Famiglia fiorentina di origini oscure, probabilmente proveniente dal Mugello. Assurta a potenza con i commerci e le attività bancarie. Fu Guelfa di parte nera al tempo delle lotte fra Cerchi e Donati(1). Acquistò crescente peso politico nei secoli successivi sino ad impadronirsi della signoria della città, che tenne dal secolo XV al 1737.
Fu Cosimo De’ Medici, figlio di Giovanni dalle bande nere (così nominato dopo che in segno di lutto mutò le bande da bianche in nere alla morte del papa Leone X, del quale era al servizio, suo strettissimo parente, in quanto figlio di suo fratello Lorenzo il Magnifico), ad avere le prime mire espansionistiche nella Toscana, che culminarono nel 1559, con la definitiva conquista dello stato di Siena.
Il duca Cosimo si adoperò subito, anima e corpo, per ottenere il titolo di Granduca di Toscana, che gli fu conferito il 27 agosto 1559 tramite una Bolla papale emessa da Pio V e il 5 Marzo 1570 fu, dallo stesso pontefice, incoronato solennemente a Roma, nella sala dei Re. Rimanevano però fuori, dal granducato, la repubblica di Lucca, Massa e Carrara, il principato dei Cybo-Malaspina, il principato di Piombino, lo Stato dei Presidi(1) e fino al 1608, la contea di Pitigliano.
Dopo Cosimo I De’ Medici, si succedettero sul trono altri sei monarchi della stessa dinastia: Francesco I De’ Medici, figlio di Cosimo, dal 1574 al 1587, Ferdinando I De’ Medici, fratello di Francesco I, dal 1587 al 1609, Cosimo II De’ Medici, figlio di Ferdinando I, dal 1609 al 1621, Ferdinando II De’ Medici, figlio di Cosimo II, dal 1621 al 1670 (Reggenza dal 1621 al 1628) (2), Cosimo III De’ Medici, figlio di Ferdinando II, dal 1670 al 1723 e Gian Gastone De’ Medici, figlio di Cosimo III, dal 1723 al 1737. Ultimo granduca mediceo. Senza eredi, con lui si estinse la dinastia.
Sotto il dominio dei nuovi signori, per la nostra città cambiò ben poco. Anzi, da quel momento potremmo dire che Chiusi ebbe due padroni. Infatti, fin dai primi giorni del mese d’agosto del 1559, un piccolo presidio, comandato dal Capitano Bombaglino d’Arezzo, prese possesso della rocca in nome di Cosimo I. Le pretese di mantenimento da parte dei soldati non si fecero attendere. Ed anche Siena, nonostante Chiusi le fosse rimasta fedele fino all’ultimo, continuava ad esigere i diritti previsti dai vecchi Capitoli di Accomandigia, chiedendo persino il pagamento degli arretrati, accumulatisi durante gli anni della guerra contro Firenze.
Finalmente, alla fine di settembre, si fece avanti una speranza per migliorare la qualità della vita dei chiusini: si seppe che Cosimo I aveva intenzione di venire a Chiusi. Certamente sarebbe stata un’ottima occasione per fargli presenti le grandi miserie e le innumerevoli necessità che incombevano su di essa. Ma non accadde nulla. Si dovette attendere fino a gennaio del 1561 per vedere il Granduca nella nostra città.
Molte furono le richieste e le suppliche fattegli, ma egli se ne guardò bene dal concederne almeno qualcuna. Non gli mosse nemmeno una minima compassione neppure il regalo che fu preparato per la sua venuta: una coppa e una tazza d’argento che i chiusini acquistarono prendendo i soldi in prestito. I Medici usarono sempre la mano pesante su Chiusi e non dimenticarono mai che era stata una delle ultime città, insieme a Montalcino, che difesero fino allo stremo la libertà della Repubblica senese, avversando in maniera superba il loro dominio. E fu proprio con tale moneta che, per tutta la durata di questa casa regnante, la ripagarono.
La politica dei Granduchi medicei che si succedettero sul trono di Toscana, sia interna, sia estera, fu sempre molto debole e ben presto si arrivò ad un generale decadimento. Per tutto il diciassettesimo secolo poi, fu tale e tanta l’inerzia degli ultimi sovrani, che portò il Granducato in un totale sfacelo. Di pari passo, di generazione in generazione, si aggravava anche la decadenza fisica del casato, che trovò la fine con Gian Gastone, nel 1737.
