso.
Anche se tardi, vorrei inserire un breve commento; quando si parla di chiedere e pretendere partecipazione mi trovo sempre, più o meno, in sintonia.
In occasione della stesura del programma elettorale del PD di Chiusi, ne abbiamo parlato in varie occasioni, almeno nel gruppo dei 16 poi ridotto, sembrava anche che il concetto fosse accettato e divenisse parte del programma stesso, … agenda21, bilancio partecipativo, …. poi….. boh!?
Che fine abbia fatto non saprei dirlo! Pare che partecipazione sia stato travisato con propaganda.
Concludo riportando una frase di Don Roberto Sardelli, grande Prete intervenuto ad un paio di incontri organizzati da “La Goccia”:
“…. La partecipazione non nasce per germinazione spontanea, ma è il frutto di una educazione che la nostra società non incoraggia e il ceto politico deprime nella misura in cui sentenzia senza ascoltare e si acciglia se qualcuno osa criticare..”
Abbiamo utilizzato un ‘plug in che ha probabilmente qualche problema con la nuova versione di WordPress. Intanto però la “ghigliottina” sembra funzionare. Per ora non c’è alternativa se non prepararsi il commento su word o writer che vi permette di calcolare i 1400 caratteri.
Scusate. Volevo aggiungere che Carlo ha ragione: il limite dei 1400 caratteri non “scala” e quindi, potremmo sempre pensare di essere “nei limiti consentiti”.
La “strategia di collaborazione e di trasparenza”, almeno nella P.A., passa attraverso il meccanismo della pubblicità degli atti: dato che la legge non ammette ignoranza, il prerequisito è che la norma (l’atto amministrativo o quant’altro) che deve essere conosciuta sia resa nota (notificare è un verbo chiave della PA) mediante modalità e meccanismi specifici (albo, manifesti, ecc.). Addirittura, la pubblicità dell’atto è un prerequisito per la sua efficacia e validità. Per quanto riguarda l’albo, il tempo di permanenza degli atti è prefissato, appunto per la finalità della conoscenza urbi et orbi 🙂 L’unico limite superiore alla durata oltre il tempo “fisiologico” che conosco è nella quantità di spazio “fisico” da allocare sulle macchine per poter consentire l’accumulo di documenti per tempi di maggior durata. Ma è anche vero che, oltre quel tempo prefissato, la consultabilità può risultare inutile.
Ok è vero quanto dici Paolo, ma pensavo che quel limite imposto desse man mano che si procede con la composizione dell’articolo, lo spazio rimanente a disposizione.Nel mio computer questo non succede ed i 1400 rimangono 1400. C’è qualcosa che non funziona o sono io che clicco male su qualcosa ? Su ebay per esempio man mano che si dà una risposta c’è il conteggio dei caratteri ancora rimanenti. Qui come si fa a vedere ?
Detto questo ed è auspicabile che per disquisizioni che per loro natura prendono uno spazio più grande, i gestori del Blog studino qualcosa di parallelo.
Per Enzo Sorbera. L’analisi è giusta ma ha una coda: è possibile concepire una strategia che invece di lotta basata sui “segreti reciproci” si basa invece sulla ricerca della trasparenza e della collaborazione, almeno nella pubblica amministrazione?
Ripeto: non credo che qui sia utile addentrarci su dotte disquisizioni di politics. Vediamo cosa si può fare. All’esperto Sorbera (ma anche a tutti quelli che conoscono l’argomento) una semplice domanda:
Quali sono, al netto di quelli politici, gli ostacoli tecnici, finanziari o normativi che impediuscono di rendere permanenti on line i documento pubblicati all’albo pretorio? Si possono rimuovere?
Perché lo sanno tutti (massima trasparenza quindi!!) caro Carlo (Sacco) c’è un limite di lunghezza che può ora essere agevolmente verificato tramite il contatore che abbiano dovuto introdurre 😉 Il limite è di 1400 battute (un po’ di più delle famose dieci righe), controlla e vedrai che non è stato tagliato nulla al di sotto di questa soglia. Approfitto di questa occasione per avvertire tutti che per scarsità di risorse umane (l’esatto riconteggio delle 1400 battute porta via molto tempo) siamo costretti ad eliminare in maniera sistematica i messaggi che non rispettano questo limite.
A proposito del Diritto alla Trasparenza del quale mi sono state tagliate le ultime due righe delle parole di Noam Chomsky su i diritti – appunto- :” Una delle lezioni più chiare della storia, compresa la storia recente, è che nessun diritto è garantito, i diritti sono sempre conquistati” !
