Vorrei parlare di una situazione che mi interessa molto e che conosco bene per il lavoro che svolgo, quella dei lavoratori della RDB di Montepulciano; azienda in crisi.
Innanzi tutto vorrei esprimere tutta la mia solidarietà nei confronti di questi lavoratori che con le proprie fatiche ogni giorno garantiscono un futuro alle loro famiglie!
Quello che mi ha veramente colpito emotivamente, è stata l’intervista fatta da TeleIdea ai lavoratori che stanno presidiando lo stabilimento RDB, fra loro vi sono miei coetanei che perdendo il posto di lavoro rischiano di essere fuori da ogni ciclo produttivo, perché troppo avanti con l’età e senza l’anzianità necessaria per poter andare in pensione.
Anche questo è un problema generazionale!
Fino ad oggi le garanzie sociali dei lavoratori, per alcuni anche nel Centrosinistra, sono state considerate obsolete, raffigurando i lavoratori come moderni Saturni che mangiano il futuro dei propri figli per colpa di queste garanzie, qualcuno mi ha rimproverato di essere egoista e di non pensare al futuro dei nostri figli!
Adesso vai a dirlo a questi operai che gli stanno rubando il futuro!
Quello che mi ha ulteriormente colpito sono le assenze immotivate della Direzione della RDB che come diceva oggi il Corriere di Siena, prendendo spunto dai comunicati sindacali, si rapportano con il personale di Montepulciano tramite e–mail, questo è l’unica forma di presenza dell’azienda.
Mettono in contrasto questo stabilimento con altri stabilimenti sempre della RDB, creando una guerra tra poveri, inutilmente cattiva.
Sicuramente vi saranno delle motivazioni in tale comportamento ma da quando nel 2007 si è scelto una impostazione più finanziaria che produttiva, si vedono i risultati!
Tutto questo nonostante lo stabilimento avesse ordinazioni fino all’aprile del 20012, così gli operai hanno riferito nelle loro interviste.
Posso garantire perché li conosco: i lavoratori sono professionalmente bravi e dediti impagabilmente al proprio lavoro!
Sembra che vogliano spostare tutte le attrezzature presenti nello stabilimento in altri stabilimenti, questo l’ho letto nel Corriere di Siena.
Troppo spesso si è parlato di impresa senza ricordarsi del mondo del lavoro, troppo spesso si è parlato di flessibilità in uscita. L’Italia dopo i Paesi Anglosassoni e la Danimarca è la nazione che ha in Europa il maggior numero di atipicità contrattuale, ha dato dei risultati questa politica ?
Interroghiamoci in tal senso !
La mia solidarietà a questi lavoratori, a chi non ha il lavoro e a chi ce l’ha precario, come tanti giovani che rischiano di perderlo ogni giorno.
Mi riferisco al commento del Sig, Sacco, che ho letto solo ora.
Si parla di meccanismi, appunto. Noi abbiamo il meccanisno della Vita, L’evoluzione della Vita in quanto tale, il meccanismo portato a nostra conoscenza dal grande Darwin. Lo stesso Darwin ha “pensato” che questo meccanismo sia ANCHE l’origine delle specie, la teoria dell’evoluzione.
In poche parole, noi usiamo il termine “evoluzione” per indicare due cose ben distinte fra loro. Una che rispecchia la Realtà dello svolgimento della Vita, l’altro significato deriva dalla TEORIA. Abbiamo, quindi, un termine – evoluzione – che indica sia la Realtà che una teoria.
Credo che dovremo cominciare a dare un solo significato al termine – evoluzione -. Quale, è soggetto a discussioni, ma non possiamo andare avanti usando un termine con un duplice significato, uno l’opposto dell’altro.
Liberismo e liberalismo non coincidono affatto, vedi per esempio il liberalismo keynesiano. Quanto ad uguaglianza, era meglio l’Italia statalista e clientelare della Balena Bianca oppure gli Stati Uniti degli anni ’50 e ’60 dove qualunque povero cristo poteva costruirsi un futuro senza bisogno di avere santi in paradiso o il cappello da suddito in mano? Poi, siccome tutto è gestito dagli uomini, nel tempo si corrompe e diventa un’altra cosa. Ma per quello oggi anche i cubani non sono tanto contenti della sorte che è loro capitata. Insomma, quello che voglio dire è che noi – senza essere stati liberisti – abbiamo creato un’Italia con poca giustizia sociale e poca legalità. Al di là quindi – e prima ancora – dei modelli di organizzazione della Società, ci vogliono cittadini, classe dirigente e politica all’altezza e con una forte etica di riferimento. Altrimenti si parla solo di formule vuote che comunque porteranno sempre, più o meno, ad un risultato non soddisfacente.
