Con nonchalance si sta consumando l’ennesima offesa alla città. Forse è il caso di cominciare a domandarci se anche noi tutti non siamo parte del problema che affligge Chiusi. Sta per essere adottato il “piano dei piani”, come lo definisce la Regione Toscana, e la nostra città non trova di meglio che assecondare il sindaco in un percorso che prevede partecipazione al “minimo sindacale” e animato da un’idea folle di aumento di popolazione e di edificato.
L’idea, che pare maggioritaria anche nel paese, è quella che si debba continuare a costruire, facendo finta che si possa uscire da una situazione di crisi con la solita ricetta del mattone, vecchia ormai di cinquanta anni.
Costruire case, capannoni e centri commerciali (a modino s’intende!) farà aumentare la popolazione di duemila abitanti e consentirà alla nostra città di crescere più bella e più forte che pria.
Chi ci crede, o fa finta di crederci, o è un folle o ha fatto i suoi conti di bottega.
Viviamo ormai in tempi in cui non è più possibile avere di tutto un po’. Le risorse scarseggiano e non possono essere disperse in mille rivoli senza un’idea precisa.
La banca pensa davvero che si possano rinverdire i fasti di un’edilizia anni ’60 e ’70? Si appresta a concedere muti facili a immigrati e giovani precari che vogliono farsi casa?
Gli imprenditori del settore sono davvero convinti che si possa continuare a costruire e vendere villette all’infinito?
E’ possibile continuare a realizzare cattedrali (stadio, pensilina…) senza chiedersi il senso, il costo e l’uso che ne verrà fatto?
In attesa che si “unisca” Chiusi città allo scalo con altre case perchè non fare una passeggiata da quelle parti e rendersi conto di quanto si è già costruito e di cosa si sta ancora costruendo?
Di tutto l’immenso patrimonio edilizio non utilizzato cosa se ne vuol fare? Continuare a lasciarlo marcire?
C’è davvero qualcuno che immagina un paese fatto di villette sulle colline con i centri (scalo e città) ridotti a ghetti per immigrati o in balia dei topi?
Però, si dice, bisogna essere concreti e non si può star dietro ad ecologisti che sanno solo dire di no.
Benissimo e allora vediamo quali sono i si che si possono e si devono dire. Si può dire si a progetti seri e investimenti certi. Però nessuno pare li abbia. Sono mesi che si parla di Querce al Pino; prima serviva un’area per attrarre imprese poi, visto che l’Apea non era possibile si è ripiegato su un modesto incoming e adesso si parla di centri benessere, piscina…E’ un modo serio di ragionare?
Ci sono invece aree dello scalo e del centro storico che farebbero la loro porca figura in una qualsiasi delle più sgarruppate cittadine del sud. Alcuni angoli richiamano addirittura Grozny.
Il piano Viviani il problema, bene o male, se l’era posto. La fornace, l’area Della Ciana, il vecchio muilino Torrini, il comparto Rettori, i vecchi lavatoi di Chiusi città sono ormai parti di paese che è intollerabile continuare a trascurare. Il recupero non è semplice, ma chi conosce operazioni di recupero facili facili? Lì, hai voglia quanto c’è da ri-costruire!
Invece, guarda caso, si puntano gli occhi su Querce al Pino, sul vecchio campo sportivo, a Montallese e ancora su Santa Cateriana e Poggio Gallina.
Che ci siano interessi corposi a costruire in quelle aree è poco ma sicuro ma a noi cittadini di Chiusi, e a quelli che verranno dopo di noi, cosa ne viene? Una città più vivibile, più bella e più ricca? Non sembra proprio.
Eppure come se niente fosse tacitamente si avalla quello che in quattro gatti hanno predisposto già da molto tempo.
Servono spazi per nuove imprese? L’area dell’ex centro carni basta e avanza ma forse è il caso di chiedersi che tipo di imprese saremmo disposti ad accogliere. Altre aziende insalubri? Vogliamo aumentare i rischi per la salute con nuovi “giardini degli odori”?
Abbiamo delle risorse non da poco: posizione geografica, collegamenti ferroviari e stradali, storia, lago, paesaggio…Come pensiamo di valorizzarle? Costruendo case in qua e là?