“Il segreto sta nel nucleo più interno del potere”, scrive Elias Canetti in Massa e potere. I detentori del potere cercano sempre di vedere a fondo, di scandagliare le intenzioni altrui, senza tuttavia mai lasciare intravedere le proprie. Il segreto è la fonte stessa del potere: c’è chi sa e chi invece ignora. Il potente cerca di conoscere i segreti degli altri, li ascolta (Dionigi di Siracusa è l’archetipo), li registra, li scheda. Questo è il “segreto offensivo”, contrapposto al “segreto difensivo”, che consiste nel (semplice) atto di non far conoscere i propri segreti agli altri. Il potente esercita entrambi, mentre gli uomini comuni hanno a disposizione solo quello difensivo.
Se finisce il segreto, finisce il potere e la razionalità che lo sorregge.
Carlo (Sacco) è evidente che l’informazione non viene gentilmente concessa. Chi ha il potere è consapevole del vantaggio di possederla. In questo blog quelli che hanno potere non intervengono. Non per niente organizzazioni e consorterie che hanno come obiettivo quello di influenzare il corso delle decisioni coltivano la cultura della riservatezza (p.e. le massonerie).
In questo campo però più che una mobilitazione sarebbe necessario una pressione che provenga da più parti. Per definizione la trasparenza non è di destra né di sinistra; è una questione che appartiene alla nostra civiltà amministrativa che affonda le proprie radici nel Medioevo.
Ti faccio alcuni esempi: le registrazioni dei consigli; se non arriverà a soluzione può essere organizzata una registrazione pirata da pubblicare in forme non perseguibili. La seconda proposta, in pratica contenuta nel mio post, è quello di scaricare sistematicamente l’albo pretorio e poi metterlo a disposizione sempre in forme non perseguibili con poche persone pronte a collaborare. Sono poi convinto che si possano mettere in atto strumenti capaci di documentare il processo della decisione mettendo in evidenza i vuoti, i punti cioè dove l’informazione viene nascosta. Se poi ci fossero consiglieri comunali (di sinistra o destra, non importa) che si volessero impegnare su questa strada allora si aprirebbero spazi immensi.
Paolo Scattoni: “Sin dalla fine dell’ 800…ci hanno spiegato che la politica è in mano a gruppi elitari il cui obiettivo è quello di conservare il potere……Secondo me però c’è un possibile antidoto: rendere trasparente il modo in cui si forma la decisione. Chi ha il potere ha interesse a tenere nascosta la conoscenza di questi processi.”
Vada pure per questo antidoto ma il problema è dove e come procurarselo. Il cittadino, anche se volesse, non ha lo strumento tecnico per far sentire la sua voce né è pensabile che lasci il suo lavoro per mettersi a fare una crociata solitaria contro il Potere. L’unica vera novità italiana di questi anni è stata i MeetUp di Grillo, certo perfettibili ma tesi ad attivare i cittadini su problematiche concrete. E’ su questa falsariga che bisognerà muoversi, altrimenti: no Antidoto, no Party!
Paolo,talvolta mi stupisci : l’hai detto prima tu, se tutto in Italia e così nei piccoli Comuni ruota intorno ad interessi di gruppo, familiali, di schieramento, pensi che vi sia qualcuno interessato a porre in evidenza la trasparenza ? Mi sembra che tu chieda all’oste se il vino è buono, o no ? L’unico modo per ottenerla è strapparla, e poichè negli articoli precedenti riguardanti la bioecologia è stato detto(e anch’io l’ho riconosciuto come vero)che nemmeno i diretti interessati che sono i cittadini(in questo caso non solo delle Biffe, ma di tutta Chiusi ) non hanno mosso foglia per sapere ed informarsi su come odorerà l’aria del loro futuro ed anche altro, cosa vuoi che a chi è preposto da costoro a decidere interessi la trasparenza ?
Ambedue sono l’esatto prodotto della causa-effetto di ciò che è la Res Publica Italiana, anzi Chiusina.Trent’anni fà proprio così non era,perchè a qualcuno si doveva rendere conto, anche se le magagne erano presenti anche allora e guarda caso sempre della stessa natura.Adesso chiediti se ciò che è cambiato dentro alla gente abia prodotto situazioni e condizioni migliori o peggiori di prima.Sarà che i tempi cambiano, ma la gente mi sembra sempre più assuefatta e che non rimetta alcuna speranza che questa politica possa cambiare qualcosa.Per quanto riguarda il Diritto alla Trasparenza, voglio concludere con una frase di Noam Chomsky:”Una delle l