Caro Giorgio, questa che ”in tutti i sistemi ci siano state persone che hanno vissuto come pascià ed altre che sono morte di fame” è una nuova teoria e giustificazione ? Non la ritengo plausibile, anche se è la realtà.Ma è la realtà, perchè di persone oneste e disoneste le potresti trovare quente ne vuoi in ogni sistema economico, politico e sociale ,ma ciò che conta sono i meccanismi attraverso i quali si ripartisce la ricchezza prodotta, ed il liberismo è l’esatto sistema per farla ripartire in misura talmente disuguale che appunto si formano sacche piccole di grande ricchezza e sacche grandi di grande miseria.Basta guardare al mondo, non tanto all’Italia.Non è un fatto di persone, anche se la classe politica dirigente-come tu dici- ha il suo peso, ma certamente non quanto ne abbia il sistema economico che viene da questa gestito.Lo spettacolo è sotto gli occhi di tutti.E’ tempo che le persone che non hanno nulla se non la loro forza lavorativa ed intellettuale, riflettano su quali siano le cause dell’impoverimento del mondo, od è troppo faticoso prenderne coscenza ?
Nel mio primo intervento ho parlato di qualcosa di più di semplice diatriba destra-sinistra, ho manifestato la mancanza di una forza politica che stia sempre e comunque dalla parte dei lavoratori. A stare dalla parte dei padroni ce ne sono fin troppi, liberisti o meno.
Caro Giorgio (Cioncoloni) stavolta non sono d’accordo. Non tutti i sitemi politici conosciuti hanno portato alle stesse differenze tra ricchi e poveri.
Quanto a cosa stiamo pagando, a me pare che più che lo statalismo e l’assistenzialismo stiamo pagando decenni di rapine e un’illegalità fatta sistema.
Viviamo in un regime comunista per i ricchi e liberista per i poveri.
In ogni sistema economico e/o politico, Luciano Fiorani, ci sono state persone che hanno vissuto come pascià e altre che sono morte di fame. La causa non penso sia da ricercare nel tipo di sistema ma in chi lo gestisce. Io non sono uno strenuo difensore del liberismo, ma l’alternativa quale potrebbe essere? Forse lo statalismo? Stiamo ancora pagando le conseguenze economiche, in termini di debito pubblico, della politica statalista e assistenzialista dei governi democristiani.
Sante parole Giorgio Cioncoloni,ed è vero quanto tu dici, ma come tutte le verità quella delle lobby che garantiscono i politici di carriera con tutti i risvolti, non sono che una
dimostrazione di come ”il liberismo” trasforma e si adegua e dia spazio ad una società formata ed ad uso e consumo dei più forti soprattutto con il genere di cultura che ne promana. Non è mai esistito nella storia che il ”liberismo”-almeno come normalmente viene inteso nella storia economica delle nazioni-abbia portato beneficio ai più deboli, ai diseredati, agli sfruttati.E tu dici che il liberismo di per se stesso non è un problema ? Al liberismo non è stato contrapposto nulla, se non la debolezza dell’organizzazione dei ceti meno abbienti: il sindacato; guarda che fine ha fatto.Dal liberismo hanno preso forma il monopolio, le corporations, le banche transnazionali, responsabili del nostro futuro e sicuro default in atto.Non è un problema ? Forse per altri e per d’Alema and Co.non lo è. Ho sentito voci-deboli fin’ora -che da parte del PD a livello centrale si vedrebbe di buon occhio la candidatura per un futuro premier della Marcegaglia oppure di Montezemolo:cioè in pratica la prevalenza degli interessi dei lavoratori….Bel partito.Da cacciare a forza di monetine, come chi usciva dall’Hotel Raphael….certo, non c’è da stupirsi se si pensa che anche partiti di nobili origini e cultura che hanno fatto l…
La qualità della classe dirigente su cui richiama l’attenzione Cioncoloni è sicuramente un aspetto fondamentale nella gestione della cosa pubblica e da noi, non a caso, ormai tutti la chiamano casta. Il perchè l’hanno capito anche i sassi.
Ma a mio avviso il liberismo resta il problema di fondo.
Mi sono fatto vecchio e nessuno è riuscito a convincermi che sia giusto che ci siano persone (brave, ingegnose, furbe…) che meritino di vivere come pascià e altre (sciocche, inette, ignoranti…) che debbano morire di fame.
Il problema, per dirla con il titolo di un vecchio romanzo di Hemingway, è tra “Avere e non avere”…di che vivere.
