Il Granduca Pietro Leopoldo I e Chiusi

di Fulvio Barni

Nacque a Vienna il 15 maggio 1747, da Francesco Stefano di Lorena e dall’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo. Divenne nel 1765 IX Granduca di Toscana, il secondo della dinastia Austro-Lorenese.

Successe a suo padre, al quale il Granducato fu assegnato dai maggiorenti della Pace di Vienna, in cambio del proprio ducato di Lorena-Bar, dato in permuta dalla Francia al re di Polonia, Stanislao Leszczynski. Restò Sovrano di Toscana fino al 1790, anno in cui, causa la morte del padre, divenne imperatore del Sacro Romano Impero. Pietro Leopoldo, a soli diciotto anni, con l’aiuto d’esperti consiglieri, diede inizio ad una coraggiosa politica di riforme.

Prima fra tutte la riforma agraria. Istituì, infatti, nel 1766 una consulta dove chiamò a collaborare anche Vescovi e Parroci. Sottopose a tassazione, tramite un censimento da lui stesso fatto eseguire, tutti i beni immobili, compresi quelli del Granducato. Abolì la servitù del pascolo e del legnatico. Per effetto stesso della riforma, vi è a Chiusi una deliberazione comunale del 6 aprile 1766, con cui si sollevavano i contadini dall’obbligo di partecipare al mercato settimanale del sabato, come precedentemente stabilito dai vecchi statuti del 1538.

Sette anni più tardi furono abolite anche le Canove(1). Nel 1777, con la riforma amministrativa, dette più poteri ai comuni che vennero così ad avere una quasi completa autonomia. Con la nuova legge rese possibile l’accesso alle magistrature comunali a tutti i proprietari di terreni, compresi i coloni e gli artigiani. Solo la carica di Gonfaloniere rimase ancora in mano ai nobili. Ogni anno erano estratti a sorte, dai nomi inseriti nel bossolo, un Gonfaloniere, quattro Priori e otto Consiglieri.

Sempre per effetto della stessa norma, che entrò in vigore il 1° luglio 1778, furono abolite anche molte figure tra le quali il Magistrato del Gonfaloniere(2), il Sindaco Generale(3), il Consiglio Generale(4), i Grascieri(5), i Sindaci degli Appelli(6), i Camarlinghi di Credenza(7), i Deputati sopra i Requisiti(8), i Viai(9), i Sopratutori(10), i Sindacatori(11), i Ragionieri(12) ed alcuni Priori con mansioni specifiche. Già dal 1772 Pietro Leopoldo, in virtù di un Motu Proprio, aveva liberato i chiusini dall’obbligo di sottoporre le proprie deliberazioni comunali all’approvazione dei Quattro Conservatori di Siena.

Si aggiunse come nuovo strumento, alla riforma comunitativa, poiché questo era il vero nome dell’insieme di leggi con cui Leopoldo I riformò le amministrazioni pubbliche, per una più equa distribuzione dei tributi dovuti dai cittadini, un tentativo di catasto edilizio. Nel 1778 il Granduca affidò l’incarico ad una commissione di stabilire i criteri con i quali eseguire gli estimi. Chiusi, insieme a San Quirico d’Orcia, furono gli unici due comuni in provincia di Siena ad essere interessati dagli esperimenti. Queste rilevazioni furono terminate tra il 1780 ed il 1784. Per sopportare tali spese, Pietro Leopoldo concesse al nostro comune un prestito di 9.100 lire fiorentine da restituirsi in dodici anni, poi condonate, vista la grave situazione finanziaria di Chiusi.

Tuttavia il tentativo di catasto di Pietro Leopoldo, rimase una cosa isolata, dati gli alti costi per portarlo a compimento in tutta la Toscana. Per veder realizzato un vero catasto bisogna attendere il 1835, sotto il regno del Granduca Leopoldo II, suo nipote. La riforma giudiziaria cui dette corso, fece sentire i suoi effetti anche nella nostra città. Sostituì il Capitanato di Giustizia con il Vicariato Granducale ed il 22 luglio 1774, il dott. Bernardino Sciarelli, ne divenne il primo titolare.

Nel 1786, emise nuove leggi penali ed abolì, primo Sovrano in Italia, la pena di morte e la tortura. Assicurò ai colpevoli di reati il beneficio alla difesa e un processo imparziale (per quanto possibile, dati i tempi, aggiungo io). Nel 1787 promulgò la riforma tributaria. Sostituì i tribunali delle corporazioni delle arti con le Camere di Commercio e incoraggiò gli scambi economici ampliando la rete stradale. Successivamente furono introdotti due nuovi tributi: uno sui beni fondiari, chiamato “tassa di redenzione”, che Chiusi continuò a pagare ai Conservatori di Siena, e l’altro sulla famiglia, detta imposta sui fuochi, per la quale ogni capofamiglia chiusino pagava 23 lire.

Alla fine del 1700, uno dei provvedimenti più importanti di Pietro Leopoldo, fu la riforma doganale. Essa soppresse tutti i dazi ed i pedaggi interni tra i paesi del Granducato, fissando un unico tributo da pagare alle frontiere. A Chiusi furono costituite dogane di più categorie, tra le quali, la più importante, era quella di seconda classe per tutte le merci che provenivano da fuori del Granducato: attraverso il lago di Chiusi, dalla via della Biffa, dalla strada di Santa Mustiola e da quella del Passo alla Quercia.

La riforma Ecclesiastica fu la più discussa dei suoi coraggiosi rinnovamenti. Tenne conto più della tendenza giansenistica(13) e antipapale del momento, che dei sentimenti religiosi del popolo. Soppresse Confraternite, Ordini religiosi e Tribunali ecclesiastici. Abolì la Decima Ecclesiastica. Tolse ai religiosi la dipendenza dai loro superiori che avevano sede fuori del Granducato. Riunì i Sinodi sotto la giurisdizione statale ed impose leggi ai Vescovi. A Chiusi, questa riforma ebbe forte risonanza, a causa dell’atteggiamento, molto discusso, del suo Vescovo Giuseppe Pannilini(14).

Ulteriori innovazioni di Pietro Leopoldo, vi furono anche a proposito del trasferimento fuori città dei cimiteri, della creazione di nuovi ospedali, scuole e conservatori femminili. E qui occorre ricordare che anche nella nostra città, tramite un decreto granducale del 28 marzo 1785, fu trasformato il Monastero di Santo Stefano in conservatorio, tenuto dalle Monache Agostiniane, loro stesse poi trasformate in oblate(15). A tale istituzione, nel cui edificio ancora oggi sono ospitati vari ordini scolastici, è legata l’origine di tutte le odierne scuole chiusine. Dopo aver citato le intraprendenti riforme del Granduca, non possiamo tralasciare l’opera più importante che pose le basi per il risanamento ambientale ed economico della città di Chiusi: la bonifica.

Fu proprio Pietro Leopoldo I, infatti, a volere il prosciugamento delle acque dei piani chiusini. Più volte venne a Chiusi per rendersi conto personalmente della gravità della situazione e nella sua prima venuta, che fu nell’ottobre del 1769, non esitò a definire la città piccola, sudicia e miserabile”. Le febbri malariche imperversavano e molto spesso negli anni avevano ostacolato il reperimento di manodopera sufficiente a raccogliere i prodotti agricoli. Dal censimento della popolazione eseguito in quell’anno, risultò che Chiusi aveva poco più di cinquecento abitanti.

Leopoldo stesso scrisse nei suoi appunti di viaggio che in quel periodo morivano 3 o 4 persone al giorno per malaria. Volle anche entrare in alcune case contadine e cosi ne parlò nei suoi scritti: “ sono tutte cattive assai, piccole ristrette e senza comodo per i contadini e le loro famiglie, malsane, colle stalle sotto, ed alla riserva di poche state rifatte di nuovo sono tutte pessime e cascano, li affittuari non rifacendo mai nulla, e ne hanno gran bisogno”. Nel 1777 tornò di nuovo nella nostra città e si rese conto che molti progressi erano stati fatti, ma ciò nonostante la gente continuava ad essere decimata dalla grave malattia.

Da quella visita trasse la determinazione che soltanto un accordo con lo Stato Pontificio, per la regimazione delle acque tra il confine dei due stati, avrebbe definitivamente risolto la situazione. Due anni dopo, vale a dire il 13 dicembre 1779, nominò una commissione che prendesse in esame la regolamentazione dello scolo delle acque del fiume Tresa e degli affluenti del lago di Chiusi. Tale commissione era composta dal marchese Benvenuto de’Venuti, dal matematico Pietro Ferroni e dall’ingegnere Giuseppe Salvetti. Il 1780 vide il Granduca di nuovo a Chiusi, dove finalmente poté constatare una situazione alquanto migliorata: il dragaggio del canale al Passo alla Quercia e di quello Maestro, avevano di molto ridotto i terreni acquitrinosi.

Nello stesso anno fu stipulato un Concordato con lo Stato Pontificio, che segnò l’inizio della definitiva bonifica del territorio paludoso chiusino, completato poi nei primi decenni dell’ottocento. A seguito di quel concordato, nel marzo del 1780, Papa Pio VI nominò a sua volta una commissione presieduta da Benedetto Passionei e composta dal matematico Pio Fantoni e dagli ingegneri Andrea Vici e Domenico Sardi.

Terminato il lavoro delle due commissioni, l’accordo venne finalmente sottoscritto da entrambe le parti: il Granduca Pietro Leopoldo I vi pose la sua firma il 23 dicembre 1780, Papa Pio VI il 9 gennaio 1781. Tante altre cose potrebbero essere dette ancora, a proposito di quello che il Granduca Leopoldo I fece per la nostra città e perché possiate rendervi conto di quanto i chiusini gli erano grati, riporterò di seguito una deliberazione del consiglio generale di Chiusi del 22 giugno 1784:

“…Attesi i tratti di continua monificenza con i quali si è degnata S.A.R. Nostro Signore di favorire questa Comunità e con il regalo di Scudi 200 in aiuto ai poveri di questa città nella passata annata di carestia erogati nelli risarcimenti della strada che porta a Siena e colla successiva elargizione a favore della Comunità dei terreni che resteranno prosciugati mediante i lavori che si vanno facendo nella Chiana e con avere somministrati dei considerevoli aiuti per la formazione del nuovo Estimario, propone l’ill.mo Antonio Fanelli, uno dei Signori Priori, di fare una pubblica dimostrazione di gratitudine per tanti e segnalati favori con farsi per tre giorni continui l’esposizione dell’Augustissimo Sacramento nella Chiesa Cattedrale per implorare da Sua Divina Maestà la conservazione della graziosa vita del Regnante Sovrano e di tutta la reale famiglia

(1) Deposito di derrate alimentari per l’approvvigionamento della città e degli eserciti.

(2) Supremo Magistrato a capo del Consiglio Generale. Corrispondente dell’odierno Sindaco.

(3) Rappresentava formalmente la giurisdizione comunale. Tutore dell’ordinamento e degli interessi comunitari.

(4) Organo preposto a deliberare normative comunali in materia di tasse, giustizia, ecc..

(5) Ufficiali della Grascia. Avevano il compito di vigilare sulla sanità e la vendita delle cose che servivano alla  nutrizione della popolazione: cereali, olio, vino, ecc.

(6) Giudici preposti ad accogliere i ricorsi dei cittadini gravati da condanne. Avevano le funzioni dell’odierno tribunale di secondo grado.

(7) I Camarlinghi di Credenza, che insieme ai priori erano parte integrante del consiglio generale, avevano ruolo di elaborare  proposte e deliberazioni legislative.

(8) Erano coloro che verificavano se i candidati all’imbossolamento avessero i requisiti richiesti dalle leggi per ricoprire i vari uffici comunali.

(9) Ufficiali comunali il cui ruolo era quello di sovrintendere allo stato delle vie e strade di comunicazione nel territorio comunale

(10)I Sopratutori vigilavano sull’operato dei tutori cui erano affidate le sostanze di minori orfani, adulti incapaci di intendere e di volere e persone pazze.

(11) Preposti al controllo dell’operato amministrativo del Podestà, dei Priori, e di tutti gli ufficiali del Comune.

(12) I Ragionieri avevano il compito di eseguire controlli sulle entrate e le uscite delle casse comunali.

(13 )Il Giansenismo fu un movimento religioso fondato sulle tesi esposte da Cornèlio Giansènio, nome latinizzato del teologo fiammingo Cornelis Jansen (1585-1638), nel suo Augustinus, che ebbe largo seguito in Francia e ripercussioni anche all’estero. Il Giansenismo in Italia entrò unitamente al pensiero filosofico e scientifico d’oltralpe con un carattere spiccatamente illuministico. Tale movimento ricevette l’ultima definitiva condanna da parte della Chiesa nel 1794.

(14) Fu nominato Vescovo di Chiusi il 13 dicembre 1775. Aderì al movimento Giansenista del vescovo di Pistoia, Scipione Ricci. Legò il suo nome alla rinascita di Chiusi insieme a quello del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo.

(15) Le oblate erano pie donne laiche che si occupavano principalmente delle consuetudini religiose e della formazione educativa delle ragazze.

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Una risposta a Il Granduca Pietro Leopoldo I e Chiusi

  1. Giulio Fiorani scrive:

    Articolo molto interessante, sulla figura di Pietro Leopoldo si dice solo che fu un sovrano illuminato che abbia abolito per primo la pena di morte; invece è stato un sovrano che ha praticamente rivoluzionato il suo stato. Aspetto con trepidazione il prossimo articolo.

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