Perché possiate farvi un’idea ben precisa dello stato in cui versava il Granducato, e di conseguenza anche Chiusi, sotto gli ultimi monarchi medicei, ho riportato di seguito un brano tratto dall’opera di Emanuele Repetti, “Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana”, pubblicato a Firenze nel 1845.
“ Erano a quel tempo le cose della Toscana nel massimo disordine. Abusi moltissimi nella pubblica amministrazione; leggi civili improvvide, intricate, parziali; contese perpetue di giurisdizione; procedura dispendiosa; ingiusti pregiudizj; pene eccessive e crudeli nel sistema criminale; poca sicurezza personale; asili sacri pieni di malfattori; commercio mal favorito; agricoltura in abbandono; possessioni mal ripartite; fidecommissi inceppati; patrimonio ecclesiastico troppo vasto e troppo immune; una caterva di feudatarj; da ogni parte bandite signorili o comunitative; coloni troppo poveri; dogane intermedie ad ogni passo; dazj onerosissimi, e un debito pubblico pari a 65 milioni di lire toscane”.
(1) I Cerchi sostenevano i guelfi di parte bianca, i Donati la parte nera. Vi Furono sanguinose lotte che indussero papa Bonifacio VIII e Carlo di Valois ad intervenire sotto veste di pacieri. In realtà per favorire i neri. Di qui l’esilio dei bianchi, tra cui Dante Alighieri (1300).
(2)Stato costituito dagli spagnoli nel 1557. Ne faceva parte il territorio di Orbetello, con il distretto dell’isola d’Elba.
- (3) Ferdinando II, alla morte del padre aveva 11 anni. La madre Maria Maddalena d’Austria e la nonna Cristina di Lorena, furono nominate reggenti.
Eh, caro Marco, la Storia dei libri viene prima di quella che si tocca con mano. Mi piacerebbe che, più che fare il giro sugli angoli del paese, la scuola insegnasse come si scrive la storia. Poi, ognuno trova il proprio percorso. A proposito di colonna infame, quanti, che vanno al bar Venezia, sanno perché si chiama così? Il lavoro di Barni è tanto più importante perché illumina e consente uno sguardo nuovo su angoli e percorsi cittadini a cui, proprio perché siamo abituati, non facciamo più caso. Forse, potremmo fare in modo che le sue “puntate” storiche siano più conosciute. E’ anche questo un modo per produrre turismo.
Di Cosimo “Dux Etruriae” esistono due estiminianze ancora visibili a Chiusi: un dipinto nel Palazo Comunale e la Colonna Infame, quella fatta piazare proprio a ricordo della conquista della città da parte dei Medici dopo la caduta della repubblica di Siena che ebbe a Chiusi uno dei suoi ultimi baluardi… La colonna è quella che si trova in piazza Graziano, davanti al Bar venezia ed è uguale a quella del “marzocco” a Montepulciano (città che però era fiorentina). Porta lo stemma mediceo con le sei palle. A tal proposito si narra che i chiusini, come tutti i senesi sconfitti, non gradirono quella colonna e la commentarono così: “i fiorentini hanno vinto perchè hanno sei palle… Noi le abbiamo solo due. In compenso però le nostre girano e parecchio!”.
Quanto alle cose che dice Giulio Fiorani, anch’io mi chiedo perché a Scuola non facciano studiare la storia anche puntanto l’attnezione su avvenimenti che toccarono il territorio. Sarebbe più facile per gli studenti capire e magari appassionarsi. Anche perché da queste terre è passata anche la Storia con S maiuscola… I nomi citati da Barni sono lì a ricordarcelo.
Le cose scritte dal Barni sono molto interessanti , ormai questo periodo storico lo tratterò forse all’univeristà , è un peccato però che dalle elementari a ora ( Il quarto anno di liceo classico ) nessun insegnante abbia mai parlato di come certi eventi storici abbiano influito sul nostro territorio . Le nozioni di storia su Longobardi , oppure le guerre tra Siena e Firenze mi sono sempre apparse molto distanti …