L’opposizione sicuramente voterà contro e farà le sue brave osservazioni al piano ma il problema di una collettività imbelle di fronte a pochi furbetti non ce lo risolve nessuno. E allora avanti con le case a casaccio perchè dobbiamo fare come a Po’ Bandino e la Pieve.
Ma Città della Pieve, prima di distruggere parte del suo territorio i cui costi già cominciano a farsi sentire, ha fatto la scelta decisiva per il suo rilancio: risanare, valorizzare e ripopolare il centro storico. Quello si, ormai, un vero e proprio centro commerciale naturale!
Un’ultima considerazione: basta avvicinarsi a Montalcino, Assisi o Riccione per cogliere subito la caratteristica di quei paesi. In quei luoghi si sono fatte scelte molto diverse che hanno tenuto conto delle specificità dei luoghi preoccupandosi certamente di favorire l’occupazione e di come produrre reddito. Sono stati coerenti e hanno trovato una loro strada condivisa che hanno saputo mettere a sistema.
E’ proprio quello che non siamo riusciti a fare in questi anni e, sic stantibus rebus, non riusciremo a fare neppure stavolta noi di Chiusi.
“Metri cubi zero” era un bello slogan per la campagna elettorale. Ora che siamo al dunque quello che conta davvero è il volere dei comitati d’affari che curano il loro business. Loro si, a costo zero!
Come giustamente sottolinea Scaramelli (Luca) le varie sinistre che comandano a Chiusi verranno a chiederci il voto tra berve per sostituire Berlusconi; ma sostituirlo con una copia non vale la pena.
Perchè questi ecologisti e libertari dove governano l’abbiamo visto quali interessi (oltre ai loro) difendono e privilegiano.
abbiamo alla guida del comune, insieme a numerose altre sigle, un partito che si chiama sinistra ECOLOGIA e libertà, che da quello che dice il suo portavoce gode ottima salute e svolge un’intensa attività nella sua sede, ma sulla questione ECOLOGICA della cementificazione di chiusi non hanno niente da dire?, la famosa opzione metri cubi zero che faceva parte del suo programma, totalmente approvato dal pd, così almeno fu detto al momento dell’accordo elettorale del centrosiniostra, che fine ha fatto? tra qualche mese questo partito chiederà un voto per mettere fine all’epoca berlusconiana, mi dovrebbero spiegare in cosa si distinguono.
Ci sono dei metodi per garantire la trasparenza. Il fatto che nessuno se ne sia voluto occupare è grave. Quando si promette “trasparenza” bisognerebbe pretendere di sapere il “come”.
Parole come trasparenza, partecipazione, confronto, per gli amministratori e politici attuali (quelli di Chiusi, ma non solo loro) sono buone solo per fare la campagna elettorale e chiamare a raccolta le truppe. Poi, passata la bufera, tornano ad essere optional. Se hai da fare certe operazioni, come un piano regolatore, la trasparenza può creare problemi, intoppi, opposizioni impreviste (come quandi trovi reperti archeologici facendo della fondamenta). Meglio sbandierarli ai 4 venti e farne a meno contrabbandando come tali una assemblea pubblica gentilmente concessa, qualche incontro con le categorie e un paio di comunicati stampa… e magari le linee generali messe sul sito del Comune. I cittadini sembrano molto distratti, quasi che la cosa non li riguardi, la politica invece è assente volontaria. E in assenza della politica l’ultima parola è sempre dei più forti e dei più furbi.
Potrei essere anche d’accordo Paolo con quanto dici, ma come tutte le cose Italiane, la trasparenza”culturalmente” è una prerogativa che può essere applicata da pochi politici. In pratica c’è rimasta solo la Magistratura ad essere un potere attendibile nel default della giustizia e della cultura amministrativa e conseguente politica.
La prassi che ne consegue è che le disposizioni esistono ma non c’è quasi mai nessuno che le rispetti e le faccia rispettare poichè il farraginoso meccanismo del conseguire giustizia subisce nel suo affermarsi una quantità enorme di ostacoli da parte di un mondo costruito ad arte che ha come prevalenza il profitto e la creazione di tale profitto ”costi quello che costi.”
