Un tempo, quando i partiti erano una cosa seria, l’analisi del voto era esercizio non solo scontato ma assai accurato.
Oggi ormai ci si limita alle dichiarazioni di circostanza (siamo felici di essere arrivati primi, peccato è andata male…) che assomigliano tanto a quelle dei ciclisti a fine corsa.
E allora, anche per provare a riflettere su ciò che ha detto il voto di domenica, butto lì alcune considerazioni personali.
A mio avviso questa tornata elettorale ha segnato anche a Chiusi il passaggio dall’epoca dei partiti tradizionali ad altre forme non convenzionali di aggregazione. Il successo della Primavera non sta (tanto o solo) nelle persone e nella proposta che ha presentato ma nell’aver capito che un’epoca era finita e che c’era nel paese una larga parte di elettorato (di destra e di sinistra) stufo di un’autoreferenzialità che i partiti si sono presa senza che nessuno gliel’abbia mai data.
L’epoca finita però non è quella di Ceccobao, ma quella dei partiti divenuti scatole vuote capaci solo di dar risposte a interessi personali o di gruppi e cordate.
Anche il successo di Scaramelli si inquadra in questa nuova realtà. Tutto infatti si può dire tranne che sia stato il Pd e i suoi evanescenti alleati a portarlo in carrozza alla carica di sindaco. Hanno avuto un peso determinante prima l’appoggio di Ceccobao e poi la sua personale (di Scaramelli) capacità di cercarsi i voti negli ambienti a lui più congeniali. Il Pd e gli altri partiti della coalizione si sono limitati a fornire il marchio di fabbrica, che certo non è poco, ma sul campo hanno agito altre forze.
Ed è su questo aspetto che ritengo vada attirata l’attenzione, perchè chi ha seguito la campagna elettorale ha toccato con mano il peso e la forza dei nuovi legami che si sono stabiliti nella società e con l’amministrazione comunale.
Sarà opportuno analizzare con calma e in maniera approfondita certi rapporti “incestuosi” tra non poche associazioni, categorie, gruppi di potere e alcuni personaggi politici, perchè ormai i riferimenti non sono più i partiti ma semplicemente alcune persone dei partiti.
Anche per il voto cattolico vale lo stesso discorso; l’orientamento non è più su questa o quella lista più o meno contigua agli ideali e ai valori della chiesa ma ormai si posiziona sulla persona più organica a visioni più concrete.
Il voto, come sempre, si limita a fotografare la realtà e stavolta, a mio avviso, sono quelli appena detti i più vistosi elementi che queste elezioni ci rimandano. E non è un bel vedere perchè viene confermato l’allarme di chi in questi mesi ha ripetutamente parlato di una questione democratica aperta, anche a Chiusi.
E infatti nell’ipotesi che ho prospettato ci sarà una riduzione della bolla spaziotemporale nella quale albergano le nostre esistenze.
Storia e Inghilterra potrebbero tornare ad essere lontane dal nostro quotidiano.
Vedi che ho mantenuto coerenza? 😉
Giampaolo (Tomassoni) ricordo benissimo. Ai tempi del liceo ti rifiutavi di studiare storia, sostenevi “è inutile riguarda il passato”. L’inglese anche, perché “tanto si parla in Inghilterra”. Poi scopristi che la maggior parte della letturatura informatica era in inglese e allora almeno su questa materia dovesti cedere. 🙂
Scusate: non ho saputo resistere. 🙂
Però, daì. Non c’è una “medicina” definitiva per queste cose.
Si può magari sperare che i nostri problemi si possano ridurre, in futuro, in termini più facilmente gestibili per quelle misere “unità carbonio” (cfr. Star Trek I) che siamo.
Magari siamo fortunati: così, a spanna, guardando un po’ alla storia (per la quale a momenti mi buttavano fuori al liceo, quindi siete avvisati), molti dei problemi “moderni” mi sembra che derivino dall’accorciamento virtuale delle distanze: grandi distanze coperte in poco tempo significa una aumentata dimensione della “tribù”, tanto da renderla un sistema così complesso da essere preda di comportamente caotici e Grandi Attrattori (e non piglio in giro: i grandi attrattori so’ roba vera che c’è).
Siccome molto dell’accorciamento virtuale delle distanze è stato causato, nel secolo precedente, da grandi risorse fossili, che ora si stanno esaurendo, l’unica è sperare che tali risorse non siano poi così facilmente sostituibili come siamo indotti a sperare ora.
La nostra tribù potrebbe tornare da sé a dimensione più umane.
Piccolo è bello perché, in definitiva, in grande ci possono pensare solo poche categorie di persone, che lo fanno all’interno di ben precisi domìni del pensare (altrimenti si chiamano cretini).
Nel “grande” viene meno l’effetto di qualsiasi sistema retroattivo si voglia applicare.
“In primo luogo osservate con quanta previdenza la natura, madre e artefice del genere umano, ebbe cura di spargere dappertutto un pizzico di follia” (Erasmo, “Elogio della follia”).
Giampaolo (Tomassoni) ora che hai avuto l’elogio cerca di discutere con un po’ di senso 🙂
Dovremmo forse tornare a costruire una rigida struttura logica, che poggi su un nucleo di assiomi fondanti (“valori”, forse?), attraverso la quale riconoscere il bello dal brutto, il giusto dallo sbagliato?
Dovremmo forse tornare a fare filosofia?
Anche la filosofia ha i suoi limiti: si presta facilmente a diventare radicale ed iniqua. Ci sono teoremi che dimostrano l’impossibilità di rappresentare tutti i teoremi possibili con un qualsiasi simbolismo finito. Possiamo pensare di avvicinarci ad una verità olografica con la sola logica?
E ancora: cos’è la cippalippa?!?
Ho troppi elementi che confermano quello che ho detto e naturalmente non sono il solo ad aver toccato con mano questo nuovo sistema.
Che sia peggio di prima, è ovvio.
Se ne uscirà? Dobbiamo provarci, ma certo non sarà un processo nè breve nè facile.
Certo Fiorani che, se la tua analisi è vera, è (quasi!) peggio di prima: almeno certe strutture di potere erano conclamate…
Non se ne esce?
Sostanzialmente giusta la tua (Luciano Fiorani) analisi del voto. Sono anche convinto che i partiti siano ormai (mal)ridotti spesso a pericolose consorterie. A livello locale resta da verificare nel prossimo futuro quanto la Amministrazione riuscirà a coinvolgere cittadini e gruppi consiliari (preferisco parlare di Gruppi consiliari perché oggettivamente non solo il PD, tra i partiti, dovrà ricostruire il proprio tessuto: vedi il cambiamento antropologico del Partito socialista ( Chi siamo?)) e quanto la Lista Primavera potrà essere utile ad una positiva evoluzione della politica locale. Infine quanto sia possibile lavorare nel PD per recuperare un ruolo di promozione del confronto all’interno della società e di orientamento delle scelte politiche. Solo per iniziare…
……rimango convinto che il vero problema non è tanto nell’aspetto dei partiti, ma nel nostro modo di interpretare la Vita che porta, appunto, a questi “livelli”, non solo in Italia, ma in tutto il Mondo.
Il fenomeno a dire il vero non è nuovo neppure per Chiusi. Sono anni che i partiti funzionano così anche da noi ma oggi c’è la prova provata.
Che i partiti siano indispensabili (e certamente da preferire a certe consorterie) è fuor di dubbio.
Quello che non è più accettabile è lo stato in cui sono stati ridotti “questi partiti” e il loro modo di fare.
Vedi Luciano (Fiorani) il fenomeno è forse nuovo per Chiusi, ma non certamente a livelloo nazionale. In alcune regioni d’Italia quasi tutti i partiti sono da decenni scatole vuote, riempite di volta in volta da gruppi che vi si inseriscono.
Talvolta si arriva a situazioni parossistiche così come le centinaia e centinaia di CAF che a Napoli (ma anche in altre regioni meridionali) rappresentano pacchetti di poche decine di voti.
Il nodo è quasi sempre lo stesso: l’accesso al lavoro che passa sempre più da meccanismi diversi da quelli del merito.
Il vero problema è l’alternativa. C’è ancora uno spazio per i partiti che sono ancora espressione ineliminabile di tutte le democrazie rappresentative nel mondo.