L’incontro dei leader mondiali delle religioni che il 27 ottobre si sono ritrovati ad Assisi per pregare in favore della pace è stato un evento che potremmo definire storico, sia per aver definito in maniera più compiuta quello che è chiamato lo “spirito di Assisi” sia per le dichiarazioni fatte da Benedetto XVI.
Eppure non ne è stata evidenziata adeguatamente l’importanza sia nella stampa laica che, per certi aspetti, in quella cattolica; forse per un’ inconsapevole paura di far cadere l’evento sotto l’accusa del sincretismo religioso che era stata rivolta agli incontri precedenti, soprattutto quello di 25 anni fa indetto da Giovanni Paolo II.
E’ stato invece importante proprio perché il momento di preghiera vissuto separatamente dai trecento rappresentanti disposti in celle singole ha fugato ogni parvenza di sincretismo religioso ed ha affermato il primato della dimensione spirituale senza la considerazione della quale l’uomo non è più uomo e la pace diventa impossibile.
Insieme al primato dello spirituale l’incontro di Assisi ha ribadito l’eccellenza della Chiesa cattolica, considerata dalle altre religioni come un preciso punto di riferimento, non solo culturale e storico, ma soprattutto morale e spirituale. Lo hanno attestato le dichiarazioni di apprezzamento nei confronti di Benedetto XVI tributate dai vari leader mondiali nelle loro relazioni. Soprattutto c’è stata l’eccellenza della relazione del Santo Padre a decretare l’importanza dell’incontro di Assisi. Eccellenza per aver individuato nel “carattere spirituale” la causa profonda della caduta del muro di Berlino senza spargimento di sangue e legando così l’evento anche all’efficacia della preghiera.
Eccellenza per la lucida analisi storica con la quale sono state individuate le due differenti forme di violenza, “diametralmente opposte”, del mondo di oggi nel “terrorismo” e nell’”assenza di Dio e perdita di umanità” che ne consegue.
Apprezzata da tutti è stata la condanna di tutte quelle volte che, nella storia recente e passata, la violenza è stata giustificata dalla religione. E poi il “mea culpa” che ha fatto distinguere la fede cristiana da tutte le altre religioni: “Nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura”.
Benedetto XVI più che attribuire la decadenza dell’ uomo all’ateismo la vede come conseguenza dell’ “adorazione di mammona, dell’avere e del potere che si rivela una contro–religione in cui non conta più l’uomo ma solo il vantaggio personale”. A proposito dell’ateismo il Papa completa magistralmente l’analisi evidenziando “un orientamento di fondo: persone alle quali non è stato dato il dono di poter credere e che tuttavia cercano la verità …cercando il vero e il buono …sono interiormente in cammino verso di Lui”.
Dopo l’analisi Benedetto XVI ha prospettato la soluzione in una “purificazione, sempre necessaria, della religione vissuta”. Purificazione, conversione, superamento della divisione tra vita e fede affinché “gli aderenti alle religioni non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri” e affinché “Dio -il vero Dio- diventi accessibile”.
Ecumenismo, primato della spiritualità e di ciò che è essenziale, invito alla conversione e alla fede vissuta, umiltà da riconoscere gli errori e chiederne perdono: si è definito così lo “spirito di Assisi”.
Nacque 25 anni fa nella Città di S. Francesco, personaggio di universale apprezzamento per aver amato tutto e tutti, Dio e gli uomini, la natura e le cose, e che ricevette da Dio la missione di restaurare la sua Chiesa. In questo senso di radicale rinnovamento possiamo riconoscere nello “spirito di Assisi” lo spirito del Concilio Ecumenico Vaticano II e della sua necessità improrogabile di attuazione.
Veramente anmche nell’incontro di 25 anni fa si era stati attrenti a non dare adito all’accusa di sincretismo. Furono i gesuiti a suggerire la formula “Ad Assisi insieme per pregare” E NON “Ad Assisi per pregare insieme”.