Una cosa è la teoria un’altra è la pratica. Quindi si assiste anche nella normalità che un preposto all’Amministrazione Pubblica se ne possa anche fregare della trasparenza, tranne in ultima analisi che qualcuno ”veramente toccato” si incazzi ed inizi una serie di rivalse tali da smuovere il mondo. Il tutto davanti ad una opinione pubblica chiamata a far da spettatore che se ne frega e che erroneamente non si sente toccata nei propri interessi perchè l’influsso e l’esempio politico di un partito che dovrebbe difendere dal sopruso sia culturale che materiale è già stato precotto. Ma le ragione della precottura ci sono e sono tutte politiche. Quasi mai – anche nel peggiore dei casi- individuali, ma di sistema. Ecco anche cos’è che spesso tiene schiavi gli uomini che ci governano.
@Carlo Sacco. Ho cercato di dimostrare in un articolo che dovrebbe essere pubblicato in una rivista internazionale (appena esce te ne mando una copia) che le reti riservate (grigie e nere) non hanno una volontà unitaria ma si muovono per mediare fra interessi in ambienti ovviamente “opachi”. Perché troppo spesso si arriva così tardi al Piano strutturale e al Regolamento urbanistico? Perché tutto sommato questo sistema è oltre che ributtante anche inefficiente. Con questi metodi anche le vecchie proibizioni di PCI e DC di iscrizione ad associazioni segrete o riservate oggi difficilmente sarebbe perseguibile.
L’unica ricetta è la ricerca della trasparenza a tutti i costi. E’ per questo che per me è pericolosissimo passar sopra a chi guarda con eccessiva superficialità la violazione delle norme relative alla trasparenza.
I paraculi e gli intrallazzatori sono sempre esistiti, quello che non riesco a capire è come mai la maggior parte dei nostri concittadini (gente onesta e laboriosa) non riesca neppure a badare ai propri interessi.
Tanto per fare un esempio, ho sentito solo uno dire: ma se continuano a costruire, io l’appartamento che ho quando e a chi l’affitto?
Per dire che non bisogna per forza essere degli “idealisti” per non condividere quello che si profila.
A codesti muratori oltre alla ”cucchiara” manca il compasso ed il grembiulino, ma stai tranquillo che ce l’hanno in parecchi dentro l’armadio… Siamo tutti ”fratelli” Paolo, anzi ”sono”. Ma dimmi te – ti sembra una situazione intelligente e che da questi inoltre possa venire la predica ? Questa è l’Italia e tutto questo ne fa un tessuto inestricabile di connivenze, di prevaricazioni, di situazioni parossistiche ed intrecci che a suo paragone la Mafia è una cosa da ragazzi.
Esistono esponenti nel territorio che basterebbe un ragazzino delle medie a fargli rintuzzare i discorsi politici da brivido che fanno, di fronte ai quali una normale ”mente di uomo normale” si possa chiedere se l’interlocutore sia dedito all’alcool oppure ad altro.
In tutti i casi tutte queste persone sono collocabili in una area socio politica ben distinta che è grande e che parte dalla destra più retriva fino ad arrivare alla sinistra catto-comunista. Ti ricordo che quando c’era il PCI ai tesserati era -per statuto dei fratelli- proibita l’iscrizione. Altri tempi, ma i cavalli di troia sono sempre stati preferiti da chi ha tramato sempre nell’ombra e che ha sempre avuto il ”polso”della situazione”: inquina, spacca, coinvolgi e riassembla; raccoglierai una messe copiosa, che non potresti raccogliere in altro modo. Ai ”Guelfi Bianchi” non insegni nulla…
E’ fantapolitica?
Caro Luciano, ma di cosa ti meravigli? Da decenni a Chiusi si va dietro al partito del mattone. Anche se ormai gli effetti occupazionali sono minimi, sarebbero molti di più se si intraprendesse la via della riqualificazione dell’esistente, si continua a vendere l’idea dello sviluppo basato sulla nuova edilizia.
Che tristezza! Intanto in due mesi dall’inizio di una nuova epoca della scuola media superiore con nuovi corsi orientati a settori moderni, nessuno si è degnato di scrivere come sta andando. Nessuno sembra porsi la domanda su come la comunità locale potrebbe aiutare la SUA scuola. Lo sviluppo dei muratori più o meno liberi è quello che deve affermarsi.