Parafrasando la celebre frase scolpita nella facciata del palazzo emblema dell’ Eur potremmo dire che il popolo di Chiusi è un popolo di scrittori. Negli ultimi tempi le presentazioni di libri di autori locali si susseguono incessantemente e vivacizzano l’altrimenti piuttosto opaco panorama culturale del paese.
Ad una settimana di distanza dal “Chiusi dentro” della Ottieri, sabato 12, nella saletta del Mascagni, l’ avvocato Vincenzo Magnoni ha presentato il suo libro “Il valore della vita”. L’autore è nato a Chiusi nel 1934 dove risiede ed esercita da sempre la professione di avvocato, da alcuni anni insieme al figlio Cesare. Da giovane ha anche insegnato per 4 anni e poi, per ben 17 anni, è stato giudice e pretore di Città della Pieve.
Avo illustre fu Monsignor Pio, patrizio senese che a metà del secolo XVIII fu vescovo della Diocesi di Chiusi e Pienza ed il cui corpo riposa nella navata sinistra del Duomo di Montepulciano. Ed i Magnoni sono stati, fino alla quinta generazione, una famiglia di possidenti e proprietari terrieri, poi imparentati con la nobile famiglia dei Paolozzi. Da quattro generazioni sono una famiglia di avvocati.
L’autore, che fa parte di quella schiera di giovani che nel dopoguerra fu educata alla fede e alla vita da Padre Lucio Migliaccio, si definisce un cattolico democratico ed ha deciso di scrivere le proprie memorie quando, alcuni anni fa, gli è stato diagnosticato un cancro, da cui ora è guarito. Nel libro riesce ad intrecciare con disinvoltura la propria vita famigliare e professionale con le vicende politiche locali e nazionali.
Ma ciò che emerge è la Città di Chiusi, quella del dopoguerra, quando i giovani giocavano al “campo della fiera”, i pescatori gettavano le lenze nel Chiaro, i cacciatori facevano la posta nelle Chiane, tutti frequentavano i bar della Natalina e di Nanni ed il clima era entusiasta, intraprendente, colmo di speranza e voglia di riscatto e di futuro.
Questa positività della vita è quella che caratterizza tutto il libro: dalla serenità con cui dipinge a tinte tenui e calde sia la famiglia di origine che quella attuale della moglie Arianna, dei figli e dei tre nipoti, al pudore cristallino con cui racconta le prime avventure amorose, il superamento delle tentazioni giovanili, lo sbocciare ed il fiorire dell’amore per la moglie.
Nella passione politica appaiono i vati della nazione: La Pira, De Gasperi, Fanfani, Berlinguer, Prodi, Di Pietro e Saragat ed alcuni eventi di ieri e di oggi come l’aborto ed il divorzio, l’antitesi tra marxismo e cristianesimo, la caduta del comunismo, la svolta della Bolognina, il fenomeno della Lega, il berlusconismo, il poco perseguito “bene comune”. Significativo il ricordo di Arnaldo Betti che fu sindaco di Chiusi negli anni ’50 e speranzoso l’augurio che fa all’attuale Stefano Scaramelli.
In punta di piedi appare la sua professione con episodi emblematici di riconoscenza per i più semplici o di rimorso per giudizi espressi inconsapevolmente e forse erronei nei confronti di innocenti. Sempre tutto raccontato in maniera soffusa, pacata, quasi distaccata come di chi sa guardare le cose dall’alto, non per spocchia ma per la fede dei semplici.
La stessa fede, intesa soprattutto come cammino di conversione, che gli fa considerare una svolta epocale il Concilio Ecumenico, lo ha fatto innamorare della Bibbia, del dialogo ecumenico, dell’estate, della bellezza della natura contemplata sia tra le colline ed il Chiaro sia nelle vallate della Dolomiti, gli ha fatto scoprire “il valore della vita” appunto proprio all’approssimarsi dell’ultima stagione.
“Giunto all’autunno della vita” – gli abbiamo chiesto – “che cosa prevale in lei: la malinconia o la speranza?”. “La speranza” – ha risposto senza la minima esitazione – “perché il cristiano crede nella resurrezione”.
E’ accaduto a Chiusi, sabato 12 novembre, giorno in cui è caduto il governo. Due giorni prima Benigni al parlamento europeo aveva detto che l’Italia non è solo il paese del rinascimento e del risorgimento ma anche quello della resurrezione.
ho letto il libro, ma non mi ha convinto molto. Non sono riuscito a trovarne un “senso complessivo”. Questione di gusti evidentemente. Non me ne vogliate.
Non ho letto il libro. Ho invece letto alcune anticipazioni (almeno credo) su Primapagina. Ho molto aprezzato la parte relativa all’influenza di Giorgio La Pira anche perché qualche anno dopo ho avuto modo di conoscere e spesso confrontarmi con “il professore”, incontri e confrinti che sono stati anche per me capisaldi importanti della mia formazione politica.
Per quanto riguarda l’impegno politico dell’avvocato Magnoni all’ecpoca mi dispiacque molto non vederlo impegnato nel PD così come lo era stato nella Margherita.