La pur ampia chiesa di San Francesco a Pienza a stento è riuscita a contenere la grande affluenza di pubblico che ha voluto ascoltare la lectio magistralis su “L’umanesimo religioso”, con la quale l’ On. Prof. Massimo Cacciari ha inaugurato l’anno accademico della Libera Università Biblico Teologica.
Parlare di umanesimo hic et nunc – ha esordito il docente universitario di filosofia estetica, nonché sindaco di Venezia per tre mandati – non significa porsi la domanda “che cos’è l’uomo”? Perché l’essere umano non può essere riducibile ad una cosa; e neppure “chi è l’uomo”? Perché troppo generico, ma bensì “chi sei uomo”? Che equivale alla domanda primordiale: “chi sono io”?
Ciascun uomo – ha continuato Cacciari – è un essere straordinario perché in lui c’è una duplicità insopprimibile: la necessità, per cui è parte della natura e la libertà per cui aspira a trascendersi. Da questa duplicità scaturisce il dramma dell’esistenza tra l’avvertire cioè la propria finitezza ed il desiderio di infinito.
Tutto scorre nella strada del conoscere, la natura prima e, quando lo spirito di conoscenza non si acquieta, il desiderio di andare oltre, fino a conoscere e definire se stesso. Una fiducia infinita nella potenza della mente grazie alla quale, come affermava Leonardo da Vinci, nulla dell’ignoto deve rimanere tale.
L’uomo, grazie alla libertà e alla conoscenza, è quindi “tutto il possibile”, in quanto può essere superiore agli angeli e inferiore agli animali. Quando la conoscenza di se stesso si ferma all’immanente il dramma della duplicità si trasforma in tragedia, proprio perché non è possibile eliminare la trascendenza. Anche razionalmente il conflitto di possibilità non è risolvibile se non con un intervento esterno, che viene dall’alto, divino.
Numerose le citazioni di filosofi e artisti a supporto di queste argomentazioni come profonde e interessanti le domande dal pubblico sulla possibilità umane e razionali di trascendersi, sull’odierno accontentarsi dell’immanenza, su come trasmettere ai giovani questa cultura essenziale dell’uomo. In questo itinerario, che parte “a deo” ed è destinato “in deo”, è apparsa allora la bellezza, la contemplazione, l’estasi.
Al di là della scienza è apparsa l’arte. Anche quella di educare. Dimensioni trionfanti nel rinascimento toscano e pressoché sconosciute ai nostri tempi. Primato della creatività rivalutato anche dall’intervento di Massimo Lippi che ha donato a Cacciari un’artistica colomba, di sua creazione e segno della leggerezza e innocenza dello spirito.
Poiché viviamo tempi bui per la crisi generalizzata e globale, per il relativismo ed il pensiero debole, l’incontro con Cacciari è stato contradditorio e controcorrente. Ma anche di grande speranza.
E’ avvenuto a Pienza, città d’arte per l’uomo, nel tardo pomeriggio di venerdì 22 ottobre.
La ricerca di Cacciari è ormai destinata/condannata all’interminabilità – nel senso freudiano -. L’aspirazione alla trascendenza, che è anche ouk-topos, il non-luogo dell’utopia e che già Dante rintracciava in Ulisse, “lo maggior corno de la fiamma antica”, non ha però le sole ragioni dell’essere “sicut Deus”. Il dramma, come sa bene il Cacciari magistrale lettore di Heidegger, è in quell’abisso che separa l’uomo dall’uomo, in quel Dasein, l’esserCi (nel tempo e per la morte) che condanna a un’eterna distanza tra uomo e mondo e tra uomo e uomo. Per dirla con Blake “Both read the Bible day and night,/ but you read black where I read white”
(Entrambi leggiamo la Bibbia, giorno e notte, / ma tu leggi nero dove io leggo bianco).
…”alla domanda primordiale: “CHI SONO IO”?
Appunto, il detto a cui si fa riferimento è: “Penso per questo sono”.
Visto la domanda non dovrebbe essere: – Sono in Vita (esisto), per questo penso per questo sono. -, il che, tra l’altro, mette il “pensiero, in secondo luogo.
Forse le contraddizioni potrebbero diminuire se cambiamo
il detto cartesiano.
Sono andata a Pienza e ne è valsa la pena. Cacciari ha fornito diversi stimoli per riflettere sulla pienezza della nostra condizione umana al di la dell’interessante ricostruzione storica che ha fatto del pensiero umanista.
La ricchezza della nostra comunità sono queste occasioni, e la Lubit dà sempre il suo contributo con iniziative di grande livello.
L’unico rammarico è che tra la numerosissima presenza di ragazzi non se ne sono visti tanti, nonostante il mondo giovanile cattolico sia un universo molto numeroso.