Per Storelli. Avevo ragione io quando il Pci stava dividendosi in più di un un partito. Che non doveva esistere un partito di Rifondazione comunista ma un partito dei lavoratori con radici storiche di sinistra , ed io con le mie idee socialiste ne avrei pure fatto parte, ma anche la sinistra quando e’ stata al governo ha fatto un po’ come i suoi predecessori, ha pensato a sviluppare posti pubblici in enti per i propri politici, cooperative che avessero un riferimento politico ecc…
Io credo che i cittadini devono guardare ad amministratori che ascoltino tutti, partiti compresi, con una ampia visibilita’ dei problemi di tutti i cittadini e dei lavoratori e di tutto quello che fa parte per sopravvivere mettendo da parte la politica storica ma facendo quella reale, cioè di quello che serve oggi, senza difendere gli interessi di qualche partito o personaggio politico perchè. torno a ripetere, i cittadini scelgono la persona per governare non il partito o i partiti che lo hanno sponzorizzato. Ciò vale a dire che un amministratore che viene comandato da altri sopra di lui non vale niente. In gergo chiusino diciamo non ha le palle. Senza prenderla come offesa ma come battuta spiritosa.
Il problema principale, Luciano Fiorani, non è il liberismo, che di per sé è un problema, ma non quello principale. Causa principale di molti problemi che ci affliggono è la mancanza di una classe di politici nel senso letterale del termine, cioè coloro che si occupano del bene della polis, della città, della nazione. Una classe politica che difenda prevalentemente gli interessi dei cittadini, soprattutto quelli più deboli e meno garantiti. Oggi la classe politica difende soprattutto la propria sopravvivenza e quindi le lobby che tale sopravvivenza le garantiscono, politicamente ed economicamente.
Se ci fosse stata una classe politica degna di questo nome probabilmente aziende come la RDB avrebbero avuto una sorte diversa ed il liberismo non sarebbe selvaggio ma regolato da norme a garanzia degli operai o dei consumatori o dei risparmiatori o di chiunque rimanga vittima di chi usa i mercati solo a fini di arricchimento personale. Francesco Storelli la chiamerebbe una classe politica di sinistra ma la si può semplicemente chiamare democratica.
Il punto è proprio quello che indica Giglioni nel suo commento: liberismo.
Tutto il resto vien da se.
E’ un tema enorme, sul quale purtroppo la destra ha fatto la destra da sempre, tutelando gli interessi dei padroni (termine antico ma drammaticamente attuale), mentre la sinistra a un certo punto si è dimenticata dei lavoratori divenendo essa stessa artefice della perdita dei diritti dei lavoratori perseguendo una politica di flessibilità indecente. In valdichiana conosco con certezza situazioni incredibili, con aziende che per assumere fanno prima firmare all’operaio le proprie dimissioni in bianco e tenendo quel documento nel cassetto, ci sono aziende che in caso di infortunio sul lavoro fanno pressioni perchè il dipendente non si rechi al pronto soccorso o dichiari che si è fatto male a casa, infine ci sono aziende che “chiedono” al dipendente, se vuole conservare il posto, di lavorare 10 ore e riscuoterne 8.
Serve che i sindacati ricomincino a fare i sindacati e i partiti di sinistra i partiti di sinistra.
purtroppo non so se i partiti, almeno quelli dell’attuale panorame, siano in grado di raccogliere queste istanze. Probabilmente dovremo organizzarci per un “qualcosa” che prescinda dai partiti. Lo so è una scelta che fa paura, è come saltare nel vuoto senza protezione, ma non credo sia rimasto altro da fare. Rompicoglioni di tutto il mondo (ora si chiamano “indignados”) uniamoci, non abbiamo da perdere che le nostre catene! 🙂
è vero, è venuto il momento di tentare di ricreare una sinistra che sia “sempre e comunque” dalla parte dei lavoratori. Oggi le fasce più deboli si sentono sole: non c’è più nessuno che le tuteli, i sindacati “fluttuano” (tranne rare eccezioni es FIOM), i partiti che prima erano il riferimento e la protezione ora tentano di scimmiottare politiche neoliberiste. cercjhiamo di ricreare una sinistra vera!
Si Luciano, su alcune considerazioni convengo con te, il tempo massimo per poter discutere su flessibilità e precarietà non e’ scaduto ! Io credo che ce ne voglia ancora di tempo, e’ vero i nomi che tu hai citato non sono esigue minoranze, sono e possono essere determinanti anche per il futuro ma il tempo ancora c’è per chi come me non crede affatto in un modello neo liberista anche se moderato. Ho scritto questo perché c’è bisogno di altro e soprattutto vorrei che qualcuno incominciasse a riflettere in tal senso ! Ciao e grazie.
Condivido le considerazioni che Giglioni fa riguardo alla critica situazione che stanno vivendo i lavoratori della RDB e naturalmente esprimo anch’io piena solidarietà
Ci sono poi un paio di passaggi in quello che Giglioni dice che, seppur totalmente condivisibili, mi paiono un po’ fuori tempo massimo.
Flessibilità? Do you remember D’Alema and Treu?
Nel Pd a considerare obsolete certe garanzie sociali sono solo alcuni; peccato che siano quelli